Autore: panfoli

  • Must know Information Theory concepts in Deep Learning (AI)

    Must know Information Theory concepts in Deep Learning (AI)

    La teoria dell’informazione è un campo importante che ha dato un contributo significativo all’apprendimento profondo e all’IA, e tuttavia è sconosciuto a molti. La teoria dell’informazione può essere vista come una fusione sofisticata di elementi costitutivi fondamentali dell’apprendimento profondo: calcolo, probabilità e statistica. Alcuni esempi di concetti nell’intelligenza artificiale che provengono dalla teoria dell’informazione o dai campi correlati:

    • Popolare funzione di perdita di entropia incrociata
    • Costruire alberi decisionali sulla base del massimo guadagno di informazioni
    • Algoritmo di Viterbi ampiamente usato in NLP e Speech
    • Concetto di codificatore di encoder usato comunemente in RNN di traduzione automatica e vari altri tipi di modelli

    Breve introduzione alla storia della teoria dell’informazione

    Claude Shannon, il padre dell’età dell’informazione.

    All’inizio del 20 ° secolo, scienziati e ingegneri erano alle prese con la domanda: “Come quantificare l’informazione? Esiste un modo analitico o una misura matematica che ci può dire del contenuto informativo? “. Ad esempio, considera sotto due frasi:

    • Bruno è un cane.
    • Bruno è un grosso cane marrone.

    Non è difficile dire che la seconda frase ci dà più informazioni in quanto dice anche che Bruno è “grande” e “marrone” oltre ad essere un “cane”. Come possiamo quantificare la differenza tra due frasi? Possiamo avere una misura matematica che ci dice quante più informazioni hanno la seconda frase rispetto alla prima?

    Gli scienziati stavano lottando con queste domande. Semantica, dominio e forma di dati aggiunti solo alla complessità del problema. Quindi, il matematico e ingegnere Claude Shannon ha avuto l’idea di “Entropia” che ha cambiato il nostro mondo per sempre e ha segnato l’inizio di “Digital Information Age”.

    Shannon ha introdotto il termine “bit” nel 1948, che ha umilmente accreditato al suo collega John Tukey.

    Shannon ha proposto che “gli aspetti semantici dei dati sono irrilevanti”, e la natura e il significato dei dati non hanno importanza quando si tratta di contenuto informativo. Invece ha quantificato le informazioni in termini di distribuzione di probabilità e “incertezza”. Shannon ha anche introdotto il termine “bit”, che ha umilmente accreditato al suo collega John Tukey. Questa idea rivoluzionaria non solo gettò le basi della Teoria dell’informazione, ma aprì anche nuove strade per il progresso in campi come l’intelligenza artificiale.


    Di seguito discutiamo di quattro concetti teorici di informazione popolare, ampiamente utilizzati e da conoscere in ambito di deep learning e data science:

    entropia

    Chiamato anche Entropia di informazioni o Entropia di Shannon.

    L’entropia è una misura di casualità o incertezza in un esperimento.

    Intuizione

    L’entropia fornisce una misura di incertezza in un esperimento. Consideriamo due esperimenti:

    1. Lancia una moneta equa (P (H) = 0,5) e osserva la sua uscita, diciamo H
    2. Lancia una moneta parziale (P (H) = 0,99) e osserva la sua uscita, diciamo H

    Se confrontiamo i due esperimenti, nell’esp 2 è più facile predire l’esito rispetto all’esp. 1. Quindi, possiamo dire che exp 1 è intrinsecamente più incerto / imprevedibile di exp 2. Questa incertezza nell’esperimento viene misurata usando l’entropia .

    Pertanto, se c’è maggiore incertezza inerente nell’esperimento, allora ha un’entropia più alta. O meno l’esperimento è prevedibile, più è l’entropia. La distribuzione di probabilità dell’esperimento viene utilizzata per calcolare l’entropia.

    Un esperimento deterministico, che è completamente prevedibile, diciamo che lanciare una moneta con P (H) = 1, ha entropia zero. Un esperimento che è completamente casuale, dice rolling fair dado, è meno prevedibile, ha massima incertezza e ha l’entropia più alta tra tali esperimenti.

    L’esperimento di lanciare una moneta equa ha più entropia che lanciare una moneta parziale.

    Un altro modo di guardare l’entropia è l’informazione media acquisita quando osserviamo i risultati di un esperimento casuale. Le informazioni acquisite per un risultato di un esperimento sono definite come una funzione della probabilità di accadimento di quel risultato. Più il più raro è il risultato, più è l’informazione acquisita dall’osservarla.

    Ad esempio, in un esperimento deterministico, conosciamo sempre il risultato, quindi nessuna nuova informazione acquisita è qui dall’osservazione del risultato e quindi l’entropia è zero.

    Matematica

    Per una variabile casuale discreta X , con possibili risultati (stati) x_1, …, x_n l’entropia, in unità di bit, è definita come:

    dove p (x_i) è la probabilità di I ^ esimo risultato di X .

    Applicazione

    • L’entropia viene utilizzata per la costruzione automatica di alberi decisionali. In ogni fase della costruzione di un albero, la selezione delle funzioni viene effettuata utilizzando i criteri di entropia.
    • La selezione del modello basata sul principio dell’entropia massima, che stabilisce dai modelli in competizione uno con l’entropia più alta è il migliore.

    Cross-Entropy

    Intuizione

    L’entropia trasversale viene utilizzata per confrontare due distribuzioni di probabilità. Ci dice quanto siano simili due distribuzioni.

    Matematica

    L’entropia incrociata tra due distribuzioni di probabilità p e q definite sullo stesso insieme di risultati è data da:

    Applicazione

    I classificatori basati sulla rete neurale convoluzionale spesso usano il layer softmax come strato finale che viene addestrato usando una funzione di perdita di entropia incrociata.
    • La funzione di perdita di entropia incrociata è ampiamente utilizzata per i modelli di classificazione come la regressione logistica. La funzione di perdita di entropia incrociata aumenta man mano che le previsioni divergono dalle uscite reali.
    • Nelle architetture di apprendimento profondo come le reti neurali convoluzionali, lo strato finale di “softmax” utilizza frequentemente una funzione di perdita di entropia incrociata.

    Informazioni reciproche

    Intuizione

    L’informazione reciproca è una misura della dipendenza reciproca tra due distribuzioni di probabilità o variabili casuali. Ci dice quante informazioni su una variabile sono trasportate dall’altra variabile.

    L’informazione reciproca cattura la dipendenza tra variabili casuali ed è più generalizzata del coefficiente di correlazione della vaniglia, che cattura solo la relazione lineare.

    Matematica

    Le informazioni mutue di due variabili casuali discrete X e Y sono definite come:

    dove p (x, y) è la distribuzione di probabilità congiunta di X e Y , e p (x) e p (y)sono la distribuzione di probabilità marginale di X e Y rispettivamente.

    Applicazione

    In una rete bayesiana, la struttura delle relazioni tra le variabili può essere determinata utilizzando l’informazione reciproca.
    • Selezione delle funzionalità: anziché utilizzare la correlazione, è possibile utilizzare le informazioni reciproche. La correlazione acquisisce solo le dipendenze lineari e perde le dipendenze non lineari ma le informazioni reciproche no. L’indipendenza reciproca di zero garantisce che le variabili casuali siano indipendenti, ma la correlazione zero no.
    • Nelle reti bayesiane, l’informazione reciproca viene utilizzata per apprendere la struttura delle relazioni tra variabili casuali e definire la forza di queste relazioni.

    Kullback Leibler (KL) Divergenza

    Chiamato anche Entropia relativa.

    La divergenza KL è usata per confrontare due distribuzioni di probabilità

    Intuizione

    La divergenza di KL è un’altra misura per trovare somiglianze tra due distribuzioni di probabilità. Misura quanto una distribuzione diverge dall’altra.

    Supponiamo, abbiamo alcuni dati e una vera distribuzione sottostante è “P”. Ma non conosciamo questa ‘P’, quindi scegliamo una nuova distribuzione ‘Q’ per approssimare questi dati. Dato che “Q” è solo un’approssimazione, non sarà in grado di approssimare i dati come “P” e si verificherà una perdita di informazioni. Questa perdita di informazioni è data dalla divergenza di KL.

    La divergenza KL tra ‘P’ e ‘Q’ ci dice quante informazioni perdiamo quando proviamo ad approssimare i dati dati da ‘P’ con ‘Q’.

    Matematica

    La divergenza KL di una distribuzione di probabilità Q da un’altra distribuzione di probabilità P è definita come:

    Applicazione

    La divergenza KL è comunemente usata in autoincodenziatori a variazione continua non presidiata.


    Information Theory è stato originariamente formulato dal matematico e ingegnere elettrico Claude Shannon nel suo seminario “A Mathematical Theory of Communication” nel 1948.

    Nota: gli esperimenti sui termini, la variabile casuale e l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, l’apprendimento approfondito, la scienza dei dati sono stati usati in modo approssimativo ma hanno significati tecnicamente diversi.


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  • Tutte le bugie e fake news di Luigi Di Maio da quando è al governo

    Tutte le bugie e fake news di Luigi Di Maio da quando è al governo

    Una lista dei tanti proclami, promesse a affermazioni del leader del Movimento 5 Stelle rivelatesi non vere. Dal no all’alleanza con la Lega e al premier “non eletto” fino a condoni e flat tax.

    Io sono del Sud, io sono di Napoli. Faccio parte di quella parte d’Italia cui la Lega diceva ‘Vesuvio lavali col fuoco’. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che si allea con la Lega Nord
    Luigi Di Maio a Porta a Porta (19/01/17)

    Noi non pensiamo ad alleanze con la Lega Nord o altri […] Sono persone inaffidabili con cui non si può avere a che fare
    Luigi Di Maio In un comizio in Sicilia (01/11/17)

    Salvini è un traditore politico. Salvini fa più schifo di Renzi e Berlusconi insieme
    Blog delle Stelle (01/10/17)
    Il primo giugno giura il governo Conte sostenuto da M5S e Lega

    Al primo Consiglio dei ministri dimezziamo stipendi ai deputati e 30 miliardi di sprechi: bastano 20 minuti
    Luigi Di Maio durante un comizio (02/02/18)
    In 22 Consigli dei ministri il taglio degli stipendi dei parlamentari o di 30 miliardi di sprechi non è mai stato affrontato


    La mia posizione è molto semplice: basta premier non votati da nessuno
    Blog delle Stelle (03/04/18)
    Il premier Conte non è stato soggetto ad alcuna operazione di voto individuale

    Con pensione e reddito di cittadinanza che introduciamo con questa legge di Bilancio avremo abolito la povertà
    Luigi Di Maio a Porta a Porta (26/09/18)

    Abbiamo eliminato la povertà per la prima volta nella storia
    Movimento 5 Stelle su Facebook (28/09/18)
    Purtroppo no

    Il Movimento 5 Stelle al governo istituirà un ministero del Turismo che si dedicherà totalmente alle politiche del turismo in Italia
    Luigi Di Maio su Facebook (25/05/17)
    Il ministero del turismo non è stato istituito

    Se l’Unione Europea si ostina ad avere il suo atteggiamento io e tutto il Movimento 5 Stelle non saremo disposti a dare più 20 miliardi di euro all’Unione Europea ogni anno, ce ne prendiamo una parte
    Luigi Di Maio in un’intervista (24/08/18)
    L’Italia versa alla Ue più di quanto riceve, ma il saldo tra entrate e uscite è negativo in media di una cifra 
    tra i 2 e i 4 miliardi

    La flat tax è una bufala ed è incostituzionale: meglio chiamarla flop tax. Scasserebbe i conti dello Stato e applicarla sarebbe una pura follia
    Blog delle Stelle (01/02/18)
    Il 14 maggio 2018 M5S firma un contratto di governo con la Lega che prevede la flat tax

    È previsto l’adeguamento della disciplina dei permessi di soggiorno agli altri paesi europei. Solo in Slovacchia e in Italia c’è quello umanitario ed è per questo che viene abolito
    Luigi Di Maio (25/09/18)
    Sono 25 i Paesi europei a prevedere il permesso di soggiorno umanitario. Tra questi, 21 sono parte dell’Unione Europea (fonte: Pagella Politica)

    Sull’intervento in Afghanistan siamo sempre stati chiari. Per noi quello è un intervento che per la spesa pubblica italiana è insostenibile. Il ritiro è nel nostro programma
    Luigi Di Maio (14/11/17)
    La ministra della difesa trenta nel luglio 2018 Conferma che la missione resterà e parla di una riduzione del contingente da 900 a 700 persone solo “quando e se si trovassero altri alleati” 

    Tagli alle spese militari relativi ad investimenti pluriennali per sistemi d’arma. Con questo taglio si destinano al reddito di cittadinanza le risorse prima destinate all’acquisto degli F35
    Luigi Di Maio su Facebook (21/04/15)
    La ministra della difesa Trenta in un’intervista a luglio conferma che l’Italia resta nel programma F35, E aggiunge l’obiettivo di arrivare al 2 per cento di pil in spese militari. oggi spendiamo l’1,4 per cento del pil 

    Il Movimento non è disponibile a votare nessun condono. Quindi se noi stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio, quello che avevamo anche noi nel programma, siamo d’accordo. Se invece parliamo di condoni non siamo assolutamente d’accordo
    Luigi Di Maio (18/09/18)
    Il condono fiscale consente di definire in modo agevolato i rapporti tributari, mediante la corresponsione di una somma di denaro inferiore al quantum a titolo di tassazione ordinaria, con contestuale abbandono della pretesa sanzionatoria” (fonte: Treccani)

    L’Italia ha importato dalla Romania il 40 percento dei loro criminali. Mentre la Romania sta importando dall’Italia le nostre imprese e i nostri capitali. Che affare questa UE!
    Luigi Di Maio su Facebook (12/04/17)
    Bufala del tutto campata in aria nata da uninterpetazine errata di una veccha dichiarazione del procuratore di Messina (Fonte: Pagella Politica)

    Diverse migliaia di poliziotti risultano positivi al test di Mantoux sulla tubercolosi, un regalino del Ministero dell’Interno che li mandava a soccorrere gli immigrati senza dotazioni di sicurezza
    Luigi Di Maio su Facebook (17/09/14)
    Bufala: si trattava di poche decine di agenti. Le analisi mostrarono che nessuno aveva contratto la malattia (Fonte: Pagella Politica)

    Fateci fare il governo e lo spread scenderà
    Luigi Di Maio durante un comizio (29/05/18)
    A ottobre, dopo 4 mesi di governo, lo spread supera i 300 punti

    Lo spread è colpa di Forza Italia, Pd e dei loro giornali che fanno terrorismo mediatico
    Luigi Di Maio alla stampa (29/09/18)

    Abbiamo trovato i 17 miliardi (cioè il 2 per cento della spesa pubblica) che servono a restituire dignità e garantire 780 euro al mese a 10 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà
    Luigi Di Maio su Facebook (09/07/16)

    I punti salienti del nostro programma, Reddito di cittadinanza incluso, valgono a regime una spesa annua intorno ai 75 miliardi (con coperture di 70 miliardi). Il Movimento 5 Stelle può arrivare a coprirli senza dover fare i salti mortali. Anzi
    Programma M5S sul Blog delle Stelle (01/18)
    Banca d’italia, Corte dei conti, Commissione Ue e ufficio di bilancio del parlamento esprimono pesanti critiche per la mancanza di coperture della nota di aggirnamento al Def

    Tav opera inutile e vergognosa
    Luigi Di Maio su Facebook (20/12/16)

    La tav è una montagna di merda, La Tav è un’opera inutile, anche un imbecille, se informato, lo capirebbe
    Beppe Grillo sul Blog (2012)

    Ora e sempre NOTav, continuiamo e continueremo per sempre a dire NO al Tav. E saremo sempre al fianco dei cittadini della Valsusa!
    Blog delle Stelle (1/12/16)
    Il nostro obiettivo sarà quello di migliore la Tav. Non vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare un’opera che è nata molto male” dichiara il ministro 5 Stelle alle infrastrutture Danilo Toninelli il 23 luglio

    Con Il M5S al governo bloccheremo il Tap in due settimane
    Alessandro Di Battista (2/4/2017)
    “Abbiamo le mani legate, lo stop avrebbe un costo troppo alto”dichiara il Ministro per il Sud del M5S Barbara Lezzi il 16 ottobre

