Autore: panfoli

  • On-demand AI, intelligent MIMO to be key enablers of 6G: ZTE

    On-demand AI, intelligent MIMO to be key enablers of 6G: ZTE

    http://www.rcrwireless.com/20200529/asia-pacific/on-demand-ai-intelligent-mimo-key-enablers-6g-zte

    ZTE studia come sarà il 6G

    Il fornitore cinese ZTE prevede che la connettività 3D, il MIMO intelligente, la topologia on-demand e l’intelligenza artificiale on-demand rappresenteranno gli abilitatori essenziali delle future reti 6G, ha dichiarato il portavoce dell’azienda Jason Tu a RCR Wireless News.

    Il gruppo di ricerca 6G di ZTE ritiene inoltre che la radio intelligente, la copertura intelligente e l’evoluzione intelligente sarebbero le caratteristiche essenziali dell’architettura di rete 6G, ha affermato il dirigente.

    “La missione 6G di ZTE è connettere il mondo fisico con il mondo digitale in modo intelligente. L’Internet della percezione, l’Internet dell’intelligenza artificiale e l’Internet dell’industria consentiranno nuovi servizi, che potrebbero nascere nell’era del 6G.

    “ZTE è impegnata in lavori di ricerca completi sul traffico e sui requisiti 6G, sull’architettura di rete 6G e sui principali abilitatori 6G.

    ZTE ha istituito uno specifico team 6G nel 2018 e creato cinque centri di innovazione congiunti con università cinesi di alto livello, concentrandosi sugli aspetti scientifici e ingegneristici fondamentali del 6G, tra cui l’architettura di rete 6G, il nuovo spettro, la nuova interfaccia aerea e l’integrazione con reti artificiali. intelligenza e blockchain, insieme a materiali e dispositivi di base all’avanguardia legati al 6G.

    All’inizio di questo mese, ZTE e la compagnia connazionale China Unicom avevano raggiunto un accordo per lo sviluppo delle tecnologie 6G.

    Basandosi sulla rete di China Unicom, entrambe le società esploreranno insieme le prospettive e le tendenze tecniche del 6G. Secondo l’industria, la commercializzazione della tecnologia 6G dovrebbe avvenire intorno al 2030.

    Secondo i termini dell’accordo, ZTE e China Unicom coopereranno sull’innovazione tecnologica e sugli standard 6G promuovendo al tempo stesso attivamente l’integrazione approfondita del 6G con le reti satellitari, l’Internet delle cose (IoT), l’Internet dei veicoli e le tecnologie industriali. IoT.

    Inoltre, le due parti condurranno una ricerca congiunta sulle potenziali tecnologie chiave del 6G, tra cui la connettività tridimensionale, la comunicazione terahertz e la comunicazione e rilevamento integrati. ZTE e China Unicom verificheranno inoltre la fattibilità di queste tecnologie attraverso sia test di verifica che prove di prototipazione per raggiungere gli obiettivi prestazionali della rete 6G, come la velocità dati di picco di 1 Tbps, la velocità dati sperimentata dall’utente di 20 Gbps e il volume capacità di traffico di 100Gbps/m3.

    La Cina aveva ufficialmente iniziato la ricerca sulla tecnologia 6G nel novembre 2019, pochi giorni dopo che gli operatori di telecomunicazioni statali avevano lanciato le reti 5G nel paese.

    Il Ministero della Scienza e della Tecnologia ha dichiarato che prevede di istituire due gruppi di lavoro per svolgere le attività di ricerca sul 6G.

    Un gruppo sarà composto dai dipartimenti governativi competenti responsabili di promuovere le modalità con cui verranno svolte la ricerca e lo sviluppo del 6G. L’altro gruppo sarà composto da 37 università, istituti di ricerca e aziende, che si concentreranno esclusivamente sul lato tecnico delle tecnologie 6G.

    Tuttavia, il governo cinese ritiene che ci sia ancora molta strada da fare prima che la tecnologia 6G possa essere definita. Il vice ministro Wang Xi del Ministero della Scienza e della Tecnologia ha dichiarato: “La fase iniziale e il percorso tecnico [del 6G] non sono ancora chiari, e gli indicatori chiave e gli scenari applicativi non sono stati standardizzati e definiti”.

    La Cina non è l’unico paese a svolgere attivamente ricerche sulla tecnologia 6G. Paesi come il Giappone, la Corea e la Finlandia hanno tutti progetti di ricerca in corso sulla prossima generazione di tecnologia wireless.

  • L’UOVO di Andy Weir

    Stavi tornando a casa quando sei morto.

    E’ stato un incidente stradale. Nulla di particolarmente notevole ma fatale. Ti sei lasciato dietro una moglie e due bambini. E’ stata una morte indolore. I paramedici hanno fatto del loro meglio per salvarvi, ma senza successo. Il tuo corpo era così completamente distrutto.

    E fu allora che mi incotrasti.

    “Cosa… cosa è successo?” Hai chiesto. “Dove sono?”

    “Sei morto”, ho detto, come dato di fatto. Non serve a nulla sminuire le parole.

    “C’era un… un camion ed ha sbandato”

    “Si”, ho detto.

    “Sono… sono morto?”

    “Si ma non sentirti in colpa. Tutti muoiono” , ho detto.

    Ti sei guardato intorno. C’era il nulla. Solo tu ed io. “Cos’è questo posto?” hai chiesto. “E’ l’aldilà?”

    “Più o meno” ho detto.

    “Sei Dio?” hai chiesto.

    “Si” ho risposto. “Sono Dio”

    “I miei figli… mia moglie” hai detto.

    “Cosa ne sarà di loro?”

    “Staranno bene?”

