Cose da non fare quando mandate un curriculum

Ho spedito così tanti curriculum nella mia vita, e ho ricevuto così poche risposte, che una volta diventata direttore mi sono fatta una promessa: avrei sempre risposto a tutti (anche se con un ritardo medio di 30–40 giorni).

Faticosamente porto avanti il mio impegno.

E… deve essersi sparsa la voce (quella lì risponde!), o semplicemente è lo specchio dei tempi: da anni, la mia casella email è destinataria dei sogni di centinaia e centinaia di persone.

Un popolo variegato, da cui sono emersi i miei più fidati collaboratori, e che mi ha fatto scoprire una grande verità:

Rispondere a un’autocandidatura è doveroso. Ma è altrettanto doveroso autocandidarsi in maniera efficace.

Ecco dunque una lista semiseria delle cose da fare (e non fare) quando si manda un curriculum.

Tutti gli esempi che leggerete sono email realmente ricevute: ho solo reso irriconoscibili i mittenti. Che spero non se ne abbiano a male se li ho usati come esempio in questo excursus sulla difficile arte di farsi ascoltare.

Partiamo dai fondamentali:

1) Mai farsi precedere dal proprio cognome:

«Sono Antonelli Giorgia».

Specie se il cognome assomiglia vagamente a un nome: la risposta in tal caso rischia di essere: «Cara Antonella…»

2) Cercare, nei limiti del possibile, di non sbagliare il nome del destinatario, e soprattutto di non confondere la sua azienda con il principale competitor.

Una volta, una ragazza era partita proprio bene:

«Gentile signora Monfreda. Leggo sempre con piacere il vostro giornale perché mi fa sognare».

Ma poi ha pensato di concludere così:

«Sarebbe per me un’immensa gioia vedere pubblicate le mie poesie su un giornale famosissimo come Vanity Fair».

3) Evitare i modelli di lettere reimpostati, se non si vuol rischiare un effetto così:

«Buongiorno, desidero presentarVi la mia autocandidatura presso la Vostra Azienda. Allego per cui una lettera di presentazione e il mio Curriculum Vitae, nella speranza che le mie competenze possano rispondere alle esigenze della Vostra Azienda. Cordialmente».

4) L’autopromozione è fondamentale. Bisogna essere i primi sponsor di se stessi. Ma senza esagerare.

Il rischio è di sentirsi rispondere: “posso mandarglielo io il curriculum?” Come ho fatto io, scherzosamente, al mittente di questa email:

«Essendo medico, specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva, docente universitario attualmente presso gli Atenei di Pinco e Pallino, e collaborando con molte delle più qualificate riviste tecniche del settore…»

5) D’altra parte non bisogna neppure buttarsi giù:

«Sono una giornalista ma mi adatto a qualsiasi ruolo»

Tantomeno mettersi ai saldi:

«Il motivo per cui le arreco questo disturbo è che, se lo ritenesse opportuno, desidererei, davvero fortemente, collaborare con la rivista Donna Moderna, anche gratuitamente».

***

Ma allora, una buona volta, cosa si deve fare?

Tanto per cominciare:

1) Il miglior consiglio per mandare un curriculum è… non mandarlo. Ebbene sì, lo ammetto: ho aperto raramente l’allegato a una mail così congegnata

Buongiorno Direttore, mi permetto di inviarle il mio curriculum. Qui ne trova una versione online. Spero di cuore in una sua risposta, per ora la ringrazio molto.

Quel freddo elenco di competenze, miste a pezzi di vita stile telegramma, non è di facile lettura. Meglio raccontarsi con una bella lettera e allegare il cv per ulteriori approfondimenti.

C’è gente che dice: ho mandato 100 curriculum, neanche una risposta.

Io controbatto: per inviare un curriculum ti basta un clic. Per leggerlo ed elaborare una risposta sensata occorre almeno un quarto d’ora: lo faccio solo quando sento che c’è stato altrettanto impegno dall’altra parte.

2) Dimostrare di conoscere a fondo l’azienda per cui ci si candida e i suoi brand. Possibilmente dicendo cose intelligenti.

Leggo Donna Moderna praticamente sin dalla sua nascita: mia madre, divoratrice di giornali, è stata una delle vostre prime lettrici, e da anni continua ad acquistarvi: ha sempre detto che il vostro è un femminile è stato rivoluzionario, perché per la prima volta ha saputo parlare di donne vere e di cose concrete. Anche il mio lavoro è fatto di cose concrete: da circa 10 anni […]. Mi piacerebbe collaborare con voi, inviandovi proposte di articoli. Vi allego per questo il mio curriculum, e vi chiedo, qualora siate aperti a nuove collaborazioni, a chi di voi posso inviare le mie proposte.

Chapeau!

3) Farsi notare, ma senza fuochi d’artificio.

A volte basta una parola messa lì senza automatismi a svelarti una mente brillante e intelligente… Come una certa fanciulla che un giorno mi scrisse:

Gentile direttore Monfreda, mi presento. Mi chiamo Lucrezia, ho diciamo trent’anni […]

4) Per finire, la regola aurea. Presentarsi con la forza delle proprie idee.

“Il miglior curriculum sono le idee” è una delle lezioni che ho imparato nella mia lunga carriera di inviatrice di autocandidature (e lo spiego qui verso il minuto 2′ 20”).

Ecco perché ho adorato queste email di presentazione:

Gentile Annalisa, le scrivo perché è da tempo che ho un’idea in testa: unire insieme libri ed erbe aromatiche.

Gent.le Direttore, contando sul fatto che una delle doti di un buon giornalista è la sintesi, vado subito al punto: sono una giornalista professionista, mi sono occupata principalmente di cronaca e costume, e vorrei collaborare con Donna Moderna. Qui di seguito alcune proposte e, in allegato, il mio curriculum-vitae.

Buonasera direttore, mi chiamo Tizio e Caio, sono una giornalista professionista di 33 anni, vivo a Cesenatico. Vorrei proporle alcuni articoli pensando che possano essere d’interesse per il vostro prodotto editoriale, del quale sono un’affezionata lettrice.

A questo punto ho lanciato la palla: sono pronta non solo a ricevere i vostri curriculum ma a chiacchierare con voi di come scriverli in modo efficace! Forza, fatevi avanti…

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