  • Cose fatte dal PD in questi 5 anni

    Cose fatte dal PD in questi 5 anni

    1. Cinque anni fa una coppia di persone dello stesso sesso non aveva alcun diritto. Oggi ci sono le unioni civili”.
      • Legge 76/2016 Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso: “La presente legge istituisce l’unione civile tra persone dello stesso sesso”;
    2. Cinque anni fa le volontà di un malato sul proprio fine vita non avevano alcun valore. Oggi c’è il biotestamento”.
      • Legge 219/2017 Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento: “La presente legge […] stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata”;
    3. Cinque anni fa si pagava l’IMU sulla prima casa. Oggi la pagano solo i proprietari di case di lusso”.
      • Dal 2014 sono esenti dall’IMU le abitazioni principali delle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7. Tramite questo link è possibile consultare tutta la normativa di riferimento;
    4. Cinque anni fa i genitori di persone con disabilità non avevano alcuna certezza per il futuro dei loro figli. Oggi c’è la legge sul “Dopo di noi“.
      • Legge 112/2016 Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilita’ grave prive del sostegno familiare: “La presente legge […] è volta a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilita;
    5. Cinque anni fa non esistevano misure universali contro la povertà. Oggi c’è il Reddito d’Inclusione”.
      • Decreto Legislativo 147/2017 Disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà: “A decorrere dal 1° gennaio 2018, è istituito il Reddito di inclusione, di seguito denominato «ReI», quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale”. Il beneficio può arrivare al massimo a 187,5 euro per una persona sola e fino a 485 euro per un nucleo di 5 o più persone, qui potete trovare maggiori informazioni.
    6. Cinque anni fa i reati ambientali non erano punibili. Oggi c’è la legge sugli ecoreati”.
      • Legge 68/2015 Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente;
    7. Cinque anni fa tonnellate di cibo in eccesso venivano sprecate. Oggi, con la legge sullo spreco alimentare, è più semplice destinarle a fini di solidarietà sociale
    8. Cinque anni fa non c’era l’Autorità nazionale anticorruzione. Oggi c’è”.Legge 114/2014 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari. Tramite la pagina di Wikipedia è possibile trovare ulteriori informazioni sull’Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC).
    9. Cinque anni fa non c’era il codice antimafia. Oggi c’è”.Legge 161/2017 Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    10. Cinque anni fa non c’era il reato di omicidio stradale. Oggi c’è”.Legge 41/2016 Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali;
    11. Cinque anni fa dieci milioni di dipendenti sotto i 1.500 euro non ricevevano alcun aiuto. Oggi ricevono 80 euro al mese in più”.Decreto-Legge 66/2014 Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale;
    12. Cinque anni fa datori di lavoro disonesti potevano far firmare alle loro dipendenti un documento per poterle “dimissionare” in caso di gravidanza. Oggi le “dimissioni in bianco” sono impossibili”Decreto 15 dicembre 2015 Modalità di comunicazione delle dimissioni e della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    13. Cinque anni fa il PIL era a -2,4. Oggi è +1,6”.Il PIL ha raggiunto, nel terzo trimestre del 2017, il valore più elevato dal 2011 come riportato da “Il Sole 24 Ore”;
    14. Cinque anni fa gli occupati in Italia erano 22 milioni. Oggi sono 23 milioni. Un milione di posti di lavoro in più (la metà a tempo indeterminato)”.Il corriere titola un articolo del 9 gennaio 2018 “Mai così tanti al lavoro dal 1977”, qui tutti i dati.
    15. Cinque anni fa non c’era la legge sulla ciclabilità. Oggi c’è”.Legge 2/2018 Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica: “La presente legge persegue l’obiettivo di promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto”;
    16. Cinque anni fa i miliardi recuperati dall’evasione fiscale erano 12. Oggi sono 20”.Nel 2017 c’è stato il record di recupero dell’evasione fiscale, oltre 20 miliardi di euro, come riportato da “Il Sole 24 Ore”;
    17. Cinque anni fa 100mila docenti erano precari. Oggi sono di ruolo”.102.734 assunzioni a tempo indeterminato per il 2015/2016 articolato in 4 fasi (zero, A, B, C)
      32.419 assunzioni a tempo indeterminato per il 2016/2017;
      51.773 assunzioni a tempo indeterminato per il 2017/2018.
    18. Cinque anni fa per ottenere il divorzio bisognava aspettare tempi lunghissimi. Oggi c’è il divorzio breve”.Legge 55/2015 Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché’ di comunione tra i coniugi.
    19. Cinque anni fa nessuno credeva che i lavori per la Salerno-Reggio Calabria sarebbero terminati. Oggi sono terminati”.Terminati i lavori della Salerno-Reggio Calabria, qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    20. Cinque anni fa punire il caporalato era complicato. Oggi c’è una legge apposita”.Legge 199/2016 Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo.
    21. “Cinque anni fa non c’era il processo civile telematico. Oggi c’è”.In questo articolo de “Il Sole 24 Ore” è possibile trovare le informazioni e le normative del processo telematico;
    22. Cinque anni fa non c’era la riforma del Terzo settore. Oggi c’è”.Legge 117/2017 Codice del Terzo settore;
    23. Cinque anni fa non c’era il bonus cultura per i 18enni. Adesso c’è”.18App, il bonus cultura per i diciottenni;
    24. Cinque anni fa i docenti non ricevevano alcun sostegno per la loro formazione. Oggi hanno una card da 500 euro”.Decreto del presidente del consiglio dei ministri 28 novembre 2016 Disciplina delle modalità di assegnazione e utilizzo della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado: “Il presente decreto disciplina le modalità di assegnazione e di utilizzo della «Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado»”;
    25. Cinque anni fa non c’era la responsabilità civile dei magistrati. Oggi c’è”.Legge 18/2015 Disciplina della responsabilità civile dei magistrati: “La presente legge introduce disposizioni volte a modificare le norme di cui alla legge 13 aprile 1988, n. 117, al fine di rendere effettiva la disciplina che regola la responsabilità civile dello Stato e dei magistrati”;
    26. Cinque anni fa non c’era il bonus bebè. Oggi c’è”.Decreto del presidente del consiglio dei ministri 27 febbraio 2015 Disposizioni necessarie per l’attuazione dell’articolo 1, comma 125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)», che prevede un assegno al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno;
    27. Cinque anni fa non c’era la dichiarazione dei redditi precompilata. Oggi c’è”.Decreto legislativo 175/2014 Semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata;
    28. Cinque anni fa non c’era il cumulo gratuito delle pensioni. Oggi c’è”.Qui un articolo de “Il Sole 24 Ore” in cui spiega come si potrà accedere;
    29. Cinque anni fa i furbetti del cartellino proliferavano nella totale impunità. Oggi per legge rischiano il licenziamento immediato”.Lege 124/2015 Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche;
    30. Cinque anni fa chi investiva in cultura non aveva alcuna agevolazione. Oggi c’è l’Art Bonus”.Decreto legge 83/2014 Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo: “ART-BONUS-Credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura”;
    31. Cinque anni fa non c’erano giorni gratuiti per l’ingresso nei musei. Oggi si entra gratis ogni prima domenica del mese”.Decreto 94/2014 Regolamento recante modifiche al decreto 11 dicembre 1997, n. 507, concernente «Norme per l’istituzione del biglietto di ingresso ai monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali dello Stato»: “La prima domenica di ogni mese è in ogni caso libero l’accesso a tutti gli istituti ed ai luoghi della cultura di cui all’articolo 1, comma 1, ivi inclusi, in assenza di un percorso espositivo separato e di un biglietto distinto, gli spazi in cui sono allestite mostre o esposizioni temporanee”;
    32. Cinque anni fa non c’era un piano nazionale per la Banda ultra larga. Oggi c’è”.Piano nazionale Banda ultra larga;
    33. Cinque anni fa l’imposta sul reddito delle società (IRES) era al 27.5%, ora è al 24%”.Qui un articolo de “Il Sole 24 Ore” che tratta della riduzione Ires al 24%.
  • Almeno 80 libri la biblioteca perfetta dei sedicenni

    Uno studio australiano collega il numero di volumi che si hanno in casa da ragazzi alle prestazioni da adulti.

    GIULIANO ALUFFI

    Avere, da adolescenti, uno scaffale domestico ben fornito di libri dà una marcia in più nella vita: i ragazzi che hanno avuto almeno 80 libri in casa oggi hanno competenze linguistiche, matematiche e tecnologiche superiori alla media. Lo suggerisce uno studio, pubblicato su Social Science Research, che riguarda 160 mila adulti da 31 nazioni, con dati raccolti dal Programme for the International Assessment of Adult Competencies dell’Ocse. «Nel 2010 avevamo visto, con dati da 27 Paesi, che crescere in una casa fornita di libri aiuta i giovani ad avere tre anni in più di studi rispetto a chi cresce senza libri, indipendentemente dalla cultura e classe sociale dei genitori. In un secondo studio abbiamo visto che, indipendentemente dall’istruzione scolastica, chi cresce in un ambiente domestico ricco di libri, avrà un lavoro più remunerato» spiega la prima autrice dello studio, Joanna Sikora, sociologa dell’Australian National University di Canberra. «Rimaneva da verificare l’effetto del crescere tra i libri sulle competenze in età adulta: l’abbiamo trovato, con risultati del tutto simili tra i vari Paesi». Lo scaffale domestico, secondo lo studio, non aiuta soltanto ad acquisire abilità cognitive aggiuntive rispetto a quelle fornite dalla scuola, ma anche a sviluppare una passione che dura per tutta la vita. «Non è importante soltanto l’atto del leggere, ma anche apprezzare i libri come oggetti, discuterne in famiglia o con gli amici, e soprattutto identificarsi nella lettura: pensare a sé stessi come persone che amano i libri». È una sorta di “imprinting” con i libri, che deve avvenire preferibilmente nel periodo della vita in cui si decide chi si è e chi si vuole essere. «Sappiamo che chi ha molti libri in casa avrà maggiori probabilità di leggere saggi, in particolare di divulgazione scientifica, narrativa e poesia» spiega Sikora. «Ma in realtà qualsiasi tipo di coinvolgimento con il libro è utile per aumentare il proprio vocabolario e le proprie abilità cognitive. C’è anche un aspetto di scelte future legate all’identità personale: se ti vedi come un amante dei libri, ciò ti porterà a preferire, nella vita, certe attività rispetto ad altre: nel tuo stile di vita includerai il piacere e lo stimolo intellettuale della lettura». Anche al di là della formazione istituzionale: «I dati raccolti ci dicono che chi non è riuscito ad andare all’università, se ha avuto una quantità sufficiente di libri in casa a sedici anni, da adulto non sarà meno competente di un laureato che ha avuto pochi libri attorno a sé da ragazzo». Lo studio riguarda chi è stato adolescente tra il 1950 e il 1995, quando il libro esisteva in sola forma cartacea. Avremo lo stesso effetto positivo anche per generazioni di nativi digitali «È vero che oggi gli adolescenti consultano una pluralità di media diversi, con una preferenza per lo smartphone», ammette la sociologa australiana, «ma credo che continuerà a esserci una differenza di competenze e di opportunità tra chi cresce in mezzo a libri cartacei e gli altri».

  • Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

    Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

    Risultati immagini per BERSANI E RENZI

    Alla luce della storia della sinistra negli ultimi 25 anni, perché Renzi è sicuramente più a sinistra di Bersani e compagnia. Le iniziative ed i provvedimenti del governo che dimostrano il suo essere il governo più modernamente di sinistra della storia repubblicana.

    Nella vulgata politica quotidiana lo sport più diffuso è dipingere Renzi il suo PD ed il suo governo come una espressione politica di destra.

    Si passa agli urlatori raffinati che addirittura paragonano Renzi a Orban o ad Erdogan a quelli che urlano meno ed usano argomenti più sottili ma alla fine paragonano Renzi alla Tatcher ed alla stregua dei peggiori leaders neoliberisti.

    Quelli della minoranza dem invece dicono solo che sarebbe ora che il PD ed il governo facessero cose di sinistra e quindi facendo intendere che finora non le ha fatte.

    Ai primi c’è poco da controbattere. E’ la solita accozzaglia gruppettara che storicamente si forma a sinistra del Partito più forte e che urla al tradimento (cominciarono contro Togliatti parlando di Resistenza tradita) e di spostamenti a destra.

    Sono stati sconfitti dalla storia ed oggi ricicliamo approfittando di un momento di confusione politico-culturale molto forte dettata dai tempi che producono rapidi mutamenti.

    Mi voglio invece soffermare a rispondere ai rappresentanti della minoranza dem che si sono immeritatamente autoproclamati l’unica sinistra dentro il PD.

    La storia degli ultimi anni dimostra inequivocabilmente che la sinistra che ha fatto la destra è stata quella della ditta, dei Bersani e dei D’Alema padrini dei Cuperlo, degli Speranza, dei Gotor e corifei vari.

    Sono stati loro per anni ad essere subalterni al neoliberismo europeo, ad accettare la folle linea della austerità voluta dai tedeschi, a reagire alla grande crisi scoppiata nel 2008 accettando il mantra dei soli equilibri di bilancio (contrariamente a quanto fatto dai Democratici americani).

    E sono stati loro per anni, in tema di diritti civili, ad essere subalterni alla gerarchia cattolica e a non essere capaci di uno scatto autonomo della Politica se non con quel pasticcio indigeribile che erano i DICO o i PACS.

    Ed è stato Pierluigi Bersani da segretario non rimpianto del PD che ci portò alla grande coalizione con Berlusconi senza una linea autonoma e forte accettando misure sbagliate come il pareggio di bilancio in Costituzione o le leggi Fornero.

    Accettandole e facendole votare ai gruppi Parlamentari senza discussione alcuna e senza alcun passaggio negli organismi democratici di direzione nazionale (e queste decisioni furono prese in quegli organismi informali chiamaticaminetti e composti dai soliti big autoproclamatosi tali).

    E questo fino a quando gli elettori del centrosinistra, che probabilmente ne avevano piene le palle, li hanno spazzati via facendo vincere Matteo Renzi, un giovane provinciale di Rignano a Firenze, con oltre il 67% dei voti.

    E questo giovanotto fiorentino un po’ sbruffone e con la faccia tosta, insieme a molti altri giovani trenta/quarantenni,ha fatto più cose di sinistra di quante ne abbiano fatte quelli che erano gli eredi del vecchio PCI.

    Avrà sicuramente in questi due anni fatto degli errori ma dal punto di vista ideale e dal punto di vista pratico la cifra del suo governo è sicuramente una cifra che a me, uomo di sinistra e con una storia personale definita, convince e mi fa essere un sostenitore di Renzi e del suo governo.

    Innanzitutto essere di sinistra, progressisti e democratici vuol dire contrastare in Europa la linea della austerità ordoliberista finora egemone e significa avere il coraggio, sempre in Europa, di battersi per una linea di accoglienza e di solidarietà verso il dramma epocale dei profughi che scappano sempre più dalle sofferenze provocate dalle troppe guerre ai nostri confini meridionali.

    E contrariamente a Bersani ed alla vecchia ditta, Matteo Renzi su entrambe queste questioni ha avuto una linea chiara e netta non tirandosi indietro dal fare polemiche anche aspre con la politica e la tecnocrazia europea (dovendosi sorbire anche i rimproveri della minoranza dem che lo ha perfino accusato di alzare troppo i toni contro una Europa senza più anima, roba da matti!).

    Il PD con la sua vittoria del 2014 e la sua forza dentro il Parlamento europeo è stato certamente una garanzia ed una copertura politica che ha permesso a Mario Draghi maggiore autonomia dalla Banca centrale tedesca rispetto al periodo di Barroso in cui i conservatori dominavano in Parlamento ed in Commissione.

    Ed in Europa la battaglia per l’allentamento selettivo dei vincoli del fiscal compact e per una politica economica che rilanci la crescita e gli investimenti è stata fatta da Renzi e Padoan fino in fondo ottenendo i primi risultati e trascinando su questa posizione un PSE fino ad allora balbettante ed incerto (subalterno anch’esso alla egemonia culturale liberista).

    E senza questa battaglia, che non è certo finita, le trappole sull’IVA disseminate dai governo Monti e Letta (sotto dettatura di Barroso e della Troika) avrebbero comportato un salasso nelle tasche degli italiani di oltre 30 miliardi (la maggiore flessibilità ottenuta in gran parte è servita infatti per evitare l’aumento dell’IVA del 2% e adesso si tratta di disinnescare il 2017).

    E’ o non è questa una battaglia di sinistra che ci deve rendere tutti orgogliosi di appartenere a questo Partito?

    E non deve renderci orgogliosi anche il fatto di far parte di un Partito che, sfidando l’opinione comune aizzata dai razzismi e dai populismi di vario genere, tiene la barra ferma sui temi dei profughi non rinunciando a salvare vite umane e spingendo in Europa affinché tutti facciano la loro parte e presentando un “Migration act” apprezzato da moltissimi ma che stenta a decollare per le solite timidezze ed incrostazioni burocratiche tipiche di questa UE.

    E dove erano i sinistri Bersani e Cuperlo quando le destre razziste protestavano perché Renzi spendeva soldi pubblici per estrarre dal mare i corpi di 700 profughi al largo della Sicilia in modo di dare loro dignitosa sepoltura?

    E’ o non è tutto ciò conforme a quelli che sono stati gli ideali che quelli della mia generazione hanno coltivato quando erano giovani? Sono o non sono posizioni politiche fortemente progressiste, nette chiare, senza tentennamenti (altro che il partito del “pochino” di bersaniana memoria, ricordate il pietire, mentre Monti ci prendeva a schiaffoni, “un pochino in più di lavoro, un pochino in più di eguaglianza”?).

    Basterebbe questo per definire Renzi e l’attuale PD un Partito di sinistra (una sinistra contemporanea di un epoca completamente diversa da quarant’anni fa).

    Ma poi ci sono tante scelte concrete di governo.

    Inoppugnabilmente di sinistra e che fanno parte di una scelta strategica chiara.

    Porto ad esempio simbolico due provvedimenti legislativi che nessun governo di centrosinistra del passato era riuscito a far approvare.

    Parlo della legge sulle Unioni civili che Renzi ha fortemente voluto e che ha difeso rispetto alle proteste della gerarchia cattolica, lui cattolico e scout, dicendo una cosa che mai nessun esponente della vecchia sinistra si sarebbe permesso di dire e cioè che un Presidente del Consiglio ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo.

    E parlo della legge che combatte il caporalato, nuova forma di schiavismo, approvata di recente dal Senato e che mai era stata considerata come prioritaria da quelli che oggi chiedono a Renzi di essere più di sinistra.

    Ma in questi due anni altre leggi sono state approvate e sono leggi che solo una forza di sinistra poteva approvare come ad esempio: l’estensione della Cassa integrazione alle imprese sotto i 15 dipendenti e l’approvazione di uno Statuto dei lavoratori autonomi con un occhio particolare al mondo delle Partita IVA cui vengono riconosciuti per la prima volta diritti esigibili, o la decontribuzione volta a far costare di meno il lavoro a tempo indeterminato, o la leggeper il contrasto alla povertà con una serie di misure a sostegno di chi, per vari motivi, si trova oggi in difficoltà e soprattutto per le famiglie con minori, o la legge sul “dopo di noi” per assicurare un futuro alle persone con disabilità aumentando contemporaneamente il budget del fondo per la non autosufficienza.

    Ed è di sinistra, con un occhio attento al lavoro, l’impegno pancia a terra, con una task force di altissimo livello, per risolvere le tante crisi aziendali conseguendo risultati importantissimi

    Trascuro tantissimi provvedimenti (quelli contro la corruzione li troverete in questo articolo:Il governo Renzi sarà ricordato come il governo che ha fatto di più contro la corruzione) ma io ritengo di sinistra anche i due provvedimenti più discussi e contestati dalla minoranza dem e cioè il jobs act e la buona scuola.

    Solo a chi aveva del mercato del lavoro prima del jobs act una visione idilliaca dove tutti indifferentemente godevano dei diritti previsti dallo Statuto possono considerare questa legge sul mercato del lavoro una legge che comprime i diritti.

    Erano decenni invece che sul mercato del lavoro italiano trionfava la precarietà selvaggia ed i contratti a tempo indeterminato non venivano più stipulati.

    E’ evidente, lo so io come lo sa Renzi, che non basta una legge di regolazione del mercato del lavoro per recuperare tutti quei posti di lavoro che la crisi globale dal 2008 in poi ha bruciato e per fare questo serve certamente che la battaglia in Europa del governo italiano contro l’austerità e per la crescita vinca e si affermi come nuovo pensiero dominante. E se non avverrà ogni sforzo sarà vano.

    Ma è un dato che in Italia sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, quasi 600.000 in più, ed è la prima volta che avviene da tanti anni e significa non meno diritti ma diritti in più (ad accendere un mutuo, ai contributi pensionistici, alle ferie, alla malattia, alla maternità o paternità) per centinaia di migliaia di persone in carne ed ossa.

    Poco? Certo che è ancora poco ma non siamo più con il segno meno.

    Sulla buona scuola è possibile che qualche errore sia stato fatto (anche se io credo fortemente che le reazioni incomprensibili di parte della classe insegnante sia dovuta essenzialmente ad un corporativismo egoistico e ad un non volersi mai mettere in discussione sentendosi gli unici detentori del sapere).

    Ma non c’è dubbio che dopo i tagli selvaggi della Gelmini ed i non interventi riparatori dei governi di centrosinistra con il governo Renzi è la prima volta che c’è una forte espansione della spesa per la scuola pubblica.

    Si può certo discutere di alcuni punti della riforma ma l’assunzione, in meno di due anni, di 180.000 insegnati a tempo indeterminato, l’assunzione di 10.000 ATA, gli addetti alle segreterie scolastiche, l’aumento dei fondi per la formazione degli insegnanti, quelli per l’edilizia scolastica, sono misure rivoluzionarie che invertono drasticamente un trend che tendeva ad impoverire la scuola pubblica. Ed una sinistra seria fa questo.

    Si può fare di più? Si può sempre fare di più!!!!

    Non può chiederlo però quella classe dirigente della ditta che negli ultimi 25 anni, oltre a regalarci l’egemonia berlusconiana, non è riuscita a fare granché quando è stata al governo (il risanamento dei conti di cui spesso ci vantiamo è stata certo una cosa positiva ma solo con il risanamento dei conti e senza riforme siamo stati dentro un orizzonte subalterno al pensiero dominante).

    E non si può pretendere che in due anni un governo che vive sui rapporti di forza parlamentari, soprattutto al Senato, scaturiti dalla sconfitta bersaniana, non si può pretendere che faccia tutto quello che la vecchia sinistra non è riuscita a fare in 25 anni e più.