    “Questo è ciò che mi piace vedere”, ho detto. “Sei appena morto e il tuo unico pensiero è la tua famiglia. E’ una cosa buona”.

    Mi hai guardato affascinato. Per te non assomigliavo a Dio. Sembravo un uomo qualunque. O forse una donna. Una qualche vaga figura autoritaria, forse. Più un insegnante di grammatica che l’Onnipotente.

    “Non preoccuparti” ho detto. “Staranno bene. I tuoi figli ti ricorderanno perfetto sotto ogni tu aspetto. Non hanno avuto tempo di sentire risentimento nei tuoi confronti. Tua moglie piangerà ma dentro sarà segretamente sollevata. Ad essere onesti, il vostro matrimonio stava cadendo a pezzi. Se può farti stare meglio si sentirà in colpa per essersi sentita sollevata della tua morte”

    “Oh” hai detto. “Quindi cosa accadrà adesso? Andrò in paradiso all’inferno o dove?”

    “Nessuno dei due” ho detto. “Ti reincarnerai”

    “Ah” hai detto “Quindi gli indiani avevano ragione,”

    “Tutte le religioni sono giuste a modo loro, cammina con me”.

    Mi hai seguito mentre percorrevamo il vuoto. “Dove stiamo andando?”

    “In nessun posto in particolare,” ho risposto “E’ semplicemente piacevole camminare mentre parliamo”

    “Qual è il punto?” hai chiesto. “Quando sarò rinato, sarò solo una lavagna vuota giusto? Un bambino. Quindi tutte le mie esperienze e ciò che ho fatto nella mia vita non conteranno più”

    “Non è così” ho detto “Avete dentro di voi tutte le conoscenze e le esperienze di tutte le vostre vite passate. Solo che ora non te le ricordi”.

    Ho smesso di camminare e ti ho preso le spalle. “La tua anima è più straordinaria, meravigliosa e gigante che possa immaginare. La mente umana può contenere solo una minuscola parte della tua essenza. E’ come mettere il dito in un bicchiere d’acqua per vedere se è caldo o freddo. Metti una piccola parte di te stesso nel vaso e quando lo riporti fuori, hai acquisito tutte le esperienze che ha avuto.

    Sei stato un essere umano per gli ultimi 48 anni quindi non hai ancora percepito il resto della tua immensa coscienza. Se rimanessimo abbastanza a lungo inizieresti a ricordare tutto, ma non ha senso farlo tra una vita e l’altra.”

    “Quante volte mi sono reincarnato allora?”

    “Oh molte. tanti e tanti.Hai avuto molte vite diverse”. Ho detto. “Questa volta sarai una contadina cinese nel 540 d.C.”

    “Aspetta, cosa?” Hai balbettato “Mi puoi mandare indietro nel tempo?”

    “Beh, si tecnicamente. Il tempo come lo conosco esiste solo nel tuo universo. Le cose sono diverse da dove vengo io”

    “Da dove vieni?” mi hai chiesto.

    “Oh certo”, ho spiegato “Vengo da qualche parte. Da qualche altra parte. E ce ne sono altri come me. So che vorrai sapere com’è lì, ma onestamente non capiresti”.

    “Oh” hai detto un po’ abbattuto.”Ma aspetta. Se mi e mi reincarnassi in altri luoghi nel tempo, a un certo punto avrei potuto interagire con me stesso”.

    “Certo. Accade sempre. E con entrambe le vite, consapevoli solo della loro durata di vita, non ti accorgi nemmeno che sta succedendo”.

    “Quindi qual è il punto di tutto?”

    “Seriamente?” ho chiesto. “Seriamente’ Mi stai chiedendo dell’origine della vita? Non è un po’ stereotipato?”

    “Beh, è una domanda ragionevole” hai insistito.

    Ti ho guardato negli occhi. “Il senso della vita, la ragione per cui ho creato questo universo è che tu maturi.”

    “Intendi l’umanità? Vuoi che maturiamo?”

    “No, solamente tu. Ho creato questo universo per te. Con ogni nuova vita si cresce e si matura e si diventa un intelletto sempre più grande”

    “Solo io? E tutti gli altri?”

    “Non c’è nessun altro” ho detto. “Nell’universo ci siamo solo tu ed io”

    Mi hai fissato attonito. “Ma tutte le persone sulla terra…”

    “Tu. Differenti incarnazioni di te”

    “<Aspetta. Io sono tutti!?

    “L’hai capito” ho detto dandoti una pacca sulla schiena.

    “Io sono ogni umano che è sempre esistito?”

    “O che mai esisterà, si”.

    “Sono Abraham Lincoln?”

    “e sei John Wilkes Booth” ho aggiunto.

    “Sono Hitler?” ho detto inorridito.

    “E sei le milioni di persine che ha ucciso”

    “Sono Jesus?”

    “E tutti coloro che lo hanno seguito”

    Ti sei azzittito.

    “Ogni volta che vittimizzi qualcuno” ho detto, “stai vittimizzando te stesso. Ogni atto di gentilezza che hai fatto, lo hai rivolto a te stesso. Ogni moment felice e triste che hai mai provato, che ogni umani ha provato o proverà sono tutte tue esperienze”

    Hai pensato a lungo.

    “Perché?” mi hai chiesto.”Perché fai tutto questo?”

    “Perché un giorno tu diventerai come me. Perché è questo ciò che sei. Sei uno della mia specie. Sei mio figlio”

    “Whoa,” hai detto incredulo. “Significa che sono Dio?”

    “No. Non ancora. Sei un feto. Stai ancora crescendo. Una volta che avrai vissuto ogni vita umana, sarai cresciuto abbastanza per nascere”.