    La minoranza dem la smettesse di giocare di rimessa con l’unico obiettivo di reimpossessarsi della stanza dei bottoni. Sono, senza offesa e in termini tecnici e scientifici, dei parassiti. Perché i parassiti sono quegli organismi che vivono bene e crescono dentro un organismo più grande. Fuori da quell’organismo muoiono e finiscono il loro ciclo di vita.

    Non riescono neanche ad essere delle mosche cocchiere, quelle mosche cioè attaccate alla criniera del cavalo e che si illudono di essere loro a guidare la corsa. Non ci riescono perché per farlo dovrebbero riconoscere che Renzi ha fatto molte cose di sinistra ed a loro questo fa fatica riconoscerlo perché lo vogliono solamente annientare. Problemi loro.

    Che Renzi riesca o non riesca nella sua impresa l’unica cosa certa però è che per questa gente non ci sarà più spazio. Loro lo sanno ma si comportano come Sansone che disse la famosa frase “muoia Sansone con tutti i filistei” trascinando nella sua morte anche i suoi nemici.

    Post scriptum:

    Qualcuno a questo punto potrebbe dire: “e il combinato disposto Italicum-Riforma Costituzionale non è di destra?”

    Ed allora io, esausto, gli rispondo con le parole di un uomo di sinistra, il sociologo Franco Cassano, non sospettabile certo di renzismo che in una intervista ha risposto in questa maniera a chi gli rimproverava di aver votato la fiducia all’Italicum:

    C’è una ragione per me ancora più rilevante che nasce dalla convinzione che i mutamenti dello scenario internazionale nell’epoca della globalizzazione impongano un passaggio nella direzione suggerita dall’Italicum.

    Tutti i maggiori studiosi, in prima fila quelli più radicali e di sinistra, sottolineano come oggi lo Stato nazionale e quindi la sede privilegiata delle decisioni politiche si sia drasticamente indebolito e sia stato scavalcato continuamente dal prepotere del capitale finanziario, dei grandi interessi transnazionali dalle multinazionali fino alla burocrazia di Bruxelles.

    In un quadro come questo una politica debole, paralizzata da mille spinte centrifughe e dalla rincorsa a continue mediazioni, incapace di decidere, lascia spazi immensi all’iniziativa di soggetti, come quelli che ricordavo, che non rispondono a nessun mandato democratico. Pertanto ogni passo che va nella direzione di aumentare la capacità di decisione politica del sistema non è un attacco alla democrazia, ma esattamente l’opposto, lo strumento per far entrare nel mondo dei decisori globali anche le decisioni prese dallo StatoE devo dire che trovo strano che la sinistra del Pd, anche dimenticando una parte della propria storia, non sembri sensibile a questo argomento, che per me è cruciale, e abbia deciso di andare ad uno scontro quando aveva ottenuto notevoli miglioramenti del provvedimento”.

  • Il grillismo e il “fascismo eterno” (U.Eco)

    Il grillismo e il “fascismo eterno” (U.Eco)

    Con l’elezione di Roberta Lombardi a capogruppo m5s alla Camera, è venuto fuori un suo post del 21 gennaio scorso, a ridosso dell’apertura di Grillo a CasaPound,  intitolato “Italia sotto formaldeide”, nel quale spunta fuori un paragrafo che suona a elogio, sia pure indiretto, del fascismo. La Lombardi difende il suo Capo, sostenendo che comunque

    “da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia. Quindi come si vede Casapound non è il fascismo ma una parte del fascismo. E quindi solo in parte riconducibile ad esso.”

    “Infortunio” o vero e proprio  coming out? Con un’argomentazione un po’ contorta, la Lombardi vuole dimostrare che non contano i simboli (folcloristici) di ideologie che hanno esaurito la propria funzione, e che dunque esse non rappresentano una minaccia presente, ergo, lo sdoganamento di CasaPound ci può stare, anche perché il fascismo, prima di degenerare, era tutt’altra cosa. E non si possono certo confondere i clowns di CasaPound col vero fascismo!

    Ora , questo ragionamento un po’ scombinato e piuttosto avventuroso, di negazione/affermazione, mette per l’ennesima volta in luce la psicologia di massa del fascismo nel nostro sventurato Paese, che risorge al di là dei simboli, e i cui coming out conosciamo (o dovremmo conoscere) abbastanza bene attraverso le innumerevoli sparate dei leghisti, dei Bossi, dei Borghezio, dei Gentilini, di Berlusconi. Fenomeno che risale allo sdoganamento del Movimento Sociale Italiano da parte dello stesso Berlusconi, e ancora prima da parte di Craxi, che non a caso veniva chiamato Benito e non Bettino!

    Forse chiunque di noi ha conosciuto amici, giovani e meno giovani, a volte già “di sinistra”, che nel corso dell’ultimo decennio (o anche prima) hanno espresso coming out simili, improvvisamente dichiarandosi prima berlusconian-fascisti e poi fascisti tout court, con una sorta di liberazione, di sollievo, “ah! Adesso l’ho detto!”. Con il ritiro progressivo dell’egemonia culturale della sinistra, più apparente che reale, favorito dal riposizionamento a destra del PD, sempre più persone, anche fra sedicenti “alternativi”, si sono ritrovate in  sintonia psicologica e culturale col fascismo eterno, o Ur-fascismo, che non era mai morto nel proprio ambiente familiare e quotidiano.

    La nozione di ur-fascismo è stata richiamata in questi giorni da wumingfoundation.com/giap/ , e risale a un articolo del 1995  di Umberto Eco, intitolato “Totalitarismo fuzzy e ur-fascismo”, successivamente divulgato come Il fascismo eterno. Eco si chiede : “ma chi sono loro?”, i “fascisti”?

    “Se pensiamo ancora ai governi totalitari che dominarono l’Europa prima della seconda guerra mondiale, possiamo dire con tranquillità che sarebbe difficile vederli ritornare nella stessa forma in circostanze storiche diverse… Tuttavia, anche se i regimi politici possono venire rovesciati, e le ideologie criticate e delegittimate, dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni. C’è dunque ancora un altro fantasma che si aggira per l’Europa (per non parlare di altre parti del mondo)?”.

    Secondo Eco,

    “Il fascismo fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. Al contrario di ciò che si pensa comunemente, il fascismo italiano non aveva una sua filosofia.  Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. Cominciò come ateo militante, per poi firmare il concordato con la Chiesa e simpatizzare coi vescovi che benedivano i gagliardetti fascisti. Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire – riuscendo ad avere all’estero più successo di Armani, Benetton o Versace. “.

    E dunque il fascismo, contrariamente a quel che pensa la Lombardi, creò fin dall’inizio, “prima che degenerasse”, un folclore, una liturgia, che poi negli anni Trenta venne ripreso in altri Paesi europei, e perfino fuori dall’Europa.

    “Fu il fascismo italiano a convincere molti leader liberali europei che il nuovo regime stesse attuando interessanti riforme sociali in grado di fornire una alternativa moderatamente rivoluzionaria alla minaccia comunista”.  Una controrivoluzione preventiva, o una “rivoluzione conservatrice”.

    Perché allora parliamo di ur-fascismo, di fascismo eterno, originario o prototipico, una denominazione pars pro toto per movimenti totalitari diversi?

    Non è sufficiente ritenere che il fascismo italiano venne prima, o che conteneva in sé  “tutti gli elementi dei totalitarismi successivi, per così dire, “in stato quintessenziale”. Al contrario, il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo fuzzy ( un insieme “sfumato”, “confuso”, “impreciso”, “sfocato”).Il fascismo non era una ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni.”

    Sono considerazioni simili a quelle che, come abbiamo visto ne Il-popolo-delle-scimmie-da-kipling-a-gramsci/, avevano già svolto Antonio Gramsci ed Emilio Lussu, “in diretta”. Il fascismo fu un alveare di contraddizioni, tanto da passare tranquillamente dallo spirito repubblicano alla monarchia alla “repubblica sociale” , “arricchita di accentuazioni quasi giacobine”, nel 1943. Mentre il nazismo e lo stalinismo imposero un’arte e una cultura monolitica, il fascismo accostò insieme D’Annunzio, Marinetti e le tradizioni rurali. Nelle associazioni studentesche (GUF, Gruppi Universitari Fascisti), circolavano nuove idee “senza nessun reale controllo ideologico, non tanto perché gli uomini di partito fossero tolleranti, quanto perché pochi di loro possedevano gli strumenti intellettuali per controllarle.”. Non si trattava di tolleranza, ma sgangheratezza politica e ideologica:

    “Ma era una “sgangheratezza ordinata”, una confusione strutturata. Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi.”.

    Sono proprio questi archetipi emotivi a comporre una lista di caratteristiche tipiche dell’ur-fascismo o fascismo eterno. Mentre il nazismo fu uno e uno solo,

    “Al contrario, si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. Succede alla nozione di “fascismo” quel che, secondo Wittgenstein, accade alla nozione di “gioco”.  Il termine “fascismo” si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. “.

    Il fascismo era sgangherato, confuso e contraddittorio, ma ciononostante si possono indicare delle caratteristiche che, pur non potendosi irreggimentare in un sistema, perché molte si contraddicono reciprocamente, o sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo, coagulano una nebulosa fascista a partire anche soltanto di una di esse. L’ur-fascismo è esattamente questa nebulosa generata da una o più caratteristiche, come un codice genetico.

    Eco fa dunque la seguente lista di queste caratteristiche (che potete leggere integralmente qui  http://funkallero.altervista.org/wp-content/uploads/2013/02/fascismo_eco2.pdf ):

    • il culto della tradizione e il sincretismo,
    • il rifiuto del mondo moderno e del modernismo,
    • l’irrazionalismo, il culto dell’azione per l’azione il rifiuto della cultura e della critica (“Quando sento parlare di cultura, estraggo la mia pistola” Goebbels),
    • il sincretismo (“Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento) e la paura della differenza(“contro gli intrusi”),
    • l’appello alla frustrazione individuale o sociale (alle classi medie frustrate, compresi gli ex proletari divenuti piccola borghesia),
    • il nazionalismo (come “privilegio”  e ideologia offerti a chi non ha alcuna identità sociale, contro i nemici),
    • l’ossessione del complotto, (possibilmente internazionale, i seguaci debbono sentirsi assediati),
    • la xenofobia e l’antisemitismo,
    • l’umiliazione di fronte a nemici che appaiono allo stesso tempo “troppo forti e troppo deboli”,
    • la guerra permanente (“Siamo in guerra”) e il “complesso di Armageddon” (ci sarà una “battaglia finale”, a seguito della quale il movimento avrà il controllo del mondo; dopo la soluzione finale, ci sarà un’Era di pace, una nuova Età dell’Oro),
    •  l’elitismo popolare (Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito) (Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Il leader, che sa bene come il suo potere non sia stato ottenuto per delega, ma conquistato con la forza, sa anche che la sua forza si basa sulla debolezza delle masse, così deboli da aver bisogno e da meritare un “dominatore”. Dal momento che il gruppo è organizzato gerarchicamente (secondo un modello militare), ogni leader subordinato disprezza i suoi subalterni, e ognuno di loro disprezza i suoi sottoposti. Tutto ciò rinforza il senso di un elitismo di massa),
    • il culto dell’eroismo e della morte (non solo quella “eroica”, propria, ma soprattutto quella degli altri, a cui si sopravvive, E.Canetti),
    • il machismo e i giochi di guerra;
    • il populismo qualitativo, il popolo come entità monolitica che esprime la “volontà comune”; ma dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete (il Megafono):  Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai`putridi” governi parlamentari. (ciò veniva scritto nel 1995, e la scimmia genovese era ancora ben lungi dall’improvvisarsi arruffapopolo);  una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli.” Di fatto, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.
    • La “neolingua”, da 1984 (G.Orwell), tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico. Ma dobbiamo essere pronti a identificare altre forme di neolingua, anche quando prendono la forma innocente di un popolare talkshow (o del “comizio” di un comico).

    Dunque, questa è una possibile lista che ognuno può sviscerare e approfondire a piacimento. Se in questa lista vi sembra riconoscere alcuni aspetti familiari del berlusconismo e del leghismo prima, del grillismo poi, non vi preoccupate, è proprio così:

    “L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: “Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!”

    Ciò sarebbe folclore, direbbe la Lombardi.

    “Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo. Libertà e liberazione sono un compito che non finisce mai. Che sia questo il nostro motto: “Non dimenticate”.

  • Analfabetismo funzionale, cultura di massa e fascismo: Umberto Eco ci aveva avvisati

    Analfabetismo funzionale, cultura di massa e fascismo: Umberto Eco ci aveva avvisati

    Sarebbe bello dire che Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932 – Milano, 19 febbraio 2016) si sbagliava, sarebbe come dare un po’ di speranza sul futuro di una società che ha smesso di essere popolo e ha ormai assunto la forma di uno sciame, una massa informe. Sarebbe bello, ma non sarebbe intellettualmente corretto.

    Chissà cosa avrebbe detto Umberto Eco quando alla sua morte iniziò a diffondersi capillarmente nella rete quella che doveva essere una sua citazione:

    Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.

    Le abbiamo lette ovunque accompagnate dal suo volto, eppure non sono parole sue. Umberto Eco questo concetto l’ha espresso diversamente, e molto meglio, in La bustina di Minerva, l’ultima pagina che curava per L’espresso:

    Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d’infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant’Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sherazade.

    Chiunque abbia letto Il nome della rosa, il best seller uscito nel 1980, ha sicuramente presente la quantità di citazioni e riferimenti puntuali con cui Eco ha riempito il romanzo, perché in quanto intellettuale era suo compito pretendere una correttezza metodologica anche all’interno di un prodotto creato per la massa.

    Non gli farebbe piacere sapere che qualcuno gli ha messo in bocca parole che non ha mai detto, ma non ne sarebbe sorpreso. Nella citazione originale si percepisce il suo biasimo nei confronti di coloro che non leggono, un biasimo che è espresso senza mezze misure in quest’altra citazione, tratta da Quanti libri non abbiamo letto?:

    Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere.

    La sua opinione sul fenomeno degli analfabeti funzionali e le sue critiche verso le «legioni di imbecilli» sono state percepite come offensive da coloro che si sono sentiti presi in causa. Il messaggio era chiaro, la comunicazione era riuscita perfettamente.

    Umberto Eco è stato il maggiore esperto di comunicazione in Italia, colui che ha capito l’importanza di quest’azione che si svolge quotidianamente con mezzi diversi, che siano orali o scritti. È stato lui a fondare il corso di Scienze della Comunicazione negli anni Ottanta e ancora prima, nel 1971, il DAMS dell’Università di Bologna, e a tenere corsi dedicati alla comunicazione in svariate università in Italia e all’estero.

    Di fronte al suo prestigio dovremmo fare un passo indietro e dare ascolto alle sue parole, alle sue raccomandazioni, perché «di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni».

    Prima di internet e dei social per parlare, o scrivere, ad un grande numero di persone bisognava prima averne acquisito il diritto. Ora è come se chiunque potesse salire su un palco di fronte a un pubblico potenzialmente illimitato, dire quello che vuole senza assumersene le responsabilità, essere acclamato o criticato, e tornare alla sua vita.

    Quello che dice potrebbe essere – e spesso lo è – una falsità, ma la maggior parte della massa, disabituata a un atteggiamento critico verso ciò che sente, gli crederebbe e contribuirebbe a diffonderla. Gli esempi sono sotto i nostri occhi ogni giorno.

    Umberto Eco, esperto della cultura di massa e dei mass media, è stato tra i primi ad avvisarci di questo pericolo e non solo. Nel libro Il fascismo eterno, edito dalla Nave di Teseo nel gennaio 2018 (precedentemente era uscito nel 1997 col titolo Cinque scritti morali), è contenuta una lezione che Eco tenne nel 1995 alla New York Review of Books, nella quale individuava una correlazione tra dittatura e cultura di massa.

    Le caratteristiche ricorrenti sono il culto dell’azione per l’azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l’appello alle classi medie frustrate, il populismo qualitativo e altre ancora, tutte forme smascherate nel loro riprodursi da sempre.

    Non penso sia un caso che questo libro sia stato riproposto in Francia durante le scorse elezioni e adesso in Italia, in un periodo storico in cui, tra accuse di esagerazione e dubbi, si sta assistendo alla ricomparsa di fatti dalle sembianze storicamente note.

  • Intervento Carlo Calenda in confindustria

    Intervento Carlo Calenda in confindustria

    https://www.facebook.com/ccalenda/videos/201847557163637/
  • Cosa lasciano i governi di Renzi e Gentiloni

    Cosa lasciano i governi di Renzi e Gentiloni

    Viviamo nel pantano di tanta politica inconcludente, dove anche i nani riescono a stiracchiare la propria ombra. Buona parte del popolo si accontenta di percepire ciò che accade intorno a sé solo attraverso i pori della pelle e non attraverso la razionalità. La politica fa di tutto per intricare la realtà dei fatti e il popolo si sente appagato rimanendo nella superficie di ciò che gli viene propinato da taluni sparvieri della stampa, da politici manipolatori, da variopinti falsari della rete.

    A pochi interessa conoscere esattamente lo stato delle cose, approfondirlo, valutarlo e giudicarlo serenamente e poi scegliere cosa gli è conveniente. Manipolazione e disincanto viaggiano appaiati. Si scelgono bersagli, Renzi in primo luogo, e su questa scelta si dimensionano strategie di attacco. Nessuno valuta obiettivamente i risultati conseguiti dai governi Renzi – Gentiloni. E tanto meno ci si preoccupa di confrontarli con i disastri dei governi Berlusconi e Monti, soprattutto se i risultati del centro sinistra sono positivi e documentati da enti terzi come l’Istat e l’Ocse.

    E questi sono i provvedimenti verità del centro sinistra:

    Dirittiunioni civili; divorzio breve; dopo di noi; rilancio del fondo per la non autosufficienza e politiche sociali.

    Lavoro:Jobs act (-58% di cassa integrazione, disoccupazione nel 2013 all’11,1% e nel 2017 scende al 10,2%); riordino degli ammortizzatori sociali; dimissioni in bianco (tutela della donna); stabilizzazione dei precari nella Pubblica Amministrazione; tutele per i lavoratori autonomi; sostegno alla genitorialità; riduzione tasse e ridistribuzione del reddito (960 euro l’anno per 11 milioni di lavoratori); incentivi all’occupazione dei giovani; Ape Social (diritto alla pensione anticipata).

    Meno tasse più crescita: via le tasse sulla prima casa; riduzione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) e dell’Ires; azzeramento dell’Irpef agricola; esenzione totale dei contributi per agricoltori under 40 che avviano un’impresa agricola e azzeramento dei costi della garanzia bancaria; riforma Banche popolari e Banche di Credito Cooperativo; sblocca Italia (3,8 miliardi di cantieri sbloccati); nuovo codice degli appalti; Industria 4.0 (piano per facilitare la quarta rivoluzione industrial); auto riciclaggio (adeguamento normativa interna sulla corruzione; abolizione Equitalia.

    Ambiente: Ratifica accordo di Parigi sul clima, già in vigore; Eco reati (tutela legale del territorio, ambiente e salute); Eco bonus (risparmio energetico).

    Sociale: riforma terzo settore e servizio civile; nuova legge sulla cooperazione internazionale allo sviluppo; politiche a sostegno della natalità (bonus asilo nido, congedi obbligatori, fondo natalità, bonus mamma, buoni baby sitting), spreco alimentare (evitare macero di 5,6 milioni di tonnellate di alimenti; continuità affettiva del minore con la famiglia affidataria; legge sull’autismo; immigrazione, rifugiati e protezione internazionale (sezioni specializzate, velocizzazione delle procedura, svolgimento di attività di utilità sociale, centri di permanenza per i rimpatri, potenziamento degli organici concordati con il CSM, vaccini, bando periferie per la riqualificazione urbana, sport – fondo sport e periferie).

    Giustizia: processo civile telematico, reato di depistaggio (soprattutto per le stragi), chiusura ospedali psichiatrici, sovraffollamento carcerario, tribunale delle imprese, responsabilità civile dei magistrati.

    Sicurezza e legalità: Introduzione dell’omicidio stradale, fondo di garanzia per le vittime della strada, scambio elettorale politico-mafioso (scambio tra promessa di voto con altre utilità), falso in bilancio (cancellato da Berlusconi nel 2002), anticorruzione (poteri affidati all’ANAC) che ha consentito di ridurre di 250 mila unità i reati dal 2010, legge contro il caporalato che ha permesso il sequestro di 7.591 aziende in cinque anni.

    Cultura: Direttori musei (riforma del sistema museale), Art bonus (collaborazione pubblico-privato nel settore culturale), riforma cinema e audiovisivo, editoria (pluralismo editoriale e sostegno alla stampa locale e ad enti no profit), 18app (bonus di 500 euro agli studenti per aiutare la loro formazione), turismo sostenibile.

    Riforma Scuola: (investimenti in nuovi edifici e ristrutturazione dei vecchi, 115.800 i precari stabilizzati, 52.000 i nuovi insegnanti assunti, alternanza scuola lavoro, contratti di apprendistato, 500 euro annui per aggiornamento e formazione del singolo docente.

    Riforma Pubblica Amministrazione e applicazione, in dirittura di arrivo, del contratto per 3.200.000 pubblici dipendenti. Fonte, On. Lia Quartapelle.

    Alla luce della lettura di questi provvedimenti, ciascuno di noi potrà misurare obiettivamente, senza pregiudizi e con senso di responsabilità, bagaglio civile di qualsiasi persona, se tutto ciò sia di giovamento o meno alla nostra comunità. Per fare di più c’è filo per tutti. Ciascuno tessa la propria tela con il rispetto che merita la dignità di chiunque lo faccia in buona fede.

  • Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte

    Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte

    C’è Sibilia che non crede allo sbarco sulla luna, Bitonci che parla di “negritudine” e decine di altre assurdità. Abbiamo raccolto le più incredibili dichiarazioni dei 45 politici nominati nel “governo del Cambiamento”

    Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte
    Manlio Di Stefano e Carlo Sibilia

    Nostalgici della Lira. Signoraggisti poco avvezzi alla lettura di qualsivoglia testo macroeconomico. Complottisti di vecchia data, della serie “mai stati sulla Luna” e “dietro alle stragi di Stato c’è il gruppo Bilderberg!”. Statisti capaci di giustificare una delle pagine più vergognose nella storia del Parlamento italiano, l’accostamento orango-Kyenge. Bene, la squadra di governo è completa: con la nomina di 45 tra sottosegretari e viceministri l’esecutivo Conte ha finalmente gli strumenti per mettersi all’opera. Noi nel frattempo possiamo farci un’idea di quello che ci aspetta attraverso le peggiori dichiarazioni dei membri che lo compongono.

    PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

    Senatore Vincenzo SANTANGELO, M5s

    Forza Etna
    “Con un po’ di impegno l’Etna risolverebbe tanti problemi” (Tweet poi cancellato, 4 dicembre 2015).

    Sta festa della Liberazione…
    “Oggi, 25 aprile, settantesimo anniversario della Liberazione, come ogni anno vedremo sfilare cortei di ex partigiani e bandiere tricolori in presenza di autorità istituzionali e di tanti bei discorsi! Mi chiedo, oggi, a settant’anni di distanza, questa ricorrenza ha ancora un significato che va oltre la vuota retorica e l’ostentazione di vessilli e bandiere?” (Facebook, 25 aprile 2015).

    Postando l’immagine di un cielo pieno di scie (chimiche?).
    “Sicilia, cosa vi fa pensare questo cielo?” (Facebook, 18 aprile 2015).

    Prof. Luciano Barra CARACCIOLO (Affari Europei)

    La nuova Norimberga.
    “‘Bisogna fare le riforme’ diverrà una frase come ‘il lavoro rende liberi’ quando sarà il momento della nuova Norimberga” (Twitter, 27 marzo 2014).

    Onorevole Mattia FANTINATI, M5s(Pubblica Amministrazione)

    Mica a caviale e champagne.
    “Dal sito Tirendiconto.it risulta che lei ha speso in vitto, ovvero in pranzi e cene, 46.391 euro. “Guardi, la voce vitto è una voce tecnica. All’interno della quale sono state inserite altre spese. Le ripeto, non ho pasteggiato a caviale e champagne. Ho solo inserito all’interno del vitto altre cose… Ma sono davvero questi i problemi degli italiani?”” (Corriere della Sera, 14 febbraio 2018).

    Vito Crimi, sottosegretario alla...
    Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria

    Senatore Vito Claudio CRIMI, M5s (Editoria)

    I giornalisti gli stanno sul cazzo.
    “I giornalisti e le tv li sto rifiutando tutti perché mi stanno veramente sul cazzo, cercano solo il gossip”, “Non facciamo un cazzo, passiamo un mese e mezzo a scegliere nomi” e poi “Zero rispetto a chi finora ha frequentato le istituzioni”. È sempre Crimi che parla, intervistato da RadioLuiss per La Zanzara su Radio 24. “Noi finora non abbiamo fatto un cazzo, abbiamo solo votato per scegliere cariche. Passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è” (Repubblica.it, 21 marzo 2013).

    Il presidente Napolitano non si è addormentato.
    “Napolitano è stato attento, non si è addormentato. Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio” (Sul colloquio tra il presidente della Repubblica e la delegazione del Movimento al Quirinale, 21 marzo 2013).

    Siamo nuovi.
    “Crimi assente in Giunta: “È stata una giornata intensa, mi sono perso, è la prima volta che venivo qui… non trovavo il palazzo”” (Corriere.it, 6 giugno 2013).

    Pasta vs. merda.
    “Italiani popolo strano. Dopo aver ingoiato merda per decenni sono capaci di dire no ad un buon piatto di pasta solo perché non è ben cotta” (Facebook, 6 settembre 2013).

    Commentando il manifesto elettorale del Pdl “Silvio non mollare”.
    “Ma vista l’età, il progressivo prolasso delle pareti intestinali e l’ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con “Non mollare” non è che intende “Non rilasciare peti e controlla l’incontinenza (cit. Paola Zanolli)” (Facebook, 4 ottobre 2013).

    Il “complotto” dei piedi sporchi.
    “LEGGETE, PRIMA DI RIDERE. Un amico che risiede a Ghedi, in provincia di Brescia, ci ha inviato questa lettera. Vi invito a leggerla. ‘Ciao a tutti, molti di voi rideranno guardando l’immagine allegata (i piedi sporchi del figlioletto, ndr). Penserete forse che il caldo di questi giorni mi abbia dato alla testa o che si tratti semplicemente di uno scherzo di cattivo gusto. Purtroppo la realtà supera spesso la fantasia e in questo caso la realtà potrebbe essere più grave di quello che si pensi. (…) Ma veniamo ai fatti. Dopo le vacanze al mare siamo ritornati a casa a Ghedi. Premetto che prima di andare via la casa era in perfetto ordine. Come è normale tutti gli scuri erano chiusi ma dietro qualcuno di essi qualche porta è rimasta socchiusa per favorire un minimo di ricambio dell’aria di casa. Ebbene dopo due settimane ecco quello che si è depositato sul pavimento di casa e raccolto dai piedini di mio figlio. Quello che mi spaventa è che non si tratta della normale polvere. È una polvere nera e sottile, più fine della fuliggine. Sembrano i piedi di uno spazzacamino. Peccato che questa volta le polveri sono contenute nell’aria che respiriamo e che finisce nei nostri polmoni.
    C’è da dire che non viviamo nei pressi di una fabbrica o di una fonderia per cui credo che sia effettivamente quello che circola nell’aria. E questo fa paura (…)’” (Facebook, 28 luglio 2015).

    Oggi alleati di governo.
    “Umberto Bossi e il figlio Renzo condannati per aver abusato dei fondi della Lega Nord. Da “Roma ladrona” a #LegaLadrona. #VotateliAncora” (Twitter, 11 luglio 2017).

    INTERNO

    Carlo Sibilia
    Carlo Sibilia

    Onorevole Carlo SIBILIA, M5s 

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    Carlo Sibilia

    Il meglio del peggio del Carlo Sibilia pensiero

    Confonde la partenza e l’arrivo dell’impresa dei Mille e ha “riscritto” a suo modo alcuni importanti fatti di cronaca, le basi della macroeconomia, e parti considerevoli della storia dell’umanità. Ecco una summa del pensiero del responsabile Scuola e università del M5S

    Sbarco sulla luna? Quando mai.
    “Oggi si festeggia l’anniversario dello sbarco sulla luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa…”. E ancora: “Scusate. Rettifico. Siamo andati sulla luna, Berlusconi è onesto, la riforma del senato è cosa buona e giusta e Repubblica è un giornale” (Twitter, 20 luglio 2014).

    Le stranezze sulla strage di Charlie Hebdo.
    “Incredibile che a Charlie Hebdo sia rimasto ucciso l’economista Maris che denunciava irregolarità su emissione moneta” (Twitter, 8 gennaio 2015).

    La ragione ritrovata. Sibilia dopo la sparatoria avvenuta nel Parlamento canadese di Ottawa, in cui hanno perso la vita due persone.
    “(…) I politici spesso prendono a modello i governo del nord. Norvegia, USA e Canada. Eppure dov’è che hanno iniziato a sparare i politici… proprio in un paese come il Canada. Opera di un pazzo o di qualcuno che ha ritrovato la ragione?” (Facebook, 23 ottobre 2015).

    L’onestà della dittatura.
    “Hai ragione @Beatrix_Bix, la dittatura è più onesta. Almeno lo sai, invece democrazia italiana è subdola” (Twitter, 14 dicembre 2013).

    Dalle stragi di Falcone e Borsellino.
    “Cosa dire di una stampa che oscura il Restitution Day?, l’evento politico più rivoluzionario dagli omicidi di Falcone e Borsellino” (Facebook, 7 luglio 2013).

    Ha stato il Signoraggio.
    “Ebbene, signor Letta, mi spiega oggi qual è il nesso tra banche e stati? Se la Banca centrale europea è di fatto di proprietà delle banche centrali nazionali – e diremmo benissimo!, se le banche centrali nazionali fossero di proprietà dei cittadini, dello stato. (…) E se la moneta è dei cittadini, degli stati, allora perché ce la prestano? Caro Letta, ha mai sentito parlare di Signoraggio Bancario? Ne avete mai parlato alle riunioni del Club Bilderberg?” (Intervento alla Camera, 22 maggio 2013).

    Non fatevi fregare!
    “Esiste una crisi idrica, quando c’è scarsità d’acqua.
    Esiste una crisi geologica, quando c’è scarsità di suolo.
    Esiste una crisi d’aria, quando è troppo inquinata.
    Non può esistere una crisi monetaria perché manca la moneta.
    Infatti acqua, terra e aria sono risorse naturali e pertanto sono finite. La moneta è un’unità di misura e può essere creata in qualsiasi momento.
    Dire che esiste una crisi monetaria è come dire che non c’è la lunghezza perché mancano i metri. NON FACCIAMOCI FREGARE!” (Facebook, 19 settembre 2016).

    Vuoi mettere l’aifon?
    “Oggi la Apple presenta l’#iPhone8 noi in parlamento siamo costretti dal #PD a discutere di #fascismo vs #comunismo… #fatevoi” (Twitter, 12 settembre 2017).

    La proposta-simbolo di Carlo Sibilia, prima di diventare deputato.
    “Matrimonio omosessuale, di gruppo e tra specie diverse (Postato da Carlo Sibilia il 26/11/2012). Discutere una legge che dia la possibilità agli omosessuali di contrarre matrimonio (o unioni civili) , a sposarsi in più di due persone e la possibilità di contrarre matrimonio (o unioni civili) anche tra specie diverse purché consenzienti” (Proposta di legge postata nello spazio che il blog di Grillo dedicava alle “idee” per il programma delle liste civiche).

    Senatore Stefano CANDIANI, Lega

    La zingara.
    “Una zingara, FALSA, ladra, schifosa e bastarda, mi ha rubata il telefono” (Facebook, 13 febbraio 2015).

    Rispondendo su Twitter al titolo dell’Unità “Roma città chiusa. Alle mafie”.
    “Totò Riina è pseudonimo di Antonio De Curtis, detto Totò” (Twitter, 22 agosto 2015).

    La7: Stefano Candiani (Lega Nord) commenta il video shock che ha suscitato polemiche di una bimba che piange di gioia dopo aver ricevuto in regalo un fucile.
    “Non bisogna banalizzare con questo video la legittima difesa. Il concetto deve essere chiaro, se una persona viene aggredita deve potersi difendere e l’aggressore paga il prezzo, se mi entra in casa e ho anche una famiglia da difendere non ci si deve stupire se quel qualcuno entra in un modo ed esce in un altro” (2 febbraio 2017).

    AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

    Onorevole Manlio DI STEFANO, M5s

    Incapaci al potere.
    “Se ci troveremo presto in guerra o se diverremo l’obbiettivo di attentati (senza esserlo mai stati prima) avrete due nomi da ringraziare, Renzi e Gentiloni, due pericolosi incapaci al potere” (Facebook, 15 febbraio 2015).

    Chi appoggia l’Isis.
    “GUERRA ALL’ISIS? NO, IMPERIALISMO. Gli USA e l’Unione Europea appoggiano l’ISIS.
    Questo è un dato di fatto riscontrabile in centinaia di testimonianze influenti (senatori americani) nonché in video che mostrano droni sorvolare i convogli neri senza attaccarli. (…) Il M5S, quando governerà l’Italia, la trascinerà fuori dalla sudditanza atlantica per restituirla alla sua dignità e sovranità nell’azione internazionale. Ascoltate questa mia intervista ad una TV iraniana. È solo questione di tempo…” (Facebook, 16 settembre 2015).

    L’intervista di Vespa a Riina Junior.
    “È SOLO DISTRAZIONE DI MASSA. Basta! Basta! Basta! Non fatevi fregare dal sistema! Vespa ne è parte da sempre, avete già dimenticato le mille occasioni in cui si è prestato a distrarre le masse dai veri problemi del paese? Per quanti mesi è andato in onda il plastico del Delitto di Cogne mentre in Parlamento ci toglievano il futuro? L’equazione è semplice: il Governo Renzi è in crisi perché pescato con le mani nel petrolio dalla magistratura e sotto mozione di sfiducia e, in 24h, mette su un teatrino a tutto campo…” (Facebook, 7 aprile 2016).

    E allora Guantanamo?
    “Gli arresti a Mosca? E allora Guantanamo? Non tocca a me valutare la democrazia in un altro Paese” dice Manlio Di Stefano per levarsi dall’impaccio di una domanda che in tanti fanno ai 5 Stelle: cosa dite della retata di massa di Vladimir Putin? (La Stampa, 30 marzo 2017).

    “M5S, Lista di ebrei sul profilo Facebook di Di Stefano”
    “Come riporta il Corriere della Sera, sul profilo Facebook di Manlio Di Stefano è apporso un post chiamato “Complici di Israele”, relativo al voto contrario dell’Italia alla risoluzione Unesco su Gerusalemme, che ha dato vita ad un dibattito acceso tra chi appoggiava il parlamentare 5 stelle e chi, invece, si dichiarava contrario. Tra i commenti, un altra lista di Vip tra giornalisti, attori e personalità con il titolo “Influenza sionista nei media italiani”, con i nomi, tra gli altri, di Roberto Saviano, Paolo Mieli, Enrico Mentana, Gad Lerner” (Lineapress, 7 maggio 2017).

    Onorevole Guglielmo PICCHI, Lega (ex Forza Italia)

    Quando c’era Silvio.
    “Con Berlusconi quanto avvenuto in #Crimea non sarebbe semplicemente successo” (Twitter, 17 marzo 2014).

    DIFESA

    Onorevole Angelo TOFALO, M5s

    Boia chi molla!
    “Boia chi molla, presidente Boldrini, boia chi molla! E noi non molleremo!” (Intervento alla Camera, 29 gennaio 2014).

    Si scherza.
    “Abbiamo kalashnikov, mitra, mine da posizionare su ogni scranno di questi politicanti della casta, e poi male che vada abbiamo una zizzona di Battipaglia come bomba per far saltare tutto in aria. Ovviamente sto scherzando…” (YouTube, 7 gennaio 2015).

    Alto tradimento.
    “#GENTILONI ANDREBBE PROCESSATO PER ALTO TRADIMENTO! invece accade che gli viene addirittura affidato l’incarico” (Twitter, 11 dicembre 2016).

    Traffico d’armi
    “Traffico d’armi con la Libia, spionaggio, Isis. Un triangolo quanto mai insidioso, tanto più che sullo sfondo c’è un rappresentate dello Stato. Angelo Tofalo, deputato grillino e membro del Copasir – il comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti – ha ammesso di aver pagato un viaggio in Turchia ad Annamaria Fontana, la donna napoletana arrestata nei giorni scorsi per traffico internazionale di armi insieme con il marito, Mario Di Leva, convertito all’Islam (…)” (La Stampa, 26 febbraio 2017).

    ECONOMIA E FINANZE

    Onorevole Laura CASTELLI, viceministra, M5s

    Le ricette della nonna.
    “Olio di ricino per i mafiosi!” (Dibattito in Aula, 4 giugno 2013).

    Come ti permetti di non votare 5 Stelle?
    “Da una parte questo è un Paese che fa fatica a comprendere, dall’altra c’è ancora una grande fetta legata a lobby e poteri forti. Non dico che chi non ha votato 5 Stelle sia da condannare, ma non lo giustifico” (26 maggio 2014).

    Quanto ha ucciso il governo Renzi?
    “Secondo voi quanta gente hanno ucciso i cattivi governi? Quanti il governo #Renzi? Per me più di 150….” (Twitter, 27 marzo 2015).

    Una buona parola per tutti.
    “#Marino ha appena ritirato le dimissioni… Pagliaccio criminale” (Twitter, 29 ottobre 2015).

    Un curriculum che nemmeno il premier Conte.
    “(…) A 14 anni comincio ad innamorarmi della palestra e li conosco la danza HipHop che poi seguirò per oltre 10 anni. E poco dopo, durante una estate di colonia aziendale, scopro l’amore per la barca a vela e il vento; amore che mi accompagna ancora moltissimo. Alle scuole superiori scelgo di frequentare la scuola di Ragioneria più complessa è severa di tutta la provincia di Torino. (…)” (Dal curriculum pubblicato sul sito ufficiale di Laura Castelli).