    “Quindi l’intero universo” hai detto “E’ solo…”

    “Un uovo” ho risposto. “Ora è tempo per te di iniziare la tua prossima vita”

  • Richard Bach – E crescendo impari…

    Richard Bach – E crescendo impari…

    E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
    Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…
    La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente,…
    non è quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari…
    la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
    Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose…
    … e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
    E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.

    E impari che l’amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
    e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.

    E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
    E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.

    E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
    E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami…
    e impari che c’è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.

    E impari che nonostante le tue difese,
    nonostante il tuo volere o il tuo destino,
    in ogni gabbiano che vola c’è nel cuore un piccolo-grande
    Jonathan Livingston.
    E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

    dal libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach

  • Il 25 aprile visto da vostro nonno Ermanno

    Cari nipoti, continuerete per tantissimi anni della vostra vita a incontrare questa data.

    Non è facile raccontarvi quello che significa per me, perché, quelli che vi diranno che è divisiva, si dimenticano di aggiungere che prima di tutto divide le coscienze. Chi, come me, non ha vissuto in prima persona il periodo fascista e la guerra, compresa quella civile, deve la propria memoria ai racconti dei padri e dei nonni.

    I miei erano antifascisti, così li ho percepiti da ragazzo, c’erano i racconti delle “squadracce” che avevano purgato il marito di Natalina, quelli di mio padre che si nascondeva nel forno per non farsi prendere e spedire a Salò, delle spiate che i fascisti del luogo facevano ai tedeschi, la “buca” in cantina dove andava a nascondersi, il racconto della donna impazzita assistendo alle torture inflitte da nazi-fascisti ai martiri di Jesi.

    I ricordi erano vivi, le persone erano vive.

    Con il passar del tempo ho conosciuto tanti “ex figli della lupa”, tirati su al grido di “credere obbedire combattere”. Nei loro occhi ho visto un lampo di orgoglio per aver vissuto quell’epoca, solo dopo ho scoperto che era semplice nostalgia per gli anni, ormai passati, della loro giovinezza. Poi ho conosciuto, sempre in questa nostra piccola comunità, i “riciclati”, quelli che da fascisti avevano cambiato pelle e diventati “democristiani”, passando da cinturone e camicia nera, all’abito buono. Ho conosciuto i rancorosi, piccoli uomini ai quali il fascismo aveva regalato una “posizione sociale” che non avrebbero mai raggiunto senza la prepotenza del regime. Quelli alla “Gabriele D’Annunzio”, che col fascismo vedevano realizzato il loro desiderio di avventura. Non ho visto negli anni postbellici, né rancore, né livore né volontà di vendetta nei confronti di nessuno di questi ex. Con tanti ho scambiato idee, chiacchiere, ricordi. Finita la guerra ha vinto il carattere mite della nostra gente.

    In maniera molto diversa ho percepito, il periodo della resistenza.

    La repubblica di Salò era lontana, il fronte stava attraversando il paesello senza fare grossi danni, notizie di stragi nei comuni intorno, di famiglie bruciate vive dai tedeschi perché aiutavano i partigiani, morti che parlavano con voci lontane. Solo andando a scuola a Jesi ho capito che non dappertutto la pacificazione era stata così facile.

    Poi, dopo un’infinità di letture, mi sono costruito un mio personale concetto su cosa significasse la parola “resistenza” . In estrema sintesi vorrei farvi capire due aspetti; quello storico, dove a seconda di chi scrive, la resistenza assume un peso ed una dignità diversa, e questo lo valuterete da soli, l’altro è quello “FONDATIVO”. Su questo non si scherza, non esiste revisionismo che tenga, è il pilastro su cui poggia la Repubblica, questo non è trattabile. Non importa quanti continueranno a parlare dei mitici tempi di Mussolini, quanti racconteranno dei misfatti dei partigiani, quanti parleranno del mito della resistenza in maniera negativa. Andrete a votare secondo le vostre idee, voterete per la sinistra o la destra, sarete moderati o radicali, ma non dimenticate mai quelli che vi hanno permesso questa libertà di scelta. E’ questo principio che si festeggia il 25 aprile, è fuso all’interno della bandiera italiana. Capirete leggendo e studiando, quanto questo abbia contribuito a non farci cadere tra le braccia di altre dittature.

    Giorgio Pisanò disse a Vittorio Foa: ‘Ci siamo combattuti da fronti contrapposti, ognuno con onore, possiamo darci la mano’. Foa gli rispose: ‘E’ vero abbiamo vinto noi e tu sei potuto diventare senatore, avessi vinto tu io sarei ancora in carcere’.

    Ciao monelli.

  • In questo modo Mosca finanziava il PCI

    In questo modo Mosca finanziava il PCI

    ROMA – Ventitré milioni e 300 mila dollari in sette anni. Dal ’70 al ’77 questa è la cifra versata dai sovietici ai comunisti italiani, secondo quanto si ricava dal “rapporto Impedian numero 122” del dossier Mitrokhin. Ventitrè milioni di dollari, con un andamento irregolare negli anni, corrisposti nel giardino della villa dell’ambasciatore dell’Urss a Roma nelle mani, in una prima fase, di Anelito Barontini, funzionario del partito e uomo al quale Armando Cossutta, che sovraintendeva al flusso finanziario delegava le delicate funzioni.

    E’ Cossutta che tiene i conti, Cossutta che chiede di aumentare i finanziamenti (nel 1970, poi nel 1974), sempre Cossutta che viene convocato all’ambasciata da Rizhov, l’ambasciatore, funzionario del comitato centrale del Pcus, e da Genrikh Pavlovich Smirnov, primo segretario dell’ambasciata, funzionario del dipartimento internazionale del Pcus al momento in cui i dollari giungono in Italia. Chi riceve i soldi (Barontini) firma le ricevute e va.