    “La favolosa figuraccia di Laura Castelli al convegno dell’Ordine dei Commercialisti”.
    “Qualche giorno fa la Castelli era ospite degli Stati Generali della professione dei Dottori Commercialisti. Professione per esercitare la quale è necessario essere iscritti ad un apposito albo professionale al quale si accede dopo aver superato un esame di Stato. La Castelli si deve essere sentita davvero a casa perché si è presentata così: «Sono laureata in Economia, non sono un commercialista ma nella vita ho avuto un mio studio, ho lavorato nello studio di famiglia che si occupa di contabilità, paghe, e conosco…». L’onestà e la trasparenza dell’onorevole pentastellata però non sono state apprezzate dalla platea che ha iniziato a vociare e sogghignare. Ed in effetti è curioso che ad un convegno nel quale si è discusso anche di chi esercita abusivamente la professione arrivi una persona a dire che pur non essendo commercialista ha esercitato la professione e ha avuto pure uno studio…” (Next Quotidiano, 16 febbraio 2018).

    Onorevole Massimo BITONCI, Lega

    La negritudine.
    “Signora Presidente, onorevoli colleghi, la gente ormai ha paura ad uscire la sera e lei vuole favorire la negritudine come in Francia” (Intervento in aula, 14 gennaio 2014).

    Da sindaco leghista di Padova.
    “E ora in tutti gli edifici e scuole un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca!” (Facebook, 24 giugno 2014).

    Lotta dura ai kebabbari.
    “Abbiamo deciso di emettere un’ordinanza per la zona della stazione: è giunta l’ora di far chiudere entro le ore 20 tutta una serie di negozi etnici, tipo quelle dei kebabbari” (30 marzo 2016).

    SVILUPPO ECONOMICO

    Senatore dott Andrea CIOFFI, M5s

    Il tweet-shock subito dopo le prime scosse sismiche.
    “A Roma due forti scosse di #terremoto in due ore. Il Senato ha retto benissimo. Reggerà anche alla deforma di Renzi. #IoVotoNo” (25 ottobre 2016).

    Onorevole Davide CRIPPA, M5s

    Priorità.
    “Oggi pomeriggio dovevo partecipare al torneo beach waterpolo ad Arona, ma qualche genio del Pd ha deciso che questa sera alle 19 si doveva votare in commissione attività produttive e finanze per il ddl concorrenza (…)” (Facebook, 2 agosto 2015).

    INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

    Michele DELL’ORCO, M5s

    Mafia-Pd.
    “‘Oggi Pd in piazza contro la mafia’: come se i #Casamonica manifestassero contro se stessi” (Twitter, 3 settembre 2015).

    Edoardo RIXI, Lega

    Dopo l’attentato di Nizza
    “Edoardo Rixi punta il dito contro il governo italiano: “L’Italia deve chiudere le frontiere e smetterla di traghettare sul territorio nazionale migliaia di clandestini che con i loro viaggi finanziano l’Isis – scrive sulla propria pagina Facebook -. Il nostro Governo è moralmente responsabile di quanto sta accadendo in Europa”” (Huffington Post, 15 luglio 2016).

    “Spese pazze, Rixi: ‘Così facevan tutti, ci siamo adeguati’”.
    “Così facevan tutti. Acquistavano le loro cose personali e le facevano pagare ai contribuenti liguri. “C’era una prassi consolidata, che abbiamo seguito e che mai aveva creato problemi – spiega Edoardo Rixi, assessore regionale allo Sviluppo Economico della Liguria e segretario della Lega Nord ligure” (Repubblica.it, 19 settembre 2017).

    Armando Siri e Matteo Salvini
    Armando Siri e Matteo Salvini

    Senatore Armando SIRI, Lega

    VEDI ANCHE:

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    Esclusivo: la flat tax di Matteo Salvini è un’idea di un bancarottiere

    Armando Siri, l’ideologo dell’aliquota unica al 15 per cento,  ha patteggiato una condanna a un anno e 8 mesi per un crac. Due società in cui il guru del leader leghista ha avuto ruoli di spicco hanno trasferito la sede legale in un paradiso fiscale. E uno dei suoi soci è indagato dall’antimafia di Reggio Calabria

    “Lega, L’Espresso: ‘L’ideologo della Flat Tax Armando Siri patteggiò per bancarotta fraudolenta‘”.
    “Prima della campagna elettorale Matteo Salvini, segretario della Lega, pensava per lui a un ruolo di governo, magari un ministero economico. Eppure, stando a quanto riporta L’Espresso, Armando Siri, 46 anni, eletto al Senato, ideologo della flat tax, ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta. Tre anni e mezzo fa un giudice ha accolto l’accordo tra accusa e difesa per il fallimento della MediaItalia, società che avrebbe lasciato debiti per oltre 1 milione di euro. Nelle motivazioni, riporta il settimanale, i magistrati che hanno firmato la sentenza scrivono che, prima del crack, Siri e soci hanno svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale Usa” (Fatto Quotidiano, 12 marzo 2018).

    LAVORO E POLITICHE SOCIALI

    Onorevole Claudio COMINARDI, M5s

    È Stato il Bilderberg.
    “Il mandante della bomba di Piazza della Loggia è lo Stato italiano. Una strage di Stato. C’era di tutto. I servizi segreti deviati, la politica, la Cia, e come dice Imposimato, anche il gruppo Bilderberg. Dietro alla strategia della tensione e alle stragi c’è anche il gruppo Bilderberg” (Intervento alla Camera, 28 maggio 2014).

    Androidi.
    “Un androide dotato di intelligenza artificiale è in grado di vedere, sentire, conversare, camminare, svolgere attività manuali, interpretare immagini, elaborare calcoli estremamente complessi e molto altro ancora. (…) Ritengo fondamentale un dibattito politico su questi mutamenti (…)” (Facebook, 7 gennaio 2016).

    BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E IL TURISMO

    Onorevole Gianluca VACCA, M5s

    Porcelli Pd.
    “I porcelli democratici hanno sempre hanno votato l’Italicum” (Twitter, 4 maggio 2016).

    Assassini Pd.
    “#labuonascuola è legge. Gli assassini #PD della scuola pubblica italiana hanno vinto una battaglia, ma non vinceranno la guerra! #M5S” (Twitter, 9 luglio 2016).

    Spazzatura Unità.
    “L’Unità è tornata a infangare le edicole. Le discariche sono sature, non c’era bisogno di nuova spazzatura” (Twitter, 12 luglio 2015).

    SALUTE

    Onorevole dott. Maurizio FUGATTI, Lega

    La cara vecchia lira.
    “Alla festa leghista di Avio si pagheranno cibo e bevande con le vecchie lire, sarà l’occasione per dimostrare a Monti i danni causati dall’euro” (13 agosto 2012).

    Reich.
    “Grazie ad Angela Merkel ormai non siamo più in Europa, ma nel Quarto Reich” (18 ottobre 2012).

    AMBIENTE, TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

    Onorevole Vannia GAVA, Lega Nord

    Quando vedo la Kyenge penso ad un orango”, disse Calderoli. E la Gava… 
    “Calderoli? Ha detto quello che pensano quasi tutti gli italiani. “I tratti somatici di alcune popolazioni è innegabile evochino da sempre sembianze animali se non peggio (cosa dovrebbero dire i poveri abitanti della Mongolia?). Chi non riconosce questo è palesemente in malafede e usa strumentalmente un falso perbenismo degno delle più squallide ipocrisie. È ora di finirla di puntare il dito contro i pochi che hanno il coraggio di dire quello che pensano tutti” (Messaggero Veneto, 15 luglio 2013).

  • Renzi, il Malaussène italiano

    Renzi, il Malaussène italiano

    Come è nato tutto questo odio verso Renzi?

    Come si è costruito, al netto degli errori, lo stigma contro Matteo Renzi? Come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee è precipitato bruscamente nel consenso e viene dipinto da tutti come il male assoluto? Ecco come è stata pazientemente fabbricata, pezzo dopo pezzo, l’immagine negativa del giovane fiorentino. E vi spiego anche perché questo è avvenuto.

    I problemi del nostro paese si sono accumulati in decenni di malgoverno (clientelismo, statalismo nepotistico, mancata costruzione di una pubblica amministrazione efficiente, consenso conquistato e mantenuto, soprattutto negli anni 80, con l’aumento del debito pubblico etc.etc. corruzione endemica, evasione fiscale altissima).

    Eppure oggi il bersaglio principale per gli italiani si chiama Matteo Renzi, omettendo di dire che il giovane fiorentino è stato protagonista solo degli ultimi 4 anni, un periodo troppo breve per aver combinato i disastri che gli si addebitano. Gli rimproverano di tutto, manca solo l’accusa (ma prima o poi arriverà) di essere un complice del mostro di Firenze. Da sinistra a destra, dal nord al sud l’80% degli italiani non lo sopportano, lo giudicano antipatico, indirizzano contro di lui ogni loro malessere incolpandolo di ogni cosa, perfino del fatto che la sera prima hanno litigato furibondamente con la moglie mettendo in crisi il proprio matrimonio.

    Matteo Renzi, suo malgrado, è diventato una specie di signor Maulaussene, una specie di capro espiatorio che serve ad assolvere tutti gli altri, e la storia di questo paese, per le difficoltà in cui ci troviamo.

    Ma come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee quando è arrivato alla soglia dei 43 anni è precipitato bruscamente nel consenso e dipinto da tutti, dal professore universitario al barista sotto casa, come il male assoluto?

    C’è qualcosa di più profondo e di più strutturale della sua semplice antipatia e di un carattere non certamente facile oscillante tra la battuta salace immediata e l’egocentrismo esasperato.

    Non si diventa così impopolari e così odiati in così poco tempo per questi motivi, le storie delle leadership sono piene di leader vincenti egocentrici e presuntuosi.

    La distruzione dell’immagine positiva di Matteo Renzi, che sembrava vincente dopo la vittoria delle primarie e soprattutto dopo il 40% delle Europee, è stata pazientemente fabbricata da una macchina potente al servizio di chi si è sentito minacciato in vari modi dall’affermazione di una leadership che rompeva il politicamente corretto e gli schemi attraverso i quali la politica italiana ma anche l’economia e i media hanno letto e soprattutto interpretato la realtà.

    Non può essere altro che questo. Non può giustificarsi l’eclisse di popolarità di Matteo Renzi con questo o quello errore commesso in questa o quella riforma soprattutto quando i più autorevoli commentatori internazionali (lontani dalle passioni della lotta politica quotidiana italiana) descrivono gli ultimi anni come anni di buon governo e di tante buone leggi.

    Cosa è allora? E, perché, soprattutto? Non basta neanche incolpare il populismo grillino che ha portato l’insulto e la tecnica della distruzione dell’avversario in politica, non basta perché della ossessione contro Matteo Renzi si sono fatti interpreti pezzi importanti delle elites riflessive italiche che semmai hanno usato l’amplificazione delle campagne vaffamediatiche dei grillini per colpire il nuovo leader del PD e la classe dirigente giovane che tentava di farsi strada.

    Si è mosso contro Matteo Renzi un mondo molto variegato dai membri privilegiati dell’ancien regime al vaffanculismo grillofascio,da quel mondo omofobo e razzista perfettamente rappresentato dal nuovo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e dal pistolero di Macerata a tutti coloro che si sono sentiti colpiti dalle riforme portate avanti dal governo del PD (dai magistrati a cui si sono ridotte le ferie ai professori che non vogliono essere oggettivamente valutati, dai dirigenti dello Stato cui è stato messo un tetto agli stipendi ai caporali colpiti da una legge efficacissima, dai furbetti del cartellino a quelli che non pagavano il canone Rai, etc. etc. etc., la lista sarebbe lunghissima). E non ho dubbi che oltre alla ribellione dei poteri deboli e diffusi anche quelli che hanno davvero il potere di comando della economia e della finanza si sono preoccupati che il giovane fiorentino ridesse il ruolo che gli spetta alla Politica, quella che Aristotele chiamava, se non ricordo male, la regina delle arti, potenziando lo Stato democratico unico modo per tenere a bada gli spiriti selvaggi di un capitalismo che negli ultimi 30 anni grazie alla globalizzazione solo economica e finanziaria ma non politica, ha mandato a monte (senza costruire una più avanzata alternativa al passo con le mutate situazioni sociale) quel compromesso welfaristico che aveva garantito il benessere del secondo dopo guerra.

    Ed una mano importante a questa azione di demolizione mediatica l’hanno data i perdenti della “ditta” che non hanno mai accettato l’esito delle primarie ed hanno sempre trattato il ragazzo fiorentino come un estraneo barbaro. Quella sinistra che veniva ospitata ogni giorno, in maniera ossessiva e sovradimensionata rispetto al loro peso elettorale effettivo, in tutti i talk show per parlare male di Renzi e del PD, utili idioti che hanno lavorato per il re di Prussia.

    Una sinistra che apparentemente parlava di merito e di valori (jobs act, buona scuola, disuguaglianza, povertà) ma che era animata solo da uno spirito di rivalsa nei confronti di chi l’aveva estromessa dai centri di potere dopo decenni in cui in quei centri di potere (stesse al governo o stesse all’opposizione) aveva fatto il bello e cattivo tempo.

    Questo fronte ampio della restaurazione si è trovato compatto per la prima volta ai tempi del referendum costituzionale quando per il NO si è schierato un arco di forze politiche e sociali amplissimo dalla CGIL a Casa Pound passando per tutto lo spettro delle forze politiche italiche vecchie e nuove.

    La campagna sulla deriva autoritaria è stata un capolavoro mediatico che ha dimostrato una inesauribile capacità di ribaltamento della verità. Una Riforma che non toccava la forma dello Stato, che manteneva integro il Parlamentarismo costituzionale efficientando nello stesso tempo i percorsi decisionali e rafforzando così il ruolo della democrazia (quella democrazia che come dicono in tanti è in pericolo quando non riesce a decidere) è stata fatta passare per un attentato alle libertà costituzionali.

    È stata una campagna condotta per evitare quello che per loro era il pericolo maggiore. Il pericolo mortale cioè che una nuova classe dirigente si rafforzasse grazie alla vittoria del SI, con Matteo Renzi che consolidava la sua leadership potendo così continuare senza più nessun ostacolo quell’azione di profondo rinnovamento appena iniziato. Provate ad immaginare come sarebbe cambiata la storia del nostro paese se il SI avesse vinto (ma il popolo, come spesso gli accade, ha scelto Barabba)!!!

    Ma il capolavoro mediatico costruito per combattere la Riforma costituzionale è solo un aspetto (e non certo il più incisivo) di unaazione a largo raggio avviata per distruggere la credibilità di Renzi ed era necessario dopo il referendum completare l’opera ed impedire che quel 40% di SI diventasse un fronte politico compatto.

    Mentre la sinistra interna ed esterna al PD continuava nel suo bombardamento del quartier generale (con l’effetto di far perdere di credibilità agli occhi di tanti elettori che assistevano esterrefatti a liti da pollaio) veniva costruito un altro capolavoro mediatico che ha portato la grande maggioranza degli elettori ad identificare in Matteo Renzi e nella sua giovane classe dirigente i complici di un sistema bancario che aveva provocato la crisi delle 8 banche.

    Cioè il contrario, radicalmente il contrario, di quello che era effettivamente accaduto.

    Ed in un periodo in cui il sistema bancario nel suo complesso non gode del massimo di popolarità essere stigmatizzato come l’amico dei banchieri è stato un colpo mortale alla immagine di Matteo Renzi.

    La “character assassination” di Maria Elena Boschi, una delle più importanti collaboratrici di Renzi, la giovane donna che era riuscita a far votare al Parlamento una Riforma costituzionale che ridimensionava privilegi e costi, è un esempio di scuola di come questo capolavoro mediatico è stato costruito.

    Il frame “Renzi amico dei banchieri che hanno speculato sulla vita delle persone” e quello di “Boschi Madonna Etruria” è penetrato ovunque ed inutilmente il PD provava a spiegare che la crisi delle 8 banche era maturata quando Renzi era ancora sindaco a Firenze e la Boschi una giovanissima avvocatessa del foro fiorentino, inutilmente provava a spiegare che l’azione di governo ha salvato non i banchieri (che invece sono stati estromessi da tutti i consigli di amministrazione compreso l’incolpevole, come ha stabilito la magistratura, Pierluigi Boschi) ma correntisti e risparmiatori compresi gli obbligazionisti ingannati da troppo solerti funzionari bancari, inutilmente provava a spiegare che con la riforma delle popolari sono state eliminate all’origine le cause per cui quelle crisi sono potute scoppiare e che forse c’è stato un intreccio malmostoso tra chi doveva vigilare e le banche sottoposte a vigilanza (nel caso delle banche venete tutto questo è evidentissimo).

    Ed il capolavoro mediatico è stato completato trasformando la Commissione di indagine sul sistema bancario in un palcoscenico dove rafforzare, contro ogni evidenza, questi frame (surclassando il PD che per ingenuità dello stesso Renzi credeva invece di trasformare quel palcoscenico in uno strumento di accusa verso chi effettivamente aveva lucrato).

    Questa sulle banche è stata la campagna mediatica più invasiva e più penetrante ma contemporaneamente sono stati costruiti e fatti girare ampiamenti tra gli oltre 30 milioni di cittadini che usano i social straordinarie fake news molto efficaci.

    Pensiamo alla notizia diffusa ovunque (con foto) della Lamborghini che aveva regalato una sua automobile a Renzi che ci era andato in vacanza ad Ibiza.

    Pensiamo al battage sul famoso aereo di Stato di Renzi che Renzi non ha mai usato e che invece in questi giorni il neopremier anticasta Conte ha usato per andare in Canada.

    Ma pensiamo soprattutto a quella campagna, molto più insidiosa e molto ben costruita, fatta sulla applicazione della Direttiva europea riguardante l’uso dei sacchetti biodegradabili nei supermercati. Per settimane e settimane i social sono stati invasi dacentinaia di migliaia di post in cui si dava per certo che una amica di Renzi aveva il monopolio nella produzione di questi sacchetti e che la norma era stata approvata per favorire questa signora che era appunto una amica del premier. Tutto falso. Ma tutto virale e quindi reso verosimile per milioni di persone.

    Per parecchio tempo prima delle elezioni politiche è stato uno stillicidio di fake aventi come oggetto la demolizione della moralità di Matteo Renzi, direttamente o attraverso persone a lui legate.

    E lo hanno fatto utilizzando tutta l’odierna potentissima strumentazione social molto più invasiva ed individualizzante della già invasiva potenza televisiva. Qualcuno adombra addirittura che, allo scopo ultimo di far vincere in tutta Europa i populisti per indebolirne la forza politica ed economica, i russi abbiano concentrato in grandi capannoni migliaia di persone con il compito di pattugliare il web ed introdursi sotto mentite spoglie nella vita di tutti noi raccontando frottole che diventavano verità per la maggioranza della popolazione che non ha né strumenti né il tempo per difendersi. Uno scenario spaventoso se fosse vero e che rende veritiera la frase di Mark Twain il quale parlando delle menzogne diceva che “una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”.

    Io non so, non ne ho le prove che tutto questo sia vero. So però che è molto verosimile. E so che se una potenza straniera o una potenza economica oggi vuole inondare la mediasfera con notizie tendenziose o fasulle, le tecnologie informatiche e la rete dei social gli facilitano enormemente il compito.

    In passato la controinformazione a fini destabilizzanti contro un Partito, un movimento, uno Stato era già stata usata ma ci volevano risorse sul posto, bisognava scalare giornali (come fu per il Corriere all’epoca della P2) o televisioni (come è stato a cavallo tra prima e seconda repubblica per Berlusconi). Oggi quella azione destabilizzante si può fare a distanza da Mosca, Washington o da qualsiasi periferia dell’impero, senza rischio alcuno.

    La macchina del fango di cui abbiamo parlato finora era poi anche alimentata da quello che Piero Sansonetti, direttore del Dubbio, chiama il circo mediatico giudiziario, una specie di corto circuito tra alcuni uffici giudiziari e media.