    L’informativa descrive meticolosamente le modalità del trasferimento del danaro. Da Mosca arriva al “Centro” del Kgb romano la notizia della disponibilità della somma. L’ambasciatore o il primo segretario lo comunica a Cossutta. L’esponente politico allerta Barontini, in codice col nome “Klaudio”, che deve effettuare la delicata missione di trasporto. Si legge dal rapporto: “Si trattava di un metodo da lungo tempo sperimentato. Si riteneva poco intelligente coinvolgere il residente del Kgb nel caso esistessero dei funzionari del controspionaggio nei ruoli guida del Pci”. Si voleva dunque evitare l’ipotesi, quantunque remota, di essere intercettati da funzionari di Botteghe oscure al servizio del controspionaggio italiano e perciò nemici. E allora si conveniva di realizzare l’operazione secondo modalità sperimentate, che il rapporto illustra: “L’operazione (avveniva) in serata nei giardini della villa dell’ambasciata sovietica. “Klaudio” doveva entrare in macchina nei giardini dopo aver effettuato controlli di controsorveglianza”. Bisognava infatti “concludere l’operazione nella villa e non in città”, perchè dava meno nell’occhio, “era normale per funzionari del Pci capitare nella villa …”. “Klaudio” raggiungeva l’ambasciata da solo alla guida, con una macchina di scorta del partito che lo seguiva e che provvedeva a tutelare la sua incolumità fino alla destinazione finale.

    Ciò nonostante i sovietici ritengono ad alto rischio l’operazione. Nel ’76 il Kgb, in un incontro con Guido Cappelloni, si decidono altri sistemi per garantire la sicurezza e la riservatezza del trasbordo. Il luogo convenuto non è più l’ambasciata, ma zone presumibilmente esterne alla residenza diplomatica. L’area viene bonificata congiuntamente da sovietici e italiani: due auto, una del Kgb e l’altra di Botteghe oscure fanno opera di “controsorveglianza”. Malgrado l’aumento dell’attenzione il Kgb insiste perchè la frequenza della consegna dei dollari sia ridotta a 2-3 volte l’ anno, invece che ogni due mesi. E’ Vladimir Zagladim, uomo del Pcus, a indicare le diverse modalità di pagamento, garantendo che il saldo finale di quanto convenuto non muta.

    Anche i sovietici vengono burlati dai falsari. Nel 1969 (ma il rapporto non indica la somma stanziata in quell’anno) e nel 1972 molti biglietti da 100 dollari risultano falsi. Ci sono i soldi, ma ci sono anche le aziende con una sostenuta attività di export. Infatti in quegli anni il rapporto finanziario con Mosca si articola anche in varie società commerciali, partecipate dal Pci, che hanno in Urss quote importanti del fatturato. Attività descritte così nel dossier: “Distribuzione di petrolio dall’Urss all’Italia attraverso il gruppo Monti; acquisto di tre trasportatori di ammoniaca dalla società Efim-Breda; costruzione di alberghi in Urss; fornitura di componenti atomiche; cooperazione ad ampio raggio con la società Finmeccanica…”. Anche i socialisti del Psiup hanno chiesto e ottenuto attenzione economica dal Kgb. Quasi quattro milioni di dollari (rapporto numero 126), tra il 69 e il 72, sono giunti nelle casse del Partito socialista di unità proletaria, consegnati a Francesco Lami, nome in codice “Aleksandr”. La fonte è un ex agente, “di provata affidabilità”. E, con il Psiup, pure i comunisti di San Marino hanno ricevuto un po’ di sollievo: 100mila dollari è il conto tra il ’70 e il ’77

  • 5G protest day

    5G protest day

    di Bruno Tommasini

    Oggi sabato 25 gennaio è il 5G Global Protest Day. In tutto il mondo e anche in Italia, in diverse piazze, si protesta per far accendere i riflettori su questa tecnologia che sta per entrare nelle nostre vite, forse troppo avventatamente.

    Lo Stato italiano ha già incassato 6,5 miliardi dalla vendita delle concessioni per l’uso delle frequenze 5G ai vari Vodafone, Tim, Iliad, ecc. e quindi non sembra molto intenzionato a fermare questo processo.

    Perché ci sono persone che si vogliono opporre a questa tecnologia? Fondamentalmente perché non si trova rispettato il principio di precauzione: una tecnologia può essere introdotta quando è provato che sia innocua verso la salute delle persone e dell’ambiente. Nessuno può onestamente prevedere però quali possono essere gli effetti sulla salute di campi elettromagnetici, anche se di bassa intensità, ma presenti costantemente sull’organismo umano.

    La tecnologia 5G infatti, garantendo una bassa latenza, vuole essere utilizzata per tutte quelle applicazioni come la guida autonoma, Internet delle cose, ecc. che devono funzionare di continuo. Insomma Internet non ci “lascerebbe mai”, o meglio, saremmo sempre “connessi”. Con il principio di precauzione, l’amianto non sarebbe mai stato introdotto e ora non staremmo a piangere tanti morti, né a spendere tanti soldi per rimuoverlo da ogni parte.

    Chi spinge per questa tecnologia sostiene che non si possono mettere troppi freni a questo tipo di sviluppo, mentre i vantaggi sarebbero enormi per il genere umano.

    Permettetemi un paragone con quello che può essere stato, nella storia dell’evoluzione dell’essere umano, il momento dell’introduzione della plastica: sicuramente un materiale fantastico, che ha permesso tantissime cose in maniera sicura ed economica sconvolgendo totalmente il nostro mondo. Ora però il nostro stesso mondo è invaso da questa invenzione così preziosa che fa fatica a sparire quando non ci serve più, tanto da entrare oramai addirittura nella nostra catena alimentare.

    Lo sviluppo tecnologico è sicuramente utile, non possiamo che ringraziare per i progressi che abbiamo avuto nella medicina, nella possibilità di trasporti, nel rendere confortevoli le nostre case e più leggere le nostre fatiche, ma possiamo provare a pensare, almeno una volta, a cosa possono comportare le nostre scelte? Possiamo ammettere che siamo molto più stressati, distratti e nervosi da quando siamo “connessi”? Che questi mezzi (smartphone, tablet, ecc.) sviluppano sicuramente una forma di dipendenza? Siamo così sicuri che vogliamo andare nella direzione di essere ancora sempre più “connessi”? Non può essere che il sistema economico nel quale viviamo, perché non siamo riusciti a trovarne finora uno migliore, abbia per l’ennesima volta bisogno di crearci un bisogno per poi venderci la soluzione?

    I sostenitori della tecnologia 5G dicono che sarà un passo in più verso la sostenibilità ambientale perché sarà richiesta molta meno energia per trasmettere un dato con onde elettromagnetiche. Peccato che aumenterà esponenzialmente la quantità di dati scambiati e il risultato della nostra sostenibilità potete immaginare come sarà: come le nostre auto moderne che inquinano e consumano molto di meno di quelle di 30 anni fa, ma abbiamo molti più problemi di inquinamento perché abbiamo più macchine e percorriamo molti più chilometri.

  • Il più “bravo” dittatore della storia moderna

    Questo è Thomas Sankara, il miglior leader africano della storia contemporanea. Negli anni dal 1983 al 1987 ha trasformato la colonia francese in Africa dell’ovest chiamata Alto Volta in una delle nazioni più sviluppata dell’ Africa, il Burkina Faso.

    Sankara ottenne il potere grazie a un colpo di stato nel 1983, e fu il presidente per soli 4 anni. Durante la sua “dittatura” furono raggiunti tutti questi obiettivi:

    • 2,5 milioni di persone furono vaccinate contro la meningite, la febbre gialla e il morbillo. In solo una settimana!
    • Portò l’alfabetizzazione del suo paese dal 13% quando salì al potere fino al 73% nel 1987.
    • Per combattere la deforestazione fece piantare dieci milioni di alberi.
    • Rese fuorilegge la mutilazione genitale femminile e i matrimoni forzati, oltre a permettere alle donne di ricoprire cariche al governo.
    • Ha venduto la flotta di Mercedes usate dal governo per acquistare macchine più economiche.
    • Ha vietato a se stesso e agli ufficiali del governo di volare in prima classe negli aerei.
    • Ha portato il suo paese all’autosufficienza ( per quanto riguarda il cibo) ridistribuendo i campi di terra agli abitanti. La produzione di grano aumentò da 1700Kg per ettaro fino a 3800Kg per ettaro.
    • Ha abbassato il suo salario a soli 450$ al mese e si rifiutò di utilizzare l’aria condizionata nel suo ufficio dicendo che se nessun altro avesse potuto utilizzarla, non l’avrebbe fatto manco lui.
    • Ha aperto il primo supermercato del paese.

    Inoltre, ha cambiato il nome dello stato in “Burkina Faso”, che letteralmente vuol dire “Il paese degli uomini liberi”.Rifiutò qualsiasi tipo di aiuto esterno per la sua nazione affermando che “ Chiunque ti sfama, ti controlla” . Per collegare meglio lo stato costruì una rete di ferrovie per tutto il territorio.

    E fece tutto questo con zero aiuti esterni.

    Comunque, fu anche abbastanza autoritario, in quanto abolì i sindacati e la libertà di stampa, perché riteneva che potessero intralciare la strada per i suoi obiettivi. Per contrastare l’opposizione trovò tutti i “lavoratori pigri” e i rivoluzionari e li imprigionò.

    Nonostante tutte le buone cose, Sankara fu assassinato nel 1987, in un colpo di stato condotto da Blaise Comparoè, suo vicepresidente e fidato amico. Dietro questo colpo di stato c’erano la Costa d’Avorio e la Francia che avrebbero voluto Blaise al potere.

    E, da allora, la nazione è in declino sempre maggiore, in quanto Blaise ha annullato molte delle buone cose fatte da Sankara. Rimase presidente fino al 2014, quando fu spodestato.

    Sankara era il simbolo del potenziale dell’ Africa, libero da imperialismo, povertà e corruzione. Fu un sostenitore della teoria della pan-Africa, un’ Africa tutta unita. Chissà cosa avrebbe potuto fare se solo avesse avuto altri quattro anni? O magari altri 10 o 20?

    Il nostro mondo potrebbe essere completamente diverso ora…

  • El Che

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  • Questa  non ve la dovete perdere.

    Questa non ve la dovete perdere.

    Breve premessa.

    Per caso mi sono imbattuto in un post scritto da un romano un certo Pasquino (do you remember?), che risiede a Monte Roberto capoluogo. Tra romani “non burini” e marchigiani lo sfottò è prassi. Certo che la battuta “meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”, anche conoscendone le origini, è pesantuccia. Vero è che quello che scrive questo residente è di una spassosità unica, se non contenesse anche amarezza, delusione, fatalismo e, però questa è solo una mia impressione, una leggera impercettibile “incazzatura”. Fa riferimento ad un post dell’assessora Pettinelli, che evidentemente gli ha eccitato la vena satirica romanesca.