    In questi anni sono decine e decine le inchieste giudiziarie che dalla scrivania della procura passano nelle prime pagine dei giornali. Una regia sapiente che centellina le informazioni dando risalto alle aperture delle inchieste ma nascondendo quando quasi sempre si risolvono con l’archiviazione o per l’assoluzione per inesistenza di ogni presupposto.

    È stato così per il parlamentare lucano Salvatore Margiotta, per la clamorosa inchiesta Tempa rossa finita in un nulla di fatto, per il Presidente del PD campano Stefano Graziano, per il governatore De Luca, per il Sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, per il Sindaco di Mantova Palazzi e tantissimi altri casi.

    La notizia delle indagini su di loro ha fatto più volte il giro del mondo, la verità della loro assoluzione si sta ancora allacciando le scarpe.

    Forcaioli e giustizialisti di ogni risma scrivono centinaia di migliaia di post sui social, il PD viene descritto come una associazione a delinquere, il Fatto quotidiano (e non solo) batte la grancassa (e i padri nobili del PD tacciono).

    Il frame dei renziani corrotti entra in tutte le case, nei piccoli paesi, nei bar e nei mercati non si parla d’altro ed il prestigio di Renzi viene pian piano buttato a terra. Ogni giorno, ogni ora, incessantemente.

    E che questo sia l’obiettivo viene fuori clamorosamente quando i bravi magistrati della Procura di Roma scoprono che sul caso Consip c’è un capitano dei carabinieri che taroccava le intercettazioni per mettere in mezzo il padre di Renzi. Una roba che in altre epoche avrebbe provocato uno sciopero generale e la scesa in piazza di grandi masse a difesa della democrazia.

    In questo caso scende solo il silenzio. I grandi organi di informazioni relegano la notizia tra le non rilevanti. E tacciono, lo ripeto, i padri nobili del PD, quelli sempre con il ditino alzato ad indicare gli errori di Matteo Renzi ed a piangere retoricamente sul presunto abbandono dei valori della sinistra.

    Nessuna solidarietà viene al giovanotto fiorentino dai suoi stessi compagni di Partito che sono in minoranza, ed è evidente che le finte prove contro la famiglia di Renzi facevano comodo pure a loro.

    Ma la campagna di delegittimazione quotidiana di Matteo Renzi e quindi del PD è fatta anche di un altro tassello oltre che della furibonda campagna condotta attraverso ingegnose ed efficaci fake news e dell’attivazione del circo mediatico giudiziario.

    Parliamo della azione falsificante compiuta sugli atti di governo tendente a dimostrare non solo l’inefficacia di una politica ma addirittura la complicità di questa politica con coloro che detengono effettivamente il potere economico e finanziario.

    Così è accaduto con il Jobs act di cui non viene messo in risalto quello che è la vera novità della riforma del mercato del lavoro e cioè la nuova e moderna rete di protezione sociale che ingloba figure fin ad ora mai interessate a nessuna protezione ma si amplifica la battaglia ideologica di un piccolo nucleo di sinistra e si taroccano o si nascondono i dati sull’aumento della occupazione parlando di un aumento dei rapporti di lavoro precario quando invece, come spiego QUI in maniera più dettagliata è vero il contrario.

    Si alimenta la fake news della diminuzione delle ore lavorate per spiegare, e quindi sminuire, l’inversione di tendenza del tasso di disoccupazione, fake news smentita dai dati ufficiali che non solo segnalano l’aumento delle ore lavorate complessive ma anche l’aumento delle ore lavorate per dipendente.

    O come è accaduto con la riforma della scuola dove vengono messi in risalto solo i problemi (fisiologici quando si mette mano ad un sistema di nomina dei professori incancrenito da decenni) e si tace sul fatto che il governo Renzi ha fatto uno sforzo enorme in termini finanziari sul comparto scuola dopo i tagli selvaggi degli anni precedenti ad opera di Gelmini e Monti.

    Per non parlare della lotta alla povertà che è stato un chiodo fisso in questi anni e che ha visto oltre al Reddito di inclusione l’approvazione di tante misure indirizzate ad incidere sugli indici di povertà presenti nel nostro paese (cito soltanto, l’elenco potrebbe essere lungo, l’eliminazione delle tasse universitarie per i più poveri e l’abbattimento progressivo per gli altri oppure la cosiddetta quattordicesima per i pensionati al minimo). Uno sforzo che ha visto aumentare gli investimenti sul sociale sia rispetto ai governi Berlusconi ma anche ai governi Prodi e che nessuno però raccontava. (trovate QUI una analisi più dettagliata di questo tema)

    Si poteva e doveva fare di più? Non c’è alcun dubbio. Ma dal dovere e potere fare di più al descrivere Renzi come colui che ha ampliato la precarietà del lavoro, ha distrutto la scuola pubblica e fatto aumentare la povertà, ce ne corre.

    E ritorniamo da dove eravamo partiti.

    Dalla domanda su come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee quando è arrivato alla soglia dei 43 anni è precipitato bruscamente nel consenso e dipinto da tutti, dal professore universitario al barista sotto casa, come il male assoluto.

    Renzi ha fatto sicuramente degli errori dei quali sicuramente il più grave per un politico è quello di non aver capito la disposizione delle forze in campo contro di lui (errore evidentissimo al referendum ma che è continuato) e molte riforme sicuramente andavano fatte meglio.

    Ma non per questo di solito si cade così vertiginosamente nella considerazione popolare. Si possono perdere le elezioni ma non è questa la spiegazione del crollo di considerazione e della vera e propria aurea negativa che circonda Matteo Renzi.

    La spiegazione sta in tutto quello che ho provato a raccontare in questo articolo, sta nella paura che, all’establishment debole e forte, ha fatto questo giovanotto di Rignano sull’Arno, paura che non fanno neanche i 5 stelle la cui impreparazione fa dormire sonni tranquilli ai vecchi volponi della economia e della politica e della burocrazia, volponi che nelle situazioni di caos si ingrassano mentre soffrono se qualcuno, come hanno avuto l’ambizione di fare i governi del PD, quel caos lo vuole governare fissando dei limiti.

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    Enzo Puro

    ENZO PURO

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    Aggiornato al 31 marzo 2018www.facebook.com/pensieropuro

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  • Uno vale uno

    Uno vale uno

    Mariacristina Ferraioli

    Il movimento 5 Stelle presumibilmente vincerà le elezioni e non lo farà per via della tanto decantata onestà. Parliamoci chiaro, se l’onestà fosse un valore diffuso e condiviso per questo paese non avremmo il tasso più alto di lavoro nero d’Europa né il più alto numero di evasori fiscali. I 5 Stelle vinceranno perché hanno sedotto quella parte del paese inetta e rancorosa con l’idea che siamo tutti uguali e che lo studio, l’impegno e il sacrificio nella vita siano in fondo un dato relativo. Perché uno vale uno, come nella Fattoria degli animali di Orwell, in nome di una libertà che è in realtà la peggiore forma di dittatura. Così ci ritroviamo un Di Maio che si sente De Gasperi, pur senza averlo mai sentito neanche nominare De Gasperi, una cloaca di sprovveduti che discute di economia o di politica internazionale senza mai aver aperto un manuale di storia e soprattutto una società di persone che pensano di potersi sedere di fronte a chiunque per discutere di qualsiasi cosa. Le conseguenze sociali del movimento 5 Stelle vanno oltre la barzelletta di avere un premier come Di Maio che coniuga i verbi peggio dello studente che ho bocciato lo scorso anno. Il vero dramma causato dai cinque stelle è che hanno offerto la spalla a qualsiasi persona di sentirsi all’altezza di parlare di ogni cosa. Oltre la medicina, oltre chi ha passato la vita nei laboratori e a studiare, oltre i premi Nobel. È gente che non ha coscienza di cosa sia lo studio e quanto sacrificio ci sia dietro ad una ricerca, dietro ad una professione, che non pensano ai ragazzi che hanno passato la vita sui libri per far progredire questo paese. È la presunzione fine a se stessa. L’onestà di cui il movimento si riempie la bocca continuamente non è un vanto. È il grado zero della civiltà cosa che sarebbe nota perfino a loro se avessero studiato un po’ di latino. Occupare un posto che non si è in grado di occupare, essere pagati per un lavoro che non si è grado di fare quella è la peggiore forma di disonestà civile. E come diceva quel vecchio saggio di Seneca “la vergogna dovrebbe proibire a ognuno di noi di fare ciò che le leggi non proibiscono”.

  • Immaginate una scuola.

    Immaginate una scuola.

    Francesco Brescia

    Immaginate una scuola.

    La UE è una classe.
    Una classe nella quale ognuno fa quello che vuole. L’unico professore temuto è quello di economia, soprattutto quando chiede le quote per la gita. Gli altri professori parlano, parlano, ma in fondo nessuno li ascolta. Però i ragazzi tornano a casa e chiedono sempre ai genitori “dobbiamo portare i soldi per la lavagna multimediale, ce lo chiede la scuola. Dobbiamo portare i soldi per l’uscita didattica, ce lo chiede la scuola”.
    Il materiale per studiare costa tantissimo, nella classe della UE. E lo custodisce la Germania, che è la prima della classe in queste cose di cancelleria.
    L’Italia se ne sta un po’ per i fatti suoi, nella classe della UE.
    Non se la passa tanto bene, a casa.
    Ha dei nuovi genitori adottivi, che faticano a comprendersi e a mettersi d’accordo. Un po’ perché sono troppo diversi tra loro, un po’ perché c’è di mezzo il nonno, un uomo vecchio, col parrucchino, basso e rattuso che rompe continuamente il cazzo e ogni tanto si mette a contare con le dita, fa le corna e vuole parlare delle cose del passato. Il nonno tra l’altro dovrebbe pure stare in galera, per questioni di nipotine, ma nessuno ha capito perché giri ancora a piede libero.
    Italia ha il banco vicino alla porta della classe. Ogni giorno un sacco di bambini delle altre classi vogliono entrare, e spintonano Italia, la sbattono di qua e di là, e Italia li farebbe anche entrare, ma il banchetto è piccolo e la sediolina non regge tutti.
    Certo, meglio di Grecia, che la sediolina non ce l’ha nemmeno più e se ne sta seduta per terra, in un angolo della classe della UE.
    Poi c’è Francia.
    Quanto mi sta sul cazzo Francia.
    Francia fa quello che vuole, ha dei libri specifici che usa solo lei, e vorrebbe decidere pure il programma di studi. Francia pure sta vicino alla porta, ma lei non fa sedere nessuno.
    Francia è amica di quello che se ne è andato via dalla scuola, Gran Bretagna.
    Gran Bretagna fa quello fico, ma solo perché sa di avere le spalle coperte da suo cugino. Suo cugino ogni tanto arriva, sagnellone, alto, grosso, sempre prepotente e violento, e rompe il cazzo a tutti.
    Il cugino bullo di Gran Bretagna si chiama Stati Uniti.
    Non ci va nemmeno più a scuola, questo.
    Quando arriva Stati Uniti, tutti stanno zitti.
    Gran Bretagna lo affianca, e dalla classe della UE si stacca e li accompagna sempre Francia. E i tre vanno a rompere i coglioni in altre classi.
    Soprattutto nella classe Medioriente.
    Quanto rompono i coglioni a Medioriente questi tre.
    Quella classe già è un casinò da anni per colpa della professoressa di religione, che cambia sempre programma e li fa litigare.
    Litigano, non fanno altro.
    Però hanno spesso delle aule più soleggiate di quelle degli altri, e allora Stati Uniti va, ogni tanto, e se la prende con qualcuno di loro. Così.
    Come se non bastassero i problemi.
    Tanto il preside ONU dorme. Lui beve, chatta con le cinquantenni fake, si fa le pippe e dorme.
    Tempo fa Iraq sputava con la cerbottana a Kuwait. Stati Uniti arrivò e distrusse lo zaino di Iraq. Poi il banco. Poi il femore. Poi la faccia. Iraq sta là, in classe, ma non si è ripreso e sanguina ancora.
    Un’altra volta Stati Uniti decise di entrare nella classe Nordafrica, per spezzare il braccio di Libia. Francia era tutta contenta. Italia no, ma si accodò lo stesso.
    Il banco di Libia è ancora in fiamme.
    E adesso Stati Uniti vogliono il motorino di Siria.
    Madonna, quanto vogliono quel motorino.
    E sopra al motorino di Siria ci vogliono fare un giro pure Francia e Gran Bretagna.
    Ma Siria è pure amica dei bulli di altre classi, soprattutto Russia, che è un altro che vi raccomando, e Turchia.
    Turchia ha il professore di sostegno, perché è irrequieto e tutti hanno paura di come reagisce.
    E pure loro, Russia e Turchia, vorrebbero farsi un giro sullo stesso motorino di Siria.
    Ma Stati Uniti se ne fotte.
    Quando vuole una cosa, Stati Uniti non si tiene.
    E appresso ci stanno sempre Gran Bretagna, che pure a scuola non ci vuole andare più da un paio d’anni, e non si sa cosa voglia fare da grande. E Francia, che non ho capito cosa ci rimanga a fare nella classe della UE, visto che decide sempre da sola e non sta mai a sentire gli altri.
    Soprattutto nessuno ascolta Italia, che poi si ritroverà attorno alla sedia un sacco di studenti che vorranno andare via dalle altri classi, perché Stati Uniti e gli altri bulli quando vogliono una cosa non si tengono.
    Molti ci dicono che dobbiamo essere riconoscenti a Stati Uniti e che, se non fosse stato per lui, la classe UE tanti anni fa non avrebbe potuto avere fondamenta, mura e finestre.
    Probabile.
    Ma dopo 70 anni, direi che il debito con il bullo sia stato abbondantemente pagato.
    Con gli interessi.
    Alle volte penso che in quella scuola chi stia meglio di tutti è il bidello.
    Quello fa il saggio, ha un sacco di figli, e se ne sta spaparanzato a leggere il giornale e fumare, mentre tutto intorno le classi fanno un casino infernale.
    Il bidello è l’India. Con tutto quello che succede nella scuola, qualche anno fa ha deciso di avere una discussione proprio con Italia.
    Strano proprio, il bidello.

    La classe della UE nemmeno quest’anno finirà il programma di studi, per colpa sua e per quello che succede nelle altre classi, anche quelle del piano di sotto, come Estremo Oriente, Sudamerica, o Centrafrica.
    Ma tanto, nella classe della UE, per i professori l’importante è solo che ogni anno tutti versino la quota della gita, poi ognuno può fare quello che gli pare.

    E alla fine, come sempre, nessuno imparerà mai nulla.

  • Come le intelligenze artificiali imparano a diventare sempre più intelligenti

    Come le intelligenze artificiali imparano a diventare sempre più intelligenti

    Il termine intelligenza artificiale potrebbe far pensare a macchine dotate di vera conoscenza, in grado di ragionare e consapevoli di ciò che stanno facendo; le cose, invece, sono molto diverse: il fatto che un software impari a riconoscere se in una foto sono presenti dei gatti non significa che sappia che cosa sia un gatto; allo stesso modo, il computer che ha battuto Lee Sedol, il maestro di Go, non aveva la più pallida idea di che cosa stesse facendo (e lo stesso vale per lo storico esempio riguardante le partite a scacchi tra Deep Blue di IBM e Gary Kasparov).

    Questi software, insomma, non sono in grado di pensare; sono semplicemente capaci di processare una quantità tale di dati da riuscire a metterli in relazione tra loro, identificando collegamenti e differenze in un paniere di dati o calcolando statisticamente, per esempio, quale mossa di un determinato gioco ha la maggior probabilità di avere successo.

    I metodi utilizzati per ottenere questi risultati sono principalmente due: il machine learning (apprendimento automatico) e la sua più recente evoluzione, il deep learning (apprendimento approfondito), un sistema dalle enormi potenzialità che si basa sugli stessi princìpi ma che, a differenza del machine learning, lavora su numerosi strati di “reti neurali” che simulano il funzionamento del cervello, organizzando l’analisi dei dati su diversi livelli e raggiungendo così una maggiore capacità di astrazione.

    Le origini di questa branca dell’intelligenza artificiale risalgono agli anni ’50 e al lavoro di scienziati come Marvin Minsky, Frank Rosenblatt, Seymour Papert e Arthur Samuel (quest’ultimo ha coniato una importante definizione di machine learning: “una branca dell’intelligenza artificiale che fornisce ai computer l’abilità di apprendere senza essere stati esplicitamente programmati”). Per decenni, però, il fatto che questa tecnica non consentisse di raggiungere una vera e propria intelligenza artificiale, ma solo una sorta di calcolo statistico estremamente evoluto, le ha impedito di ottenere grande popolarità nel mondo accademico.

    Nel caso del machine learning, la macchina scopre da sola come portare a termine un compito che le è stato dato

    L’atteggiamento generale ha iniziato a cambiare solo negli anni ’90, quando è diventato evidente come il machine learning consentisse di risolvere parecchi problemi di natura pratica; il salto di qualità che l’ha infine imposto come strada maestra nel mondo della AI è avvenuto più recentemente, grazie alla crescente potenza di calcolo dei computer e a una mole senza precedenti di dati a disposizione, che ne hanno aumentato esponenzialmente le potenzialità.

    Alla base di questa tecnica, c’è l’utilizzo di algoritmi che analizzano enormi quantità di dati, imparano da essi e poi traggono delle conclusioni o fanno delle previsioni. Per questo, nella definizione di Arthur Samuel, si parla di “abilità di apprendere senza essere stati esplicitamente programmati”: a differenza dei software tradizionali, che si basano su un codice scritto che spiega loro passo dopo passo cosa devono fare, nel caso del machine learning la macchina scopre da sola come portare a termine l’obiettivo che le è stato dato.

    Un software che deve imparare a riconoscere un numero scritto a mano, per esempio il 5, viene quindi sottoposto a centinaia di migliaia di immagini di numeri scritti a mano, in cui è segnalato solo se sono dei 5 oppure non lo sono. A furia di analizzare numeri che sono o non sono dei 5, la macchina impara a un certo punto a riconoscerli, fornendo una percentuale di risposte corrette estremamente elevata. Da qui a essere davvero intelligenti, ovviamente, ce ne passa: basti pensare che, per imparare a riconoscere un certo numero, un’intelligenza artificiale deve essere sottoposta a migliaia e migliaia di esempi; a un bambino di quattro anni basta vederne cinque o sei.

    Lo stesso metodo probabilistico è alla base di una quantità di operazioni che quotidianamente ci semplificano la vita: il machine learning viene impiegato dai filtri anti-spam per eliminare la posta indesiderata prima ancora che arrivi nelle nostre caselle, per consentire a Siri di capire (più o meno) che cosa le stiamo dicendo e a Facebook per indovinare quali tra i nostri amici sono presenti nelle foto; permette ad Amazon e Netflix di suggerirci quali libri o film potrebbero piacerci, a Spotify di classificare correttamente le canzoni in base al loro genere musicale. Già oggi, insomma, utilizziamo quotidianamente l’intelligenza artificiale, spesso senza nemmeno rendercene conto.