    Pasquino Pasquino Cara assessore, o assessora (di Boldriniana memoria) come se dice a Roma “a chi tocca non se ngrugna”.Sarebbe a dire che voi avete amministrato e voi ve prendete gli onori e le pezze.Noi si nasce a Roma quindi il voto non ve lo damo, ne a voi ne a quelli che chiamate in causa, ma se uno se deve da lamenta’ con chi se la prende, co la minoranza? E annamo…piacendoce però li colli (ce n’avemo 7) se semo fermati al paesello vostro.Potrebbe,se je capita, facce un salto anche lei, che so quando ce so le commedie, a no quelle le avete levate, oppure pe la festa, come se chiama 4 passi e 2 castelli, a no, non c’e più manco quella, vabbè quando ne ncontra.Che se po’ di, per parcheggia la macchina devi avecce un Suvve, per come se presenta li parcheggi.Li giardini so’ recintati, pronti per qualche animale da cortile,Li giochi pe li munelli so 4, un’altalena (un’altra e’ scomparsa dopo che é stata a pende pe quattro mesi), uno che girava se ne é andato prima delle elezioni, per quell’altro se consiglia l’antitetanica.Sicuramente il verde non manca, specie dentro il Borgo e suppelemura.Li lampioni so neri, ma se piove fitto fitto…Pero’ ce fanno sape’ che sotto le scole é belle, c’è la festa de li nonni, zii,cugini, carnevale e pure le rotatorie, quasi quasi potremo scenne.aaaa se non ce crede je metto qualche foto, fosse mai che tra qualche anno non ce trovamo più nemmeno er paesello….con tanti auguri Pasquino

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  • Perché l’America è il primo paese povero del mondo

    Perché l’America è il primo paese povero del mondo

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    Considera le tue statistiche. L’americano medio non può racimolare $ 500 per un’emergenza  . Un terzo degli americani non può permettersi cibo, alloggio e assistenza sanitaria  . L’assistenza sanitaria per una famiglia ora costa $ 28k – circa la metà del reddito medio, che è $ 60k.

    Da sole, naturalmente, le statistiche dicono poco. Ma insieme questi fatti parlano molto. La storia che stanno iniziando a raccontare è questa.

    L’America, a quanto pare, sta diventando qualcosa come il primo paese povero del mondo. E questo è l’elefante nella stanza che non stiamo abbastanza afferrando. Dopotutto, l’autoritarismo e l’estremismo non sorgono nelle società prospere – ma in quelli problematici, che si stanno impoverendo, come l’America è oggi. Cosa intendo per tutto questo?

    Iniziamo con ciò che non intendo. Non intendo la povertà assoluta. Gli americani non vivono con pochi dollari al giorno, in linea di massima, come ad esempio la gente della Somalia o del Bangladesh. Il reddito mediano dell’America è ancora quello di un paese ricco, intorno ai $ 50k, a seconda di come viene contato. Né intendo davvero povertà relativa – persone che vivono al di sotto del reddito medio. Mentre questo è un problema crescente in America, perché la classe media sta implodendo, non è proprio questo il vero problema a cui questi numeri accennano.

    L’America sembra pioniere di un nuovo tipo di povertà. Uno per il quale non abbiamo ancora un nome. È qualcosa come vivere ai margini del coltello, essere costantemente sull’orlo della rovina, a un piccolo passo dalla catastrofe e dal disastro, sempre con il rischio di cadere attraverso le fessure. Ha due componenti: un’inflazione massiccia per le basi della vita, unita a un rischio schiacciante e asimmetrico. Verrò a quello che vogliono dire a breve.

    L’americano medio ha un reddito relativamente alto, quello di una persona in un paese nominalmente ricco. Solo le sue entrate non vanno molto lontano. La maggior parte viene mangiata cercando di offrire le basi della vita. Abbiamo già visto quanto siano elevati i costi sanitari. Ma poi c’è l’educazione. C’è il trasporto. C’è interesse e affitto. Ci sono media e comunicazioni. C’è assistenza all’infanzia e agli anziani. Tutte queste cose riducono l’americano medio a vivere costantemente ai margini della rovina: uno stipendio lontano dalla miseria, un’emergenza che non va persa.

    Ma questo non è vero per i colleghi americani. In Europa, in Canada e persino in Australia, la società investe in tutte queste cose e i costi delle società di base che le società non forniscono sono regolamentati. Per esempio, pago $ 50 dollari per la banda larga e la TV a Londra – ma $ 200 per la stessa cosa a New York – eppure a Londra, ottengo mezzi di comunicazione molto più numerosi e migliori per me (anche includendo, sì, spazzatura americana come Ancient Aliens) . Questa è una regolamentazione al lavoro. E quando beni di base come l’assistenza sanitaria o l’assistenza agli anziani o l’istruzione sono forniti e gestiti a livello sociale, è quando sono più economici, e spesso anche della migliore qualità. Quindi, l’assistenza sanitaria costa molto meno a Londra, Parigi o Ginevra e anche l’aspettativa di vita è più lunga.

    Quindi, se stai guadagnando $ 50k in America, è una cosa molto diversa da guadagnare $ 50k in Francia, Germania o Svezia – in America, devi pagare in modo vertiginoso per le basi della vita, per le necessità di base. Così, i redditi si estendono molto più in altri paesi, che godono di una qualità della vita molto più alta, anche se le persone lì guadagnano all’incirca la stessa quantità, perché pagano molto meno per i beni di prima necessità. Gli americani sono ricchi, ma solo nominalmente – i loro soldi non acquistano quasi quanto i loro pari, dove conta e conta di più, per le basi della vita.

    Cosa succede quando le società non capiscono tutto quanto sopra? Bene, una cosa strana è accaduta all’economia americana. Mentre è vero che cose come TV e Playstation sono diventate più economiche, i costi delle basi della vita sono saliti alle stelle. Tutte le cose che realmente migliorano la qualità della vita delle persone – sanità, finanza, istruzione, trasporti, alloggio e così via – sono arrivate a consumare una quota così elevata del reddito della famiglia media che hanno ben poco da salvare, investire o spendere su qualsiasi altra cosa E quel che è peggio, mentre le basi della vita hanno visto inflazione massiccia, salari e redditi (per non parlare di risparmi e benefici, reti e opportunità di sicurezza) per la maggior parte sono rimasti fermi. Il risultato è un’economia – e una società – che sta collassando.

    Tuttavia,

    tutto questo è l’effetto diretto di dare, per esempio, il controllo degli hedge fund sulle droghe, o il controllo degli speculatori su alloggi, sanità e istruzione – ovviamente massimizzeranno i profitti, mentre investono in queste cose socialmente, o almeno regolandole, minimizza i costi reali e massimizza l’accessibilità, l’accessibilità e la qualità.

    Quindi l’americano medio, che è rimasto alto e asciutto, deve prendere in prestito, prendere in prestito, prendere in prestito, solo per mantenere una qualità di vita decente – perché consegnare il controllo del capitalismo alle basi della vita ha causato un’inflazione massiccia, schizzata alle necessità, mentre flatlining il suo reddito . In fin dei conti, l’assistenza sanitaria non costava la metà del reddito medio di un decennio fa, ma ora lo fa. Quindi cosa succede quando, in un decennio o due, l’assistenza sanitaria costa tutto ilreddito mediano? Come può un’economia – per non parlare di una società – funzionare in questo modo?

    Bene, cosa succede se l’americano medio supera la linea? Manca una rata del mutuo, si ammala e non è in grado di pagare alcune bollette in tempo, non può pagare i costi dell’assistenza sanitaria? Quindi vengono puniti severamente e senza pietà. Il loro “rating” (nota come le banche e gli hedge fund non li hanno) è rovinato. Possono facilmente ritrovarsi per strada, senza finanziamenti, senza una seconda possibilità, senza accesso a nessun tipo di riparazione o supporto. E poi vengono rifiutati, evitati e ostracizzati. Potrebbero non avere più un indirizzo – quindi chi li assumerà? Non fanno più parte della società – sono caduti attraverso le fessure e trovare la via del ritorno è spesso quasi impossibile. Rischio asimmetrico: le società, le lobby e le banche non corrono alcun rischio, proprio perché l’americano medio le sopporta tutte ora.

    Quindi gli americani non sono solo assolutamente o relativamente poveri, ma poveri in un modo completamente nuovo. In primo luogo, le basi della vita sono esplose nel prezzo, al punto che ora sono inaccessibili per molte, forse la maggior parte, le famiglie. In secondo luogo, gli americani si assumono il rischio di pagare quei costi insostenibili a un livello estremo, con i rischi che le istituzioni dovrebbero, e quindi quei rischi sono ora rovinosamente alti . Una banca o un hedge fund o una società potrebbero andare in bancarotta e liquidare le sue attività, ei suoi proprietari rimangono ricchi – ma se il rating di un americano è rovinato, perde il lavoro, non può pagare le sue bollette, o anche se dichiara bancarotta, cade le crepe, perseguitato, merlato, istituzionalmente segnato dal nero. Si ritrova fuori dalla società, con un piccolo modo di rientrare. Non c’è da stupirsiGli americani lavorano molto più duramente che altrove: sono sempre ad un passo dal perdere tutto, dalla vera rovina, ma i loro pari in paesi veramente ricchi non lo sono.

    Marx probabilmente avrebbe chiamato questa immiserimento. I teorici neo-marxisti lo chiamano precarietà.

    E mentre c’è la verità in entrambe le idee e le prospettive, penso che manchino tre punti vitali.

    Non vediamo l’America come un paese povero, ma dovremmo cominciare. Gli americani vivono vite abbastanza abissali – brevi, solitarie, infelici, piene di lavoro, stress e disperazione, rispetto ai loro coetanei. Questo perché non possono permettersene di migliori: il capitalismo predatore unito alla totale cattiva gestione economica degli investimenti sociali ha reso le basi della vita rovinosamente inaccessibili. In questo modo, è effettivamente un paese povero – sì, c’è un piccolo numero di ultra-ricchi, ma ora sono fuori misura, fuori dalla mappa del normale. Perché non è solo un tipo di povertà, la povertà di ieri, o anche la povertà come siamo abituati a pensarci.

    L’America sta sperimentando un nuovo tipo di povertà. Il tipo di povertà sviluppato in America non è solo bizzarro e macabro: è nuovo e invisibile. Non è qualcosa che comprendiamo bene, economisti, intellettuali, pensatori, perché non abbiamo una buona struttura per pensarci. Non è la povertà assoluta come la Somalia, e non è solo una povertà relativa, come nelle repubbliche delle banane dorate. È una creazione unicamente americana. Il capitalismo estremo incontra il darwinismo sociale attraverso una robusta autosufficienza attraversata da crudeltà puritana.

    Il tipo di povertà che oggi il pioniere dell’America non è assoluto, o relativo, 

    ma qualcosa di più simile alla povertà perfettamente sintonizzata, alla povertà strategica, alla povertà di base – persone nominalmente benestanti il ​​cui denaro non è abbastanza lontano da farle vivere bene, vivendo costantemente ai margini della rovina, e così costretti a soffocare la loro rabbia amara e servire gli stessi sistemi che opprimono e soggiogano con sempre più indegnità, paura e servilismo entro l’anno.

    L’America è ancora un innovatore oggi. Sfortunatamente, ciò che sta innovando ora è un nuovo tipo di povertà. Eppure la povertà è povertà. Cosa succede nelle società in cui la povertà sta crescendo? L’autoritarismo aumenta, poiché le persone perdono la fiducia nella democrazia, che non sembra offrire loro un contratto sociale funzionante. L’autoritario diventa abbastanza presto fascismo – “questo paese, questa terra, il suo raccolto – è solo per il vero volk!”, Il grido sale, quando non c’è abbastanza per andare in giro. E il resto della storia cupa e cupa della caduta nell’abisso dovresti saperlo abbastanza bene ormai. Finisce in parole che non diciamo.