  • CASTELLUCCIO SI È ABBASSATA DI 18 CM E IL MONTE VETTORE È SCIVOLATO 10 CM

    CASTELLUCCIO SI È ABBASSATA DI 18 CM E IL MONTE VETTORE È SCIVOLATO 10 CM

    L’evoluzione geologica dell’area interessata dal sisma riflette quella dell’Appennino umbro-marchigiano – risponde – comprende tre fasi principali, che ne hanno determinato l’assetto tettonico attuale. L’attuale crisi sismica è riferibile alla FASE 3 della tettonica distensiva che prosegue riattivando le faglie presenti e già attive in passato. Per il caso della Piana di Castelluccio bisognerà valutare se questi terremoti hanno alterato l’idrologia carsica dell’area. In particolare che se continuerà a funzionare l’inghiottitoio del fosso dei Mergani e tutto il sistema delle doline che bordano la piana a SW. In caso di alterazione del sistema carsico si potrebbero avere problemi di accumulo idrico durante lo scioglimento delle nevi”. 

    Intanto, il geologo Dignani precisa: ” Per capire quello che sta succedendo va ricordato che nella fase 1 la deposizione della successione umbro-marchigiana nella sua prima fase, dal Giurassico inferiore (Hettangiano) al Miocene inferiore (-200 – 20 Milioni anni fa) , avviene  sul margine continentale passivo della paleo-Africa, in un ambiente marino inizialmente di piattaforma carbonatica, poi contraddistinto da una notevole variabilità nelle caratteristiche degli ambienti deposizionali e negli spessori delle formazioni: nel Giurassico medio-superiore, infatti, la tettonica estensionale produsse la frammentazione della piattaforma carbonatica, determinando il suo annegamento e la formazione di alti e bassi strutturali. Poi, arriva la fase 2. Ossia l’orogenesi appenninica. Tra il Miocene superiore e il Pliocene inferiore ( -10 – 3 Milioni anni fa) si ha una fase di tettonica compressiva che, coinvolgendo la sequenza di margine continentale, determina la formazione dell’edificio appenninico, caratterizzato da pieghe maggiori con andamento assiale NNO-SSE, dislocate da sovrascorrimenti e faglie traspressive con andamento NNE-SSO. Infine la fase 3, quella della Tettonica estensionale recente. Dal Pleistocene inferiore – medio (-1 -0.8 Milioni anni fa) l’area, della catena umbro- marchigiana, è interessata da un costante sollevamento e da deformazioni di tipo estensionale con direzione NO-SE, che hanno tagliato le precedenti strutture compressive e che hanno determinato la formazione di bacini fluvio-lacustri intermontani (conche di Norcia, Monteleone di Spoleto, Cascia e Castelluccio di Norcia, Graben della Valcasana) con rigetti massimi (spostamenti verticali) di 900- 1200 m come nel chiaro caso della Piana di Castelluccio. La tettonica estensionale è ancora in atto e ad essa è riferibile la intensa e diffusa sismicità della zona, che è stata colpita in epoca storica da numerosi terremoti di magnitudo moderata (compresa tra 5.5 e 6.5).”

  • LA FINE DELLE ÉLITE intervista a Zygmunt Bauman

    LA FINE DELLE ÉLITE intervista a Zygmunt Bauman

    Da “L’Espresso”

    LA FINE DELLE ÉLITE
    Perché i demagoghi hanno successo
    La Brexit. L’incubo Trump, Le Pen in Francia e non solo. Viviamo in un’epoca in cui la gente si ribella alle scelte delle classi dirigenti. E favorisce i populisti che con linguaggio semplice e greve attaccano il sistema. Parla Zygmunt Bauman
    DI WLODEK GOLDKORN
    04 luglio 2016

    Perché i demagoghi hanno successo
    Mettiamo in ordine tutto quello a cui stiamo assistendo. La Brexit. La crescita dei consensi di Donald Trump, un personaggio che fino a ieri sarebbe stato il protagonista di una commedia di non ottimo gusto e non il candidato serio alla presidenza degli Usa. Il centro Europa che dimentica di essere cuore del Continente e predilige il ripristino dei muri eretti per separare Paesi come Ungheria o Polonia dall’agognato Occidente. La rivolta contro l’”Europa di Bruxelles e dei banchieri”. L’accettazione della volgarità come linguaggio corrente.

    Forse tutto questo è, semplicemente, la fine di un mondo. In altre parole: è probabile che lo sgomento, l’incapacità di capire le cose che accadono sotto i nostri occhi perché contrarie alla nostra razionalità occidentale (rapporto causa-effetto; il potere della parola e del sapere; il rispetto, se non per l’altro, almeno per il proprio benessere e per quello dei figli e nipoti) siano la prova del fatto che siamo davanti a un passaggio d’epoca, una rivoluzione nell’universo della modernità. Tanto che il rapporto tra le élite e ciò che viene chiamato “popolo” è come se si fosse interrotto, come se al posto della fede in un progresso che comporta e lega insieme elementi come democrazia, libertà, benessere, visione del futuro, fosse subentrata la nostalgia di un passato mitico e inventato; una specie di utopia retrograda. Insomma, Farage e Trump, il populismo demagogico di un Orbán (ungherese) o un Kaczynski (polacco), di una Le Pen o un Salvini, come versione laica della reinvenzione del passato, che finora abbiamo attribuito solo all’Islam politico. Ossia: davanti alla prospettiva di un domani che non è migliore prediligiamo uno “ieri” usato, un po’ ammaccato, ma rassicurante.

    Lo spiega, in questa intervista con “l’Espresso”, Zygmunt Bauman, il più filosofo tra i sociologi e il più sociologo tra i filosofi, il quale proprio in questi giorni ha consegnato al suo editore inglese un testo dedicato alla nostalgia come forma di utopia. Significa grosso modo questo: quando il presente si manifesta come una vita priva di senso e senza qualità; quando le nostre città sono piene di gente considerata superflua, quando il futuro suscita angoscia anziché speranza, siamo propensi a inventarci una specie di “passato migliore”. Nella volontà di uscire dalla Ue, manifestata dal referendum britannico, c’è un elemento di nostalgia (quindi di invenzione del passato) verso un Regno Unito, simpatico, civile, ordinato, dove il bobby disarmato aiuta la vecchietta ad attraversare la strada e il lattaio lascia il latte in una bottiglia fuori porta, e nessuno lo ruba. Bauman assume questa impostazione e allarga l’analisi: «Stiamo assistendo a una moltiplicazione delle crisi. Ogni giorno le pagine dei quotidiani, così come i nostri apparecchi radio e schermi di tv e computer, traboccano di notizie sulle nuove crisi, su situazioni che fino a ieri ignoravamo, su Paesi di cui a malapena sapevamo il nome. Ho il sospetto che dietro a tutte queste crisi (o dietro la maggior parte di esse) ci sia una specie di meta-crisi».

    Cosa è la meta-crisi, Zygmunt Bauman?

    «È la crisi del nostro modo di essere nel mondo, un modo di vita dominante (nella nostra “moderna” parte del globo terrestre) negli ultimi secoli. Lo chiamerei “una vita per l’avvenire”, la speranza di un futuro migliore del presente. Il presente, così abbiamo pensato, non era altro che un momento del divenire di un futuro. Un futuro, che, a sua volta, sarebbe arrivato inevitabilmente, aiutato dallo sforzo e dalle azioni degli umani, ma rispondente alle ferree leggi del progresso. Pensavamo a un movimento dallo stato attuale, di disagio, verso una vita più agevole e più consona ai desideri degli umani. Ecco, penso che la fiducia nella bontà del futuro stia svanendo, gradualmente ma impietosamente».

    E il progresso?
    «È cambiato di segno. Oggi evoca più paura che speranza. Paura a causa della nostra ignoranza, indolenza, incapacità di far fronte alle nuove richieste ed esigenze, alle sfide della vita. In altre parole, il progresso si associa al timore di restare indietro, di perdere la posizione sociale e il benessere guadagnati con fatica. Vorrei richiamare l’Angelus Novus».

    È il quadro di Klee, che servì a Walter Benjamin per definire il concetto del progresso. Vale la pena di citarlo per esteso: “C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta che spira dal paradiso, si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.

    «Ecco, questo angelo oggi è rovesciato: è spinto all’indietro dalla forza degli incubi della decadenza di cui è foriero l’avvenire minaccioso. Le esperienze del passato, imperfette ma sperimentate e quindi ben conosciute, ci appaiono molto più sopportabili delle invenzioni imprevedibili del futuro».

    Ancora ieri, e basti pensare a un Clinton, un Prodi, un Mazowiecki, un Havel, le élite politiche si caratterizzavano per una visione del mondo e dell’avvenire. E grazie alla rappresentanza di questa visione riuscivano a mobilitare l’elettorato. L’elettorato a sua volta non era una clientela da conquistare, ma consisteva in classi con interessi razionali da difendere e desideri conformi alla realtà da proiettare nel futuro. Oggi, abbiamo invece Trump, Le Pen. La paura dell’avvenire segna una sconfitta delle élite?
    «Negli ultimi anni si è verificato qualcosa che forse non è una separazione totale, ma sicuramente un disturbo serissimo nella comunicazione tra le élite politiche e gli “oi polloi”».

    Cioè la moltitudine, la massa amorfa.
    «L’élite politica, nel suo modo di pensare (e di agire) è sempre più globalizzata, perché costretta a confrontarsi con potenze e poteri indipendenti dalla politica e sempre più extraterritoriali. Si tratta di un’élite che ha altre preoccupazioni e diverso linguaggio rispetto alle angosce che attanagliano la gente che essa in teoria dovrebbe rappresentare. I vari Trump, Orbán, Boris Johnson, Kaczynski o Le Pen (è un elenco che cresce ogni giorno) hanno il vantaggio di dire pane al pane. E sanno quanto sia facile appellarsi alle emozioni degli “oi polloi”.

    Basta descrivere la realtà adattando il modo di raccontare agli orizzonti mentali dei propri ascoltatori; usare lo stesso idioma che utilizzano i commensali al pub quando dopo un paio di boccali di birra condividono i sentimenti di rabbia e di odio nei confronti dei presunti colpevoli delle proprie angosce».

    Solo difficoltà di comunicazione, o invece furbizia e dei nuovi leader senza scrupoli?
    «C’è una seconda parte della mia analisi, forse più significativa. Per quale motivo Trump e i suoi simili trovano così numerosi e grati ascoltatori? Qui dobbiamo tornare alla prima domanda di questa conversazione. Il voltare le spalle alle autorità politiche che definirei “ortodosse” o tradizionali, con tutti i loro innati difetti, è dovuto principalmente all’uso ormai abituale delle autorità statali a non mantenere le promesse. I demagoghi hanno quindi un’ottima base per attribuire l’incapacità delle autorità di mantenere la parola data alla corruzione, all’ignoranza, alla viltà o addirittura alle cattive e perfide intenzioni. È sempre più diffusa quindi la convinzione che la democrazia abbia fallito e tradito i suoi compiti. Che sia inefficiente e indolente. Che è debole e incapace di agire. In parole povere: è da buttar via. Meglio rivolgersi ai demagoghi».

    E cosa chiediamo a loro?
    «Il ritorno a un certo passato, per quanto i nostri ricordi siano avvolti nella nebbia, o artificialmente colorati. In concreto: vogliamo un capo potente in grado di imporre il governo della mano forte. Vogliamo un potere che si assuma la responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni, togliendola dalle nostre spalle. Bentornato quindi, grande capo, e tutto il passato sarà dimenticato o comunque, perdonato (direbbe Nietzsche: abbasso tu, Apollo con la tua disgraziata predilezione per l’armonia delle diversità; torna dal tuo esilio Dioniso a capo di una massa che avanza ballando a righe serrate)».

    Quali sono le contromisure che possiamo prendere?
    «Non commettere l’errore, mortale, di sottovalutare, o peggio disprezzare il fenomeno dei demagoghi e la nostalgia per il governo della mano forte. Non si tratta di un’idea stramba prodotta da pazzi marginali: siamo invece di fronte a una conseguenza prevedibile e quasi inevitabile del divorzio tra il potere e la politica (un divorzio da me tante volte descritto e segnalato). Abbiamo a che fare col confronto tra un potere globalizzato e svincolato dal controllo della politica da un lato e la politica locale e sofferente per la cronica deficienza del potere, dall’altro».

    C’è anche l’elogio dell’ignoranza. Un tempo i politici cercavano di mostrarsi come persone colte. Non molti anni fa, invece, l’ex ministro Tremonti a un comizio disse: “Siamo gente che raramente prende in mano un libro”. Il premier Renzi si fa fotografare mentre gioca alla Playstation e mai assorto in lettura di un classico della letteratura. Perché l’ignoranza è diventata un valore?
    «Una volta (fino a poco tempo fa) una grande e non scrivente maggioranza dell’umanità leggeva ciò che gli altri scrivevano. Questa divisione del lavoro è stata abolita, grazie a Facebook, Twitter e i loro simili. È bastata un’operazione facile: abbassare significativamente l’asticella del livello della scrittura e della pubblicazione. Non si tratta di una svolta del tutto negativa. Milioni di persone sono oggi in grado di porgere liberamente e direttamente, a milioni di altri esseri umani, materiali da leggere. Ma si è trattato di un “package deal”, un affare in cui c’è uno scambio. In cambio di questa libertà di comunicazione, l’esercizio della scrittura è slegato dal dovere della lettura. L’uomo che scrive, oggi, non ha tempo per leggere, e tantomeno avverte la necessità di leggere. Un drammaturgo russo del Settecento, Denis Fonvizin, fa dire a un suo protagonista, detto Il minorenne: “Io non leggo. Io stampo da me i miei testi”. Oggi tutti possiamo (anche se grazie a dio non tutti lo vogliamo) diventare come quel personaggio. Però non sono d’accordo con l’ipotesi che l’ignoranza sia diventata un valore. La verità è che l’ignoranza non è più un ostacolo alla carriera, all’ambizione di diventare famosi e all’appagamento della propria vanità (e nei sogni di molte persone al perseguire i profitti molto concreti). Anche per insultare anziché argomentare ci vuole una certa preparazione e qualità non indifferenti».

  • Il reddito di cittadinanza…?

    Il reddito di cittadinanza…?

    Bocciato in Svizzera con una percentuale del 78 per cento. La proposta prevedeva contributi mensile, dalla nascita alla morte, di 2.500 franchi elvetici (circa 2.250 euro) per gli adulti e di 625 franchi (560 euro) per i minorenni.

    E se in Svizzera, un’ipotesi del genere è stata bocciata, magari un minimo di analisi sul perché andrebbe fatta.

    Tanto per fissare i termini della questione.

    L’idea alla base della misura è tutt’altro che nuova. Addirittura nel 1797, Thomas Paine, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America rifletteva sul fatto che per “comprare” consenso sociale per i diritti della proprietà privata, i governi avrebbero dovuto pagare a tutti i cittadini 15 sterline all’anno.
    Il concetto non è né di sinistra né di destra. Si sono mostrati favorevoli al reddito di cittadinanza economisti ed intellettuali dalla più diversa formazione. Dal notissimo Milton Friedman della Scuola (ultraliberista) di Chicago a Charles Murray, libertario dell’American enterprise Institute; a Andy Stern, un noto rappresentante delle Unions americane, fino a Paul Mason visionario autore del recente saggio Postcapitalismo.

    Il reddito di cittadinanza è un termine molto generico e ricomprende varie misure.

    Sotto la generica definizione di reddito di Cittadinanza ricadono ipotesi molto diverse fra loro.

    Il Reddito Minimo Garantito: lo Stato corrisponde ad ogni cittadino (indipendentemente dal fatto che abbia una occupazione o meno) una somma pari alla differenza tra l’importo del reddito minimo garantito stabilito per legge ed il suo reddito, se il suo reddito è inferiore a tale importo.

    Il Reddito di Cittadinanza Condizionato secondo il quale, ogni cittadino riceve una somma maggiore o uguale ad un certo importo (che è generalmente individuato come livello di povertà relativa o assoluta). L’importo però tiene conto dei mezzi patrimoniali e reddituali del richiedente.

    Il Reddito di Cittadinanza Incondizionato che prevede che ogni individuo riceva una somma indipendentemente dal suo reddito, indipendentemente dalla sua situazione patrimoniale e reddituale. Quest’ultimo esempio ha avuto rarissimi casi di applicazione concreta come in alcuni paesi dell’Alaska ed è stato testato anche in altri stati degli USA, Brasile, in alcuni paesi dell’Africa e in alcuni stati dell’India.

    Il concetto di base del dibattito politico è però chiaro. Si tratta di una forma di integrazione del reddito che garantisca a tutti i cittadini un reddito minimo di sopravvivenza. O anche qualcosa di più.

    Comunque è implicito che, se tale ipotesi venisse presa in considerazione da qualche governo, in Italia,  un referendum diventerebbe obbligatorio.

    La più ampia idea di un reddito di cittadinanza universale incondizionato non ha avuto grande fortuna in nessun sistema politico. E questo perché i vari modelli di welfare oggi esistenti sono fondati su modelli e principi totalmente differenti. Ovvero si tratta sempre di programmi di assicurazione diretti a garantire sostegno a chi si viene a trovava in condizione di difficoltà temporanea tale da impedire la prestazione lavorativa: limiti di età (la “pensione di anzianità o vecchiaia”); malattia o infortunio (da noi garantite da INPS e INAIL) e più di recente, stati di disoccupazione involontaria (trattamento di disoccupazione, oggi NASPI e trattamenti simili).

    Inoltre, questo modello, si scontrerebbe con tutti i principi di uguaglianza. Nel momento in cui si dovesse prendere in considerazione la ricchezza effettiva di ogni singolo cittadino, si evidenzierebbero tutte le anomalie del sistema Italia, e senza prima rimuoverle, si creerebbe un caos tale da vanificare qualsiasi intervento.

    L’esistenza di quello che di fatto è un reddito di cittadinanza in Europa spiega molte cose che in Italia vengono riproposte in modo del tutto assurdo. Spiega l’assenza di lavoro nero,  l’assenza delle massicce raccomandazioni, spiega anche il fatto che le persone competenti occupino in genere il posto che compete loro (mentre così non è in Italia), le case abusive (chi ne calcola il valore?), l’evasione fiscale ecc.ecc..

    e che portare in Italia l’ipotesi di reddito di cittadinanza, senza un serio e pluriennale recupero delle inefficienze del sistema paese, significa cercare una scorciatoia facile facile per raccattare voti, e come è noto le soluzioni facili sui problemi complessi, puzzano sempre di populismo.

     

  • Il limbo non c’è più, e nemmeno il purgatorio e anche l’inferno non se la passa tanto bene……

    Tanto per cominciare, il Limbo non esiste più, cancellato : lo afferma Papa Ratzinger che, il 21 Aprile 2007, approva i lavori della Commissione Teologica Internazionale concludendo:
    “Serie basi teologiche e liturgiche fanno sperare che i bambini morti senza battesimo siano salvi e godano della visione beatifica”.
    E questa giravolta teologica avviene dopo che, per secoli, il Limbo era rimasto certezza granitica: un fior di teologo, della fama di S.Agostino , ce lo confermava in uno scritto del 412 in cui così si esprimeva:
    “I bambini che muoiono senza battesimo si troveranno nella condanna: chi, infatti, tra i Cristiani può sopportare l’idea che si conceda a qualcuno la possibilità della salvezza eterna senza rinascere nel Cristo? Mai è stata detta, mai si dice, mai si dirà una tale sciocchezza nella Chiesa di Cristo”.
    Certezza confermata, due secoli dopo, da Papa Gregorio Magno, che così dettava:
    “Dio condanna anche coloro le cui anime si sono macchiate anche solo del peccato originale: perfino i bambini che non hanno mai peccato di loro volontà dovranno andare incontro ai tormenti eterni”.
    Condanna ribadita dal massimo teologo della Chiesa, San Tommaso, che nel “Supplemento alla Summa Theologica” così affermava:
    “Per il peccato originale è previsto il Limbo dei bambini morti senza battesimo”, e rincarava la dose papa Eugenio IV che, nel 1439, nella
    bolla “Laetentur caeli”, così stabiliva:
    “Le anime di coloro che muoiono con il solo peccato originale scendono immediatamente all’Inferno per essere punite con pene diverse”.
    Tale sorte fu, infine, ufficialmente confermata dal Concilio di Trento nel Giugno 1546 ed, ai giorni nostri, ribadita da papa Pio X, che, nel 1912, si domandava e si rispondeva:
    “I bambini morti senza battesimo dove vanno?
    Vanno al Limbo perché, avendo il solo peccato originale, non meritano né il Paradiso, né l’Inferno, né il Purgatorio”.