    Eppure, la storia, ridendo, ci ha raccontato questa storia molte volte. E lo dice a domani, ancora, nel racconto del collasso americano.

    Umair 
    maggio 2018

  • La mollezza del potere e la resa al caos

    La mollezza del potere e la resa al caos

    La mollezza del potere e la resa al caos

    A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire, predicava Guglielmo di Occam, quello del rasoio. Eppure. Non sembra che alcun governante europeo se lo ricordi. Si interrogano, quando ne hanno voglia, su come uscire dall’angolo o inseguono la pancia degli arrabbiati, il più delle volte, senza capire che è inutile trovare un obiettivo contro cui prendersela invece di cercare di affrontare di petto la globalizzazione. In tre casi, in questi ultimi tempi, abbiamo assistito alla mollezza del potere, quello delle presunte élite, come dei nuovi sovranisti, che contro élite vorrebbero una rivoluzione. Persino nella democrazia più antica del mondo ci si sta arrendendo al caos. In Francia, in Gran Bretagna, in Italia, si innestano clamorose marce indietro in una situazione di caos.Se qualcuno si fosse preso la briga di leggere con attenzione il clamoroso manifesto in quaranta punti dei Gilet Gialli, scesi in piazza per un aumento della benzina di pochi centesimi e finiti per bloccare non solo Parigi, ma un intero paese, avrebbe capito che dietro c’è una mente molto raffinata. Nel documento, che la sinistra potrebbe tranquillamente trasformare in programma politico, si chiedono una serie di cose molto precise per ridurre le disuguaglianze che affliggono tutti i paesi occidentali: salario minimo di 15.000 euro, scala mobile, pensioni almeno a 1.300 euro, ripresa delle piccole opere pubbliche, utilizzo dei pedaggi per le manutenzioni stradali, riaperture delle piccole scuole e dei piccoli uffici postali, divieto di aprire grandi magazzini nelle zone rurali, web tax contro gli over the top. I Gilet Gialli hanno capito, più di chiunque altro abbia responsabilità di governo, che il pericolo oggi arriva dai grandi monopoli digitali che sono talmente transnazionali da permettersi di tenere parcheggiata in Europa una liquidità di 450 miliardi di euro. Una ricchezza fine a se stessa, nella maggioranza dei casi. E mentre Amazon, Apple, Facebook, lavorano per prendere il posto delle banche, delle officine e della logistica tutta, si pensa ai decimali di Maastricht. Emmanuel Macron, pur in calo di popolarità, resta un banchiere e ha capito che è molto meglio ritirare l’odiata tassa ecologica piuttosto che essere travolti da novelli sanculotti. E forse non basterà, perché restano da adempiere gli altri trentanove punti del manifesto rivoltoso.
    La retromarcia francese fa il paio con quella che potrebbe apprestarsi a fare la Gran Bretagna. Oltremanica tardivamente hanno scoperto, grazie al Procuratore Generale, che l’accordo della premier Theresa May non solo è molto peggio di quello del suo predecessore David Cameron, ma trasformerà la Brexit in una gabbia da cui gli inglesi non riusciranno mai a liberarsi veramente, lasciando l’Irlanda del Nord nell’Ue e abbandonando invece il mercato unico. A Westminster si affilano i coltelli per mandare il gabinetto a casa ma intanto gli scozzesi si sono fatti dare un parere dalla Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo per cui, si sensi dell’articolo 50 del trattato, si può anche ritirare la notifica della sciagurata decisione di uscire dall’Ue e riportare le lancette indietro al 2016. Hanno sempre visto lungo da quelle parti, dai tempi delle vedove che sapevano dove ben investire. In questo caso, più che alla rabbia dei neo rivoluzionari francesi o dei brexiters più duri, ci si sta arrendendo al righello dei burocrati di Bruxelles, perché pare essere la soluzione alla fine migliore.
    E anche il sovranismo nostrano ha innestato da qualche giorno una poderosa inversione a U. Il governo Conte, consapevole che in far di recessione insistere su una previsione di crescita impossibile nel 2019 avrebbe comportato mandare in aria tutti i conti pubblici e una stretta creditizia, ha deciso di lasciare fuori dalla manovra (per ora) sia il reddito di cittadinanza che la revisione della legge Fornero sulle pensioni. Tutti hanno sottolineato che sull’esecutivo gialloverde avrebbero prevalso la forza molle dei commissari europei, la tirannia dello spread, l’accigliato Moscovici e i moniti del preoccupato Draghi, quando invece anche Lega e Cinquestelle hanno capito che in Italia, paese ricchissimo con uno stato povero, più che il popolo comanda il risparmio, unico sovrano, insieme ai contribuenti. Forse anche per questo i gilet li hanno indossati gli imprenditori, non la classe media arrabbiata transalpina. Gli industriali sono proprio coloro che dovrebbero sapere che il nemico è alle porte e non si nasconde in un emendamento alla manovra, bensì arriva da settori che non presidiano. Un colosso manifatturiero partito dalla mela dei Beatles apre una modalità di pagamento universale, uno spedizioniere planetario si appresta a fare la banca, un social network vende notizie, pubblicità e identità. D’altronde Steve Jobs lo aveva predetto: banking is necessary, banks not. Siamo a quel punto.
    Contro i veri attori della decrescita serve un’azione comune, senza fingere che i problemi siano altri, la Commissione, gli immigrati, Trump o Putin. E’ del tutto inutile innestare improvvise retromarce, perché denunciano la mancanza di una strategia. Il potere è sempre più debole e gli amministrati sempre più arrabbiati.