    Ma, sparito il Limbo, voi penserete: rimangono comunque Paradiso, Inferno e Purgatorio.
    Errore, o meglio, contrordine, cari fedeli: che questo mondo ultraterreno sia solo un immaginario destino, inventato dai preti, per fare cassa ( pensate solo a quanto denaro ha fruttato il commercio delle indulgenze per le anime del Purgatorio) ce lo confermano ora addirittura due Papi del calibro di Karol Wojtyla e di Ratzinger.
    Il primo , nel corso di un ciclo di catechesi pubbliche, descriveva Paradiso, Inferno e Purgatorio come:
    “Semplici stati dell’anima legati o meno alla comunione con Dio e non vanno considerati come luoghi fisici secondo le nostre concezioni”.
    Otto anni dopo, il 12 Gennaio 2011, in una udienza pubblica , a sua volta il Papa tedesco ribadiva lo stesso concetto:
    “Il Purgatorio non è un luogo fisico dove, dopo la morte, poter purificare l’anima tra fiamme fuoco e tormenti.
    È, invece, uno spazio interiore, senza tempo, e senza dimensioni, un momento di ricerca e di intima penitenza da cui partire, per incontrare la misericordia di Dio”.

    E pensare che i necrologi riportano ancora espressioni del tipo:
    “Ha raggiunto il Cielo”: “È tornato alla casa del Signore”; “È volato tra gli angeli al cospetto di Dio”: bisognerà pure che qualcuno informi quei poveri giornalisti.
    Ed il divino poeta, Dante, allora?
    Tutta quella immensa fatica per descrivere nei dettagli le pene appropriate, secondo la legge del “contrappasso”, per punire le varie colpe ed ecco che si ritrova con un pugno di mosche: chi glielo dice?
    E la nostra fatica di studenti per stare dietro alle sue cantiche?
    E il povero Benigni che l’Inferno se l’è imparato a memoria e lo sciorina dettagliandolo minutamente nel corso dei suoi spettacoli?

    Ve la dico così:

    ricordo ancora, dopo tanti anni, il sospiro di sollievo che mi scappava tutte le volte che , interrogato dal professore , questi terminava l’impari incontro con la frase risolutiva:
    la sufficienza te la dò ma stiracchiata, appena appena meritata: giusto per non umiliarti con un cinque, ti dò sei, meno, meno,” il che per me era , ovviamente, il massimo per ottenere tranquillità e riuscire a tirare avanti.

    Allo stesso modo immagino il giorno del Giudizio universale.
    Ci ritroviamo tutti, miliardi e miliardi di persone resuscitate e con i corpi rifatti nuovi di pacca, nella valle di Josafath dove, stando alla Bibbia, aspettiamo che il Padreterno compaia sulle nuvole con un codazzo di agnoloni, squlli di tromba tuoni e fulmini (speriamo non piova) e ci giudichi, uno per uno.
    Il pigia pigia fa sudare, in fondo questa valle di pochi ettari fatica a contenere questi miliardi di individui.
    Ed ecco che il Dio  annuncia:
    “Siete un branco di coglioni, banditi, assassini, ladri e ladre, puttane e puttanieri, corrotti e corruttori … non meritate proprio la sufficienza. Ma, nella mia infinita bontà, non vi boccerò con un quattro o un cinque in condotta: vi promuovo tutti con il minimo appena, appena risicato: a tutti voi un sei, meno, meno”.

  • Brexit: quando ho visto fallire l’Europa da vicino.

    Brexit: quando ho visto fallire l’Europa da vicino.

     

    A due giorni dal voto, sono state raccolti più di due milioni di firme per rifare il referendum (che tenerezza: “non ci è piaciuto com’è venuto, dai, si rifà?”) mentre Trump, per il quale la Scozia è probabilmente quello che per noi è il principato di Seborga, dice agli scozzesi “bravi per la Brexit” e la Meloni pensa che Dublino sia una città inglese. Più che alla mia personale delusione penso a cosa succederà, cercando come tutti di leggere il più possibile: qui il riassunto con fact-checking di Valigia Blu che sottolinea come la notizia dei giovani britannici paladini dell’Europa contro i vecchi inglesi conservatori ed egoisti sia, in realtà, solo un sondaggio pre-voto moderatamente attendibile.

    Qui una dettagliata analisi di Luca Sofri (con alcuni link interessanti) che cerca di allargare lo sguardo e di capire i collegamenti mondiali. Tra Brexit e Trump, ad esempio. Tra Brexit e Marine Le Pen.

    Personalmente vorrei condividere la visione di Dino Amenduni che spera nasca dal dopo-Brexit la democrazia del post-vaffanculo. Che succeda, insomma, come quando arriva una bocciatura a scuola: si può tracollare ulteriormente o mettersi in riga per l’anno dopo.

  • Cos’è il TTIP

    Cos’è il TTIP

    Cosa_il_TTIP

    Se avete letto i giornali – italiani e internazionali – negli ultimi mesi, è probabile che vi siate imbattuti più di una volta nella sigla TTIP. Con questa sigla si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: TTIP è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. È un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America: inizialmente veniva chiamato TAFTA, da area transatlantica di libero scambio, riprendendo l’acronimo di altri simili trattati già esistenti (come ilNAFTA). Il trattato è ancora in fase di discussione, non solo tra le parti: nella politica e tra i gruppi che ne stanno seguendo i negoziati, per alcuni «prevede che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi», per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione.

    Qualche numero
    Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondiale (i dati sono del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2013). Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.

    A che punto sono i negoziati
    Nel giugno del 2013 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’allora presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, dopo più di dieci anni di preparazione, hanno avviato ufficialmente i negoziati sul TTIP; dovrebbero essere completati nel 2015. Il trattato dovrà poi essere votato dal Parlamento europeo, per quanto riguarda l’UE. A condurre i colloqui per conto dell’Unione Europea è la direzione generale commercio della Commissione europea – cioè uno dei “ministeri” in cui è suddivisa la Commissione – diretta finora dal belga Karel De Gucht e sostituito da Cecilia Mallström nella nuova commissione Juncker. Ci sono due negoziatori ufficiali tra le parti: per l’UE è Ignacio Garcia Bercero mentre Dan Mullaney è la sua controparte statunitense. I negoziati si sono svolti per ora in sette diversi incontri, l’ultimo a Washington dal 29 settembre al 3 ottobre.

    La questione della segretezza
    Va subito detto che si tratta di negoziati segreti – lo sono ancora, in parte – accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione europea. La questione della segretezza è stata e continua a essere uno dei maggiori punti di opposizione al trattato, denunciato da molte e diverse organizzazioni sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Unione Europea.

    Lo scorso 9 ottobre l’UE ha deciso di diffondere ufficialmente un documento di 18 pagine che contiene il suo mandato a negoziare (documento che però circolava online già da qualche mese). Oltre alle direttive della UE ai negoziatori, sono comunque trapelate nel corso del tempo varie bozze, ottenute e pubblicate da alcuni giornali, e che riguardano alcuni singoli contenuti dell’accordo: il settimanale tedescoZeit ha messo online dei file che hanno a che fare con il settore dei servizi e dell’e-commerce, lo Huffington Post ha pubblicato dei file sull’energia, il Center for International Enrironmental Law, organizzazione statunitense, degli altri file che riguardano il settore chimico. Da tutti questi documenti messi insieme si possono ricavare una serie di informazioni importanti che danno, innanzitutto, la misura della complessità della questione.

    Di cosa stiamo parlando
    Nel documento diffuso dalla UE, che è comunque l’unico ufficiale, il TTIP viene definito «un accordo commerciale e per gli investimenti». L’obiettivo dichiarato dell’accordo (piuttosto generico) è «aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali». L’accordo dovrebbe agire quindi in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti abbattendo le differenze non legate ai dazi (le cosiddette Non-Tariff Barriers, o NTB), migliorare le normative stesse.

    Il documento individua quindi tre principali aree di intervento:
    1 – accesso al mercato
    2 – ostacoli non tariffari
    3 – questioni normative

    1 – Accesso al mercato
    L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici.

    Si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci «con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo». Sono previste misure antidumping – cioè per evitare la vendita di un prodotto sul mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita dello stesso prodotto sul mercato di origine – e misure di salvaguardia «che consentano ad una qualsiasi delle parti di rimuovere, in parte o integralmente, le preferenze se l’aumento delle importazioni di un prodotto proveniente dall’altra Parte arreca o minaccia di arrecare un grave pregiudizio alla sua industria nazionale».

    La liberalizzazione riguarda anche i servizi, «coprendo sostanzialmente tutti i settori»: si prevede anche di «assicurare un trattamento non meno favorevole per lo stabilimento sul loro territorio di società, consociate o filiali dell’altra parte di quello accordato alle proprie società, consociate o filiali». I servizi audiovisivi non sono inclusi.

    La liberalizzazione riguarda anche gli appalti pubblici, per «rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco». Insomma aziende europee potranno partecipare a gare d’appalto statunitensi e viceversa.

    C’è infine un capitolo sugli investimenti e la loro tutela: nel negoziato è previsto l’inserimento dell’arbitrato internazionale Stato-imprese (il cosiddetto ISDS, Investor-to-State Dispute Settlement). Si tratta di un meccanismo che consente agli investitori di citare in giudizio i governi presso corti arbitrali internazionali.

    2 – Questioni normative e ostacoli non tariffari
    L’obiettivo è «rimuovere gli inutili ostacoli agli scambi e agli investimenti compresi gli ostacoli non tariffari esistenti, mediante meccanismi efficaci ed efficienti, raggiungendo un livello ambizioso di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione e il miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione».

    Le barriere non tariffarie sono misure adottate da un mercato per limitare la circolazione di merci e che non consistono nell’applicazione di tariffe: quindi non si parla di dazi. Sono limiti di altro tipo: limiti quantitativi, per esempio, come i contingentamenti (che consistono nel fissare quantitativi massimi di determinati beni che possono essere importati) o barriere tecniche e di standard (cioè di regolamento). Un esempio tra quelli più citati dai critici: negli Stati Uniti è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato e infatti la carne agli ormoni non ha accesso a causa di una barriera non tariffaria al mercato europeo.

    3 – Norme
    L’ultimo punto prevede un miglioramento della compatibilità normativa ponendo le basi per regole globali. È piuttosto generico, ma si dice che sono compresi i diritti di proprietà intellettuale. Si dice poi che vanno favoriti gli scambi «di merci rispettose dell’ambiente e a basse emissioni di carbonio», che vanno garantiti «controlli efficaci, misure antifrode», «disposizioni su antitrust, fusioni e aiuti di Stato». Si dice che l’accordo deve trattare la questione «dei monopoli di stato, delle imprese di proprietà dello stato e delle imprese cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi», e le questioni «dell’energia e delle materie prime connesse al commercio». L’accordo deve includere «disposizioni sugli aspetti connessi al commercio che interessano le piccole e medie imprese» e «deve contemplare disposizioni sulla liberalizzazione totale dei pagamenti correnti e dei movimenti di capitali».

    Chi è a favore dell’accordo
    Diversi studi hanno concluso che l’accordo avrà benefici sia per gli Stati Uniti che per l’UE. Il Center for Economic Policy Research di Londra e l’Aspen Institute dicono per esempio che ci sarebbe un aumento del volume degli scambi e in particolare delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti (l’incremento sarebbe del 28 per cento, circa 187 miliardi di euro). I dazi tra Stati Uniti e UE sono in media piuttosto bassi, quasi la metà di quanto imposto verso gli altri paesi del mondo, anche se ci sono grandi differenze tra settori (la componentistica per automobili, per esempio, ha dazi all’8 per cento nell’UE). Sebbene in generale la loro media sia bassa, se i dazi vengono applicati su un grande volume possono diventare un ostacolo rilevante. Questo vale ancora di più visto che il processo produttivo è spezzato tra paesi diversi (componenti o fasi prodotti o realizzati in vari paesi): piccoli dazi applicati più volte possono avere dunque un impatto importante sul prezzo del bene finale.

    Gli studi favorevoli al trattato hanno inoltre stimato che il PIL mondiale aumenterebbe (tra lo 0,5 e l’1 per cento pari a 119 miliardi di euro) e aumenterebbe anche quello dei singoli stati (si stimano 545 euro l’anno in più per ogni famiglia in Europa). Poiché ci sarebbe una maggiore concorrenza, si avrebbero anche benefici generali sull’innovazione e il miglioramento tecnologico.

    Si avrebbero infine dei benefici derivanti dalla semplificazione burocratica e dalle regolamentazioni: ridurrebbe sia i costi delle ispezioni che quelli delle attività economiche che operano nei due mercati facilitando alle imprese il compito di rispettare contemporaneamente le due normative. L’Unione Europea ha fatto questo esempiosulla sicurezza delle automobili:

    La regolamentazione in materia di sicurezza dei veicoli applicata negli Stati Uniti differisce da quella applicata nell’Unione europea, anche se il risultato finale in termini di livelli di sicurezza è in pratica equivalente. In effetti, già oggi è possibile guidare in Europa alcune automobili omologate negli Stati Uniti, e ciò grazie a uno speciale sistema di omologazione europeo. La Commissione si augura che grazie al TTIP le autorità di regolamentazione riconoscano formalmente la sostanziale coincidenza di importanti parti dei due sistemi di regolamentazione dal punto di vista della sicurezza.

    L’Unione europea e gli Stati Uniti impongono requisiti di sicurezza differenti eppure simili per quanto riguarda i fari, le serrature delle portiere, i freni, lo sterzo, i sedili, le cinture di sicurezza e gli alzacristalli elettrici. In molti casi si potrebbe riconoscere formalmente che tali requisiti offrono il medesimo livello di sicurezza.

    Chi critica l’accordo
    Vari soggetti si oppongono all’accordo: si va dall’organizzazione internazionale Attac a una rete di associazioni (compresa Slow Food) di vari paesi europei e statunitensi, fino a studiosi ed economisti vari. Come abbiamo detto, una delle principali critiche ai negoziati è la loro segretezza e mancanza di trasparenza; e anche il fatto che ad aver condotto il principale e più citato studio sui benefici dell’accordo sia il Center for Economic Policy Research di Londra, che questi gruppi non considerano credibile perché finanziato anche da grandi banche internazionali. Questi gruppi sostengono che le cifre sull’impatto dell’accordo sono piuttosto ambiziose, che sarebbero previste solo per il 2027 e che comunque sonotroppe le variabili non considerate per poter fare una stima affidabile.

    Ci sono poi critiche più sostanziali, supportate da diversi altri studi, che sono state riassunte nel numero di giugno Le Monde Diplomatique. Lori Wallach, direttrice di Public Citizen – associazione con sede a Washington – ha spiegato in dieci punti i possibili rischi del trattato per gli Stati Uniti: farmaci meno affidabili, aumento della dipendenza dal petrolio, perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche, assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali, e così via. La stessa operazione è stata fatta per l’UE da un rappresentante della CGT, la Confédération générale du travail, una confederazione sindacale francese. Il punto principale di entrambe le analisi è comunque che l’armonizzazione delle norme sarebbe fatta al ribasso, a vantaggio non dei consumatori ma delle grandi aziende. Nello specifico, queste sono le critiche più diffuse:

    – I paesi dell’UE hanno adottato le normative dell’Organizzazione dell’ONU che si occupa di lavoro (l’ILO), gli Stati Uniti hanno ratificato solo due delle otto norme fondamentali. Quindi si rischierebbe di minacciare i diritti fondamentali dei lavoratori.

    – L’eliminazione delle barriere che frenano i flussi di merci renderà più facile per le imprese scegliere dove localizzare la produzione in funzione dei costi, in particolare di quelli sociali.

    – L’agricoltura europea, frammentata in milioni di piccole aziende, finirebbe per entrare in crisi se non venisse più protetta dai dazi doganali, soprattutto se venisse dato il via libera alle colture OGM (su questo punto, non ci sono però ancora notizie precise).

    – Il trattato avrebbe conseguenze negative anche per le piccole e medie imprese, e in generale per le imprese che non sono multinazionali e che con le multinazionali non potrebbero reggere la concorrenza.

    – Ci sarebbero anche rischi per i consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento ed è accompagnata dalla garanzia di presa in carico delle conseguenze di eventuali problemi legati alla messa in circolazione del prodotto (possibilità di ricorso collettivo oclass action, indennizzazione monetaria). Oltre alla questione degli OGM, questa critica viene sollevata relativamente all’uso di pesticidi, all’obbligo di etichettatura del cibo, all’uso del fracking per estrarre il gas e alla protezione dei brevetti farmaceutici, ambiti nei quali la normativa europea offre tutele maggiori.

    – I negoziati sono orientati alla privatizzazione dei servizi pubblici quindi secondo i critici si rischia la loro scomparsa progressiva. Sarebbe a rischio il welfare e settori come l’acqua, l’elettricità, l’educazione e la salute sarebbero esposti alla libera concorrenza.

    – Le disposizioni a protezione della proprietà intellettuale e industriale attualmente oggetto di negoziati potrebbero minacciare la libertà di espressione su internet o privare gli autori della libertà di scelta in merito alla diffusione delle loro opere. Si ripresenterebbe insomma la questione dell’ACTA, il controverso accordo commerciale su contraffazione, pirateria, copyright, brevetti la cui ratifica è stata respinta il 4 luglio 2012 dal Parlamento Europeo.

    Infine, le multinazionali
    Una delle questioni più controverse riguarda la clausola ISDS, Investor-State Dispute Settlement. È moltocontestata anche da parte di alcuni governi, innanzitutto quello tedesco. Prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti. Ci sono già molti casi a riguardo: nel 2012 il gruppo Veolia ha fatto causa all’Egitto al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti della Banca Mondiale perché la nuova legge sul lavoro del governo contravveniva agli impegni presi in un accordo (firmato) per lo smaltimento dei rifiuti; nel 2010 e nel 2011 Philip Morris ha utilizzato questo meccanismo contro l’Uruguay e l’Australia e le loro campagne anti-fumo; nel 2009 il gruppo svedese Vattenfall ha citato in giudizio il governo tedesco chiedendo 1,4 miliardi di euro contro la decisione di abbandonare l’energia nucleare.

    Le aziende, dice chi critica la clausola, potrebbero insomma opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli paesi reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti. Scrive Lori Wallach: «Possiamo immaginare delle multinazionali trascinare in giudizio i governi i cui orientamenti politici avessero come effetto la diminuzione dei loro profitti? Si può concepire il fatto che queste possano reclamare – e ottenere! – una generosa compensazione per il mancato guadagno indotto da un diritto del lavoro troppo vincolante o da una legislazione ambientale troppo rigorosa